Appello a Laura Boldrini

«Niente segreti sulla morte di Ilaria Alpi e sul traffico di armi e rifiuti»

[11 Marzo 2014]

Stefano Corradino e Beppe Giulietti hanno lanciato su Chanmge.org una petizione rivolta alla Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, nella quale ricordano che «i giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. Erano in Somalia per indagare su un traffico internazionale di armi e di rifiuti tossici illegali. Ed è per questa ragione che sono stati assassinati. Ma a venti anni di distanza siamo ancora in attesa di conoscere tutta la verità su quella vicenda».

Secondo Corradino e Giulitti, «questa verità potrebbe essere contenuta nella pila di carta (ottomila documenti) che i servizi di sicurezza militare, l’ex Sismi, oggi Aise hanno accumulato su fatti che attengono all’esecuzione dei due giornalisti. Carte messe sotto chiave negli archivi della Camera a cui sembra essere stato negato l’accesso dall’Agenzia Aise – come rivela un’inchiesta de “Il Manifesto” firmata dai giornalisti Andrea Palladino e Andrea Tornago – che pare “abbia negato l’autorizzazione a un ufficio di Montecitorio che chiedeva la declassificazione dei documenti riservati acquisiti dalla Commissione parlamentare sui rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella».

L’indagine del Manifesto è stata rilanciata dal deputato di Sel Claudio Fava, intervistato da Libera Informazione e sul sito di Articolo 21, Domenico D’Amati, legale della famiglia Alpi, ricorda che «oltre a proseguire le indagini sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuto venti anni fa c’è da fare un’indagine sul depistaggio» Sono migliaia i documenti e i dossier che potrebbero svelare il traffico internazionale dei rifiuti tossici e i mandanti dell’assassinio dei due giornalisti, uccisi il 20 marzo del 1994 proprio perché su questi temi stavano indagando. Eppure queste carte sono secretate, occultate, non disponibili. Nel 2007 la Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione del processo sostenendo che non vi erano altre indagini da svolgere. Il Gip ha negato l’archiviazione e, accogliendo la nostra opposizione, ha disposto numerosi accertamenti. Oltre venti. Vuol dire che non era stato fatto molto in precedenza».

Secondo D’Amati «Ilaria e Miran stavano indagando sui traffici di armi e sui rifiuti tossici, evidentemente questo tipo di traffici è stato condotto da organizzazioni potenti che non facilitano le indagini e, anzi, cercano di porre ostacoli al raggiungimento della verità. Addirittura ci sono testimoni chiave che oggi sembra impossibile reperire. Tutto questo fa pensare che ci sia un’azione di depistaggio».

Corradino chiede a D’Amati  se gli risulta  l’esistenza di una montagna di documenti, a quali è vietato l’accesso, e che potrebbero aiutare a conoscere la verità e l’avvocato sottolinea che «E’ fondamentale che queste carte siano rese pubbliche e che ai cittadini sia data la possibilità di sapere. Confido che la procura della Repubblica di Roma che adesso ha un ruolo preminente si impegnerà per cercare di rivoltare quei tanti sassi che ancora bisogna girare. C’è molto da fare speriamo che tutti gli organi dello Stato collaborino. In primo luogo la Camera dei deputati che deve desecretare documenti fondamentali, quelli sui traffici dei rifiuti tossici».

Tra questi documenti ci sono anche quelli dei servizi segreti? «Certamente – dice D’amati –  Sappiamo che dell’esistenza di alcuni rapporti dei loro uffici periferici che accreditavano la teoria del complotto. Rapporti che adesso giacciono nel dimenticatoio. E non ci è dato sapere il perché».

«Per questo – si legge nella petizione Niente segreti sulla morte di Ilaria Alpi e sul traffico di armi e rifiuti

– facciamo appello al Presidente della Camera Laura Boldrini, di cui conosciamo e apprezziamo la sensibilità umana e civile, affinché si possa consentire l’accesso ai dossier, per squarciare “il muro di gomma” dei poteri che hanno ostacolato la ricerca della verità».

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