Beni comuni, dalle Alpi un esempio per l’Europa: l’esperienza degli usi civici

Risorse a disposizione della collettività, che possono contribuire a compensare gli effetti negativi della crisi

[16 Settembre 2015]

Qualità dell’aria e dell’acqua, paesaggio, ambiente e sicurezza alimentare: come garantire la sostenibilità di lungo periodo? Quale il ruolo dell’Europa? Ieri al Parlamento europeo un convegno promosso dall’Università di Trento. Ospiti anche gli europarlamentari Alessia Mosca, Herbert Dorfmann e Sergio Cofferati. L’esperienza degli usi civici nelle regioni alpine: un metodo a cui ispirarsi per migliorare l’approccio delle politiche europee ai beni comuni

Bisogna aiutare i cittadini a diventare più attivi, responsabili e solidali nella gestione dei beni comuni materiali e immateriali. Questa la convinzione dei ricercatori che in Trentino da anni studiano le migliori pratiche nazionali e internazionali per la gestione sostenibile di beni comuni come la qualità dell’aria e dell’acqua, il paesaggio, l’ambiente, la sicurezza alimentare, ma anche la vivibilità e la rigenerazione urbana, l’istruzione, l’integrazione e molti altri. Temi che riguardano la vita quotidiana dei cittadini ma che sono anche importanti obiettivi generali per la politica e devono essere considerati adeguatamente anche dalle istituzioni europee. Una materia difficile, quella dei beni comuni, perché sfuggente, i cui riferimenti ancora frammentari a cavallo tra economia, politica e giurisprudenza, stanno  gradualmente emergendo anche a livello comunitario.

Ma come tradurre in termini giuridici e in interventi normativi di livello europeo – e poi anche nazionali e locali – quanto di positivo appreso nello studio dei beni comuni? Su questo interrogativo si è concentrato ieri a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo, il convegno dal titolo “Prenderci cura dei beni comuni per uscire dalla crisi. Quale apporto dall’Unione Europea?”. Il convegno è stato organizzato dall’unità di ricerca dell’Università di Trento, coordinata dal professor Marco Bombardelli, che insieme ad altri undici atenei partecipa al progetto nazionale PRIN “Istituzioni democratiche e amministrazioni d’Europa: coesione e innovazione al tempo della crisi economica”.

I beni comuni – come è emerso nel convegno – sono risorse a disposizione della collettività, che,  se adeguatamente curate e valorizzate, possono contribuire a compensare gli effetti negativi della crisi. Ma la loro importanza sta anche nel fatto che la loro cura è in grado di dare luogo a nuovi modelli di amministrazione e di attivare dinamiche “virtuose” nelle relazioni tra istituzioni pubbliche e soggetti privati capaci di creare del “valore sociale aggiunto”. Le regioni dell’arco alpino sono state in questo senso teatro di buoni esempi di gestione efficiente dell’ambiente e delle risorse naturali a beneficio delle comunità montane, attraverso esperienze come la gestione degli usi civici. Ma il prendersi cura dei beni comuni sta diventando una prassi frequente in molti ambiti diversi su scala nazionale, come dimostra anche la diffusione del Regolamento per la gestione dei beni comuni urbani redatto dal Comune di Bologna insieme con Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà. Ora, queste buone pratiche condotte a livello locale, insieme agli studi condotti in campo economico, giuridico e politologico, possono candidarsi ad essere punto di riferimento per migliorare e rendere più razionale ed organico l’approccio europeo ai beni comuni.

Un tema trasversale, quello della tutela dei beni comuni, attorno a cui il convegno è riuscito a creare grande convergenza anche a livello politico. Al convegno hanno preso parte gli europarlamentari Alessia Mosca (S&D), Herbert Dorfmann (PPE) e anche Sergio Cofferati (S&D) nella sua veste di vicepresidente dell’Intergruppo “Beni Comuni e Servizi Pubblici”.

Ad esporre gli obiettivi dell’unità di ricerca trentina nell’ambito del Progetto di ricerca nazionale è stato lo stesso coordinatore Marco Bombardelli, professore ordinario di Diritto amministrativo all’Università di Trento. A seguire il professor Gregorio Arena, già professore ordinario di Diritto amministrativo nell’Ateneo trentino e presidente di Labsus (Laboratorio per la sussidiarietà – http://www.labsus.org/) ha approfondito il modello dell’amministrazione condivisa per la cura dei beni comuni portando proposte e buone pratiche raccolte a livello nazionale. Infine, il professor Fabio Giglioni, professore di Diritto amministrativo all’Università la Sapienza di Roma ha inquadrato il tema dei beni comuni in relazione al diritto europeo.

di università di Trento