Ursula von der Leyen nuovo Presidente della Commissione Ue, con un programma più progressista e una maggioranza più a destra

Perché i Verdi hanno votato contro con sinistra e sovranisti, mentre il M5S a favore con socialdemocratici, liberali e Ppe

[17 Luglio 2019]

Con una maggioranza inusualmente bassa – 383 voti a favore, 327 contro e 22 astenuti – che denota molti mal di pancia tra il groppo Socialisti & Democratici e addirittura all’interno dello stesso Partito Popolare europeo, la democristiana tedesca Ursula von der Leyen è stata eletta nuovo Presidente della Commissione Ue.  Il voto contrario dei Verdi fa capire che è saltata la possibile grande maggioranza Liberali-Popolari-Socialisti-Verdi che era stata ipotizzata dopo le lezioni europee e che la nuova maggioranza tripartita che governerà l’Europa sarà spostata ancora più a destra, con l’ingresso dei liberali e la marginalizzazione ulteriore dei socialdemocratici che, come si vede dalle dichiarazioni dei loro europarlametari, sono sempre più divisi tra un’area di sinistra capeggiata da spagnoli e portoghesi che chiedono «Il sostegno alla crescita sostenibile, un’azione più forte per la lotta alla povertà e una strategia vincolante per l’uguaglianza di genere»  e un’area moderata che comprende PD e Spd tedesca, rappresentata in aula da Roberto Gualtieri che ha detto: «Apprezziamo gli impegni che lei ha preso e ci batteremo con determinazione per la loro piena attuazione. Dal dibattito risulta evidente che gli interlocutori della nuova Commissione sono e saranno le forze pro europee. Se gli impegni verranno rispettati le daremo il nostro sostegno leale».

E per la von der Leyen  gli esami sono appena iniziati: come ha subito ricordato il neo-presidente del Parlamento europeo David Sassoli (PD): «Adesso inizia una fase molto importante per le istituzioni europee, dovremo prepararci alle audizioni dei commissari designati, che, come saprà, saranno molto scrupolose da parte dei componenti di questo parlamento. Ci aspettiamo che i temi di cui oggi ha parlato davanti all’Aula saranno approfonditi e seguiti anche dai componenti del suo collegio, durante le audizioni preso le commissioni competenti. prossimi anni saranno molto importanti per il futuro dell’Unione e possiamo affrontarli con successo solo se ci sarà una stretta cooperazione tra le istituzioni». La strada per portare a una Commissione europea nelle sue piene funzioni è ancora lunga e, probabilmente, seminata di trabocchetti.

Fa molto discutere il fatto che nell’elezione della von der Leyen abbiano svolto un ruolo probabilmente determinante gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle (mentre i loro alleati della Lega hanno votato no con il fronte sovranista)  che hanno tenuto a  rimarcare che «La nostra fiducia non sarà mai al buio, non sarà MAI scontata, nemmeno per un minuto. Se i tanti buoni propositi del suo discorso diverranno realtà, potrà allora contare sul nostro appoggio, ma se queste si riveleranno solo parole, troverà nella delegazione del Movimento 5 Stelle la più decisa, feroce opposizione che si possa immaginare».

Una posizione confermata in aula dall’europarlamentare M5S Dino Giarrusso: «La nostra fiducia non sarà mai al buio, non sarà mai scontata, nemmeno per un minuto. Al contrario il nostro supporto sarà un’arma per fare da pungolo alla sua azione politica. L’abbiamo sentita parlare di un’Europa giusta ed equa, di tutela dell’ambiente, delle donne, dei lavoratori. L’abbiamo sentita parlare di Salario minimo orario, dell’obbligo di salvare le vite umane. Bene: l’unione Europea deve prendersi su questo ad altri temi le proprie responsabilità, e non può più scaricare su un solo Stato l’epocale fenomeno dell’immigrazione».

La capodelegazione del Movimento 5 Stelle, Tiziana Beghin, si è rivolta direttamente alla neo-residente della Commissione europea, ricordandole: «Signora Von Der Leyen, dopo il nostro incontro, Lei ha fatto suoi i punti principali del nostro programma e garantito che si impegnerà a realizzare un salario minimo europeo, un nuovo patto sull’immigrazione, riforme ambiziose per il clima e a garantire finalmente l’iniziativa legislativa al Parlamento europeo. Sono lieta di vedere una donna destinata a presiedere l’esecutivo europeo, ma io mi auguro che il cambiamento non si fermi qui. Per questo il Movimento 5 Stelle intende sostenere la Sua candidatura, ma ogni giorno nei prossimi cinque anni Lei dovrà dimostrarsi degna di questa fiducia. il Movimento Cinque Stelle monitorerà costantemente il suo mandato e sarà, se necessario, molto duro con lei».

Le argomentazioni della Von der Leyen – una sorta di esercizio di equilibrismo dal quale, va detto, è uscito un programma più “progressista e green” di quello di Junker – non hanno invece convinto i Verdi europei  e la loro portavoce Ska Keller ha fatto un bilancio che mette in luce anche qualche contraddizione nella decisione di votarla sia da parte del gruppo S&D che del M5S: «Ci congratuliamo con Ursula von der Leyen per la sua elezione e le auguriamo un buon successo per il difficile lavoro che ci attende. Il discorso pro-europeo che ha pronunciato è stata una sorpresa positiva dopo gli scarsi risultati ottenuti la settimana scorsa nelle riunioni del gruppo. Ma buoni propositi da soli non sono sufficienti. Siamo stati eletti su un programma di cambiamento e non abbiamo sentito abbastanza sulle nostre richieste fondamentali, in particolare sulle proposte concrete per evitare il collasso climatico. Ha promesso un “Green deal” senza veri contenuti verdi. L’obiettivo della riduzione delle emissioni del 50% entro il 2030 è un passo indietro rispetto alla posizione sostenuta dal Parlamento Europeo; e non si è impegnata a favore di una nuova politica agricola dell’Ue, urgentemente necessaria per salvare la biodiversità e gli agricoltori. Anche sul salvataggio in mare dei migranti e sullo stato di diritto non ha presentato proposte o idee concrete».

La Keller ha fatto anche notare che «Ursula von der Leyen non era una dei candidati capolista che hanno fatto la campagna elettorale. E questo è un problema. Il sistema dei candidati capolista è stato un passo avanti per la democrazia europea. I candidati dovrebbero presentare se stessi e il loro programma nella campagna elettorale: questa dovrebbe essere la norma. Non abbiamo sentito proposte su come rimediare a questa situazione».

Una posizione condivisa anche da Martin Schirdewa della Sinistra europeache, annunciando il voto contrario del suo gruppo ha sottolineato che «Gli elettori si aspettano un candidato principale come Presidente della Commissione, non un ministro della Difesa, segnale della continua militarizzazione e isolamento dell’Ue« Poi ha invitato a «porre fine alle politiche di austerità e a investire nella sicurezza sociale, nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e nella lotta ai cambiamenti climatici».

L’altro rappresentante dei Verdi europei, Philippe Lamberts, ha aggiunto: «La nostra casa comune sta bruciando, il clima si sta deteriorando, ci sono disuguaglianze sempre più profonde con un contraccolpo per le libertà fondamentali e lo Stato di diritto. Ursula von der Leyen ha chiaramente cercato di convincere i diversi gruppi a votare per lei. Ha avuto anche belle parole per il nostro gruppo, ma la sostanza non è cambiata rispetto alla settimana scorsa. Nessuna decisione politica dovrebbe basarsi solo su un buon discorso. Prendendo sul serio il nostro ruolo di promotori del cambiamento, oggi non possiamo sostenere Ursula van der Leyen». Poi, ricordando l’appoggio esterno di gruppi “euroscettici” come il M5S, Lamberts ha concluso: «Se Ursula von der Leyen vuole governare con una maggioranza pro-europea nei prossimi cinque anni e vuole prendere sul serio la protezione del clima, allora dovrà costruire un consenso con i gruppi pro-europei in quest’Aula e per questo la nostra porta rimarrà aperta. Continueremo a spingere per una maggiore azione a favore del clima, della giustizia sociale e della tutela dello Stato di diritto e siamo pronti a collaborare con la nuova Commissione per garantire un reale cambiamento strutturale in Europa».