Rischio Ebola: ecco la situazione reale per l’Italia anche in relazione ai migranti

[29 Luglio 2014]

Mentre anche qualche politico italiano ammalato di xenofobia ed ignoranza tenta di propagare la paura di un’epidemia di ebola portata dai migranti, gli specialisti della Società italiana malattie Infettive e tropicali (Simit), consigliano a chi si prepara a trascorrere le vacanze all’estero di «Prestare maggiore attenzione a zanzare, acque, animali selvatici e rapporti sessuali, i principali canali di trasmissione per malattie infettive» ed avvertono che le probabilità di incorrere in rischi sanitari aumentano anche con il turismo in entrata in Italia.

Se l’epidemia di Ebola sta devastando gran parte dell’Africa occidentale, tanto che la piccola Liberia ha chiuso le frontiere per impedire l’arrivo di profughi da Guinea, Sierra Leone e Costa d’Avorio, i pericoli per l’Italia vengono da altrove. Infatti l’Italia, a differenza di altri paesi europei, non ha collegamenti aerei diretti con i Paesi africani colpiti dall’epidemia e, nonostante il rischio di importazione della malattia sia remoto, il ministero della salute ha rafforzato le misure di sorveglianza in porti ed aeroporti e gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera devono controllare le navi che nei 21 giorni precedenti  all’arrivo in Italia hanno toccato i Paesi africani nei quali si sta diffondendo il virus Ebola.

I rischi per chi va in vacanza sono altri. Il Simit spiega che «Nell’anno corrente sembrano accertati in Italia casi di influenza aviaria proveniente dalla Cina. Gli spostamenti aerei della durata di poche ore possono rappresentare un rischio di importazione di malattie respiratorie responsabili di crisi acute e caratterizzate da diffusione a breve termine, quali Sars e nuova Sars (Mers). Inoltre, bisogna aggiungere il rischio di incremento dei casi di infezione da HIV, a causa di rapporti promiscui e non  protetti con persone provenienti da aree endemiche, in particolare nella stagione estiva che facilita incontri, e spostamenti, nonché di altre malattie infettive sessualmente trasmissibili quali la sifilide e la gonorrea».  Per il presidente del Simit Massimo Andreoni, «Sono da sottolineare   i rischi, anche gravi, connessi alla ingestione di acqua o alimenti contaminati che possono causare anche patologie gravi quali la amebiasi e la epatite virale A e che richiedono il rigoroso rispetto di norme alimentari che evitino il rischio di contaminazione».

Tornando ad Ebola, Chiaranni evidenzia che «Il rischio di infezione per i turisti, i viaggiatori in genere ed i residenti nelle zone colpite, è considerato molto basso se si seguono alcune precauzioni elementari, quali: evitare il contatto con malati  e/o i loro fluidi corporei e con i corpi e/o fluidi corporei di pazienti deceduti oltre alle altre semplici e generiche  precauzioni sempre consigliate in caso di viaggi in Africa Sub-sahariana quali  ad esempio, evitare contatti stretti con animali selvatici vivi o morti, evitare di consumare carne di animali selvatici, lavare e sbucciare frutta e verdura prima del consumo, lavarsi frequentemente le mani».

Infatti l’epidemia  si trasmette tramite contatto diretto con fluidi corporei e la sua diffusione è facilitata da usi e abitudini culturali locali, legate ad esempio alla sepoltura dei cadaveri, o a paure diffuse all’interno di alcune comunità, che spesso non informano le autorità sanitarie dei nuovi casi per timore degli ospedali, percepiti a volte come luoghi di morte anziché di guarigione. Inoltre in Guinea, in alcuni casi, sono stati respinti da alcune comunità i volontari delle Ong sanitarie occidentali che vengono considerati “untori” di ebola. Ad aggravare la situazione ci sono le persistenti guerre tribali che rendono difficile controllare la diffusione dell’epidemia alla frontiera dei diversi Paesi.

Chirianni ci tiene a confermare  che «I migranti clandestini che giungono sulle coste siciliane non rappresentano un rischio di importazione della malattia da virus Ebola: il viaggio che tali individui affrontano per raggiungere il nostro paese è lungo mesi, via terra e via mare e la malattia, che presenta un periodo di incubazione di circa 10 giorni e che da subito è altamente debilitante, impedirebbe loro di arrivare in Italia. E’ improbabile che un soggetto malato e che presenta febbre elevata, diarrea, vomito e manifestazioni emorragiche, possa andare in giro a diffondere l’infezione».

Per quanto riguarda le altre malattie che sarebbero portate in Italia da profughi e migranti, al Simit fanno notare che  «Gli individui che lasciano la loro terra d’origine ed affrontano viaggi lunghi settimane o mesi sono per lo più giovani sani» e Chiaranni aggiunge che «Oggi non è possibile arrestare la circolazione di uomini e di conseguenza di germi, ma non bisogna creare inutili allarmismi. Le malattie che prevalentemente vengono importate dai paesi riceventi i clandestini, che provengono principalmente dall’Asia e dall’Africa sono rappresentate da malaria, tubercolosi, HIV e patologie respiratorie infettive quali la Sars. Se è vero che la Sars è una patologia responsabile di crisi acute, è pur vero che l’immigrato che affronta un lungo viaggio non ne manifesta i sintomi al suo arrivo, essendo una affezione altamente debilitante. Altre malattie, quali la TBC, la Malaria e l’HIV, endemiche in molti paesi asiatici ed africani, hanno una diffusione più lenta.  Il solo modo di contenere le patologie infettive da importazione non è “preoccuparsi” e scatenare “panico” attraverso la diffusione di false informazioni, ma offrire assistenza medica, favorire l’accesso di chi arriva presso le strutture di diagnosi e cura, al fine di consentire una diagnosi precoce ed un eventuale trattamento, garantire le coperture vaccinali nella popolazione ospite. L’Oms già da tempo collabora con le istituzioni italiane per gestire lo stato sanitario dei migranti e tutelare le comunità che li accolgono».

Invece gli italiani farebbero bene a preoccuparsi per il  boom del turismo cinese che  «Se da un punto di vista economico ci conforta, da un punto di vista sanitario non deve lasciarci indifferenti – dice Chiaranni –  La Cina ha negli ultimi anni promosso una campagna vaccinale per il contenimento di malattie gravi quali l’encefalite giapponese, la malaria resta confinata in alcune aree rurali del sud: tali patologie non sembrano essere ad elevato rischio di importazione da parte dei Paesi europei che accolgono individui provenienti dalla Cina. Di maggior rilevanza è il rischio di diffusione della Sars e della nuova Sars (Mers), che hanno colpito e colpiscono Asia e Medio Oriente, con l’arrivo di individui che si spostano per turismo o per lavoro”. L’Oms già da tempo ha comunque rafforzato il filtro aeroportuale che prevede controlli clinici dei passeggeri in arrivo da aree infette e sorveglianza sanitaria dei soggetti che hanno viaggiato o avuto contatti con individui malati o sospetti.

Durante le vacanze nei Paesi tropicali, la Simit consiglia di prestare maggiore attenzione a zanzare, acque, animali selvatici e rapporti sessuali, i principali canali di trasmissione per malattie infettive. Tra questi, in gran parte dell’Africa sub-Sahariana, la malaria trasmessa dalle zanzare Anopheles è il pericolo principale da prevenire adeguatamente, anche con  farmaci profilattici. Le zanzare Aedes trasmettno invece la  Chikungunya, che dall’ottobre 2013 colpisce alcune isole caraibiche, e la dengue e la prevenzione di queste infezioni, in assenza di farmaci o vaccini efficaci, resta affidata alla prevenzione della puntura della zanzara.

Massimo Andreoni, presidente della Simit, spiega che «Oltre alle zanzare -sono da ricordare i rischi, anche gravi, connessi alla ingestione di acqua o alimenti contaminati che possono causare anche patologie gravi quali la amebiasi e la epatite virale A e che richiedono il rigoroso rispetto di norme alimentari che evitino il rischio di contaminazione. Analogamente importante è usare tutte le precauzioni possibili soprattutto per i rapporti sessuali occasionali, nei paesi più frequentati, e potenziali fonti di infezioni anche gravissime quali la infezione da HIV e la epatite virale B, oltre alle classiche malattie veneree».

Chi andasse nonostante tutto nel turbolento  Medio Oriente deve fare attenzione all’infezione dovuta al nuovo coronavirus MERS-CoV, mentre nel sub-continente indiano, dove è stato segnalato un incremento dei casi di rabbia anche mortali conseguente a morsi di cani, va posta una particolare attenzione al contatto con gli animali selvatici.

Andreoni conclude: «Se il viaggio è occasione di spensieratezza e di piacere è quanto mai opportuno pianificarlo con accuratezza anche sotto il profilo sanitario rivolgendosi per tempo  a chi potrà fornire i più opportuni consigli vaccinali, chemio profilattici e comportamentali oltre che provvedere a stipulare una adeguata copertura assicurativa per le eventuali necessità sanitarie che dovessero rendersi necessarie nel Paese di destinazione».