Laudato si’, l’enciclica di papa Francesco vista da un cristiano ecologista

Un'analisi da Greenaccord, associazione di ispirazione cristiana, in esclusiva per greenreport

[18 Giugno 2015]

Tanto frenetica (e talvolta non proprio disinteressata) è stata l’attesa per un documento di cui è stato molto facile intuire la forza, l’enciclica di papa Francesco «Laudato si’, sulla cura della casa comune», tanto acuto dovrebbe risultare il comportamento successivo: fra i credenti come fra quelli che dicono di non credere, fra i commentatori e gli esperti come nella cosiddetta gente “comune”.

Il documento, lungo e complesso, merita infatti di essere preso sul serio. In tutte le sue parti: nei sei capitoli e nelle preghiere finali. E nell’appello introduttivo a “rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta”.

Sfidati dalla forza e dalla credibilità di papa Francesco, non ce la possiamo cavare con una risposta svogliata e superficiale, scontata e retorica. L’enciclica va letta con lentezza, cura e disponibilità a capire. Ma soprattutto va interpretata con risposte adeguate. Comunque possiamo pensarla, qualunque sia il nostro livello di fede in una dimensione “verticale”, queste pagine non meritano retorica ma reazione.

Ancora una volta papa Francesco dimostra di saper parlare chiaro. Più volte ha denunciato che l’economia e la finanza possono uccidere, dimostrando come (esempio in tema di migrazioni) uccidano per davvero. Mettendoci in guardia dal continuare comportamenti individuali scellerati ma anche dal tollerare scelte economico/finanziarie disumane, adesso ci ricorda che tutto nell’universo è “carezza di Dio”.

Come cittadini di democrazie purtroppo sempre più prive di sovranità politiche adeguate alla gravità di problemi globali, sapremo essere all’altezza del grande messaggio contenuto in questo documento? E come membri della Chiesa cattolica, per chi lo è e desidera restarci in modo coerente, avremo la capacità di camminare, con il passo giusto, dentro il percorso che papa Francesco anche in questa occasione ci indica? Vincerà la voglia di guardare al futuro e di restare responsabili verso chi abiterà il pianeta dopo di noi oppure prevarrà la passività di chi pensa che tutto possa continuare come se gli allarmi (esempio quello sui mutamenti climatici) siano sciocchezze? Come rispondiamo al Dio che ci accarezza?

Da qui il piccolo appello rivolto in queste ore da Greenaccord a una Chiesa di cui siamo e ci sentiamo parte attiva. Una Chiesa, oltretutto, impegnata in una riflessione circa i contenuti di quel “nuovo umanesimo” oggi così necessari.

A differenza delle stanze di tanti palazzi dove troppe volte dominano logiche di un potere fine a sé stesso, nelle parrocchie abitano persone comuni, persone autentiche. E ciascuna realtà parrocchiale conosce bene le esigenze del territorio (spesso ferito, oltraggiato, consumato) in cui è inserita. E in ogni parrocchia, grande e piccola, centrale o periferica, del nostro Paese molte potrebbero essere le azioni concrete, i comportamenti pratici, per interpretare stili di vita nuovi e attenzioni verso il Creato presupposti dal documento di papa Francesco.

Se in ognuna delle 25 mila parrocchie italiane la ricerca “verticale” davvero si intrecciasse con quella specifica dimensione “orizzontale” possibile grazie a una nuova riflessione “ambientalista” e se, dunque, in ogni parrocchia saltassero ad esempio fuori anche solo tre o quattro “sentinelle del Creato” capaci di agire per limitare livelli di “omissione” purtroppo spesso elevati, non sarebbe anche questo un modo bello, e soprattutto concreto, per stare accanto a papa Francesco, consapevoli e adulti, dentro un Creato che ci ricorda l’amore di Dio?

di Mauro Banchini, membro del consiglio direttivo di Greenaccord