La storia di una mela antica e dell’uomo che la custodisce in Trentino

L’80% della produzione italiana è monopolizzata da 5 tipi di mele, ma c’è chi ancora prosegue a coltivare le varietà tradizionali

[2 Aprile 2014]

Tecnicamente gli esperti parlano di mele antiche.  Tradotto per i non addetti ai lavori sono quelle varietà che cercano di resistere allo strapotere delle specie “campionesse d’incassi”.

Ultimi residui di una biodiversità straordinaria che l’Italia avrebbe ma che è stata ampiamente sacrificata sull’altare del progresso. Eppure, mentre l’80% della produzione italiana è monopolizzata da 5 tipi (Golden Delicious, Gala, Red Delicious, Fuji e Imperatore), c’è chi ancora prosegue a coltivare le varietà tradizionali. Un mix di amore per la tradizione e calcolo imprenditoriale. Sempre più, tra i consumatori “critici”, sono quelli attenti ad acquistare prodotti che non si trovano negli scaffali della Grande distribuzione.

Di storie degne di note se ne trovano anche nel cuore pulsante della produzione melicola nazionale. A Romallo, in Val di Non, lavora Giorgio Dominici, 61 anni. Proprietario e custode di un podere di 3mila metri quadri interamente dedicato ad alberi di mele Canada. Imponenti, con le loro chiome di 5 metri. Un frutteto intorno a casa, come una volta, che Giorgio ha acquistato venticinque anni fa dal compaesano Francesco Lorenzoni, con l’idea di utilizzare il terreno per piantare mele Golden, ed assicurarsi così una produzione pronta ad affrontare le sfide del mercato. Ma poi, come racconta in un servizio andato in onda nella trasmissione “A come Agricoltura” di Rttr, non se l’è sentita di tagliare un pezzo di storia del suo paese. “Quegli alberi” – spiega Dominici – “hanno visto trascorrere quasi un secolo di storia, e tutte le vicende che hanno caratterizzato questo territorio. Per tre generazioni, sono stati un punto di riferimento, non solo parte del paesaggio”. E così, armato di coraggio, mentre nel proprio territorio, punta di diamante della produzione melicola nazionale, si susseguivano convegni ed iniziative per puntare all’innovazione, lui ha orgogliosamente proseguito il percorso della tradizione, conservando la storia di un territorio e quella dei propri alberi.

Quelle vecchie piante di Canada, una quarantina di patriarchi, conservano così una storia che Dominici si augura di tramandare alle future generazioni: un libro dei ricordi cone le pagine che profumano di terra e frutta.

di Martina Valentini

*foto tratta da archivio fotografico Apt Val di Non