Agcom: il “meteo” protagonista delle fake news italiane nel secondo bimestre 2019

Per Salvini la disinformazione sul riscaldamento globale è diventata un cavallo di battaglia

A “Non è l’Arena” è tornato a scambiare il maltempo coi cambiamenti climatici, senza sollevare obiezioni in studio

[3 Giugno 2019]

La disinformazione sul riscaldamento globale è uno strumento che, evidentemente, con l’elettorato leghista paga: il vicepremier Matteo Salvini non ha mai dato grande importanza ai cambiamenti climatici (da europarlamentare nel 2016 votò contro la ratifica dell’Accordo di Parigi), ma il maltempo che fino a pochi giorni fa ha caratterizzato la primavera italiana sembra avergli dato l’occasione perfetta per rimarcare in ogni occasione possibile il suo pensiero in materia. Dopo un comizio a Sassuolo e una conferenza alla sala stampa estera di Milano l’ultimo palcoscenico è stato offerto ieri da Non è l’Arena, la nota trasmissione condotta da Massimo Giletti su La7.

Alla domanda del giornalista sulla tenuta del Governo nazionale in caso di opposizione del M5S sull’autonomia differenziata o la Tav, Salvini preferisce glissare: «Perché devi essere sempre pessimista, Massimo? È domenica, è il 2 giugno, è la festa della Repubblica, domani mia figlia comincia la scuola estiva di danza, finalmente oggi c’era il sole… c’hanno spiegato per mesi che c’era il riscaldamento globale e abbiamo passato un maggio con l’ombrello e col passamontagna e i guanti di lana, oggi finalmente è uscito il sole quindi da domani tornerà il sole anche nei palazzi del governo, ne sono convinto». La boutade è riuscita, nessuno in studio fa notare che confondere meteo e clima è scientificamente scorretto, e il vicepremier può andare avanti tirando fuori l’ormai onnipresente crocifisso; che lo stesso Papa Francesco da molti anni insista sulla necessità di fermare il negazionismo in tema di riscaldamento globale non ha alcuna importanza.

Ma il riscaldamento globale non è questione di fede. Come abbiamo già spiegato su queste pagine, ormai il 97% degli scienziati climatici afferma inequivocabilmente che il riscaldamento globale è in corso, e che è legato all’emissione di gas serra da parte dell’uomo; per inciso, l’Italia rientra in pieno all’interno del trend. Anzi: il riscaldamento del clima è già più intenso nel nostro Paese rispetto alla media globale. Qualche giorno o settimana di temperature sotto la media non cancella questi dati di fatto, ma al contrario è altamente probabile che rientri nel ventaglio di condizioni meteorologiche estreme legate ai cambiamenti climatici.

In quanto leader del principale partito sovranista d’Italia, a Matteo Salvini tutto questo non sembra però interessare. Quel che conta è poter cavalcare un tema che soprattutto negli ultimi tempi – e non c’è da stupirsi, visto il contesto – è molto in voga nei palinsesti della disinformazione italiana. Come documenta il report pubblicato dall’Autorità per la garanzie nelle comunicazioni (Agcom) pochi giorni fa il “meteo” è stato uno dei 4 principali temi nel secondo bimestre 2019 sui siti di disinformazione (e in Tv o su carta stampata la situazione non è molto migliore, evidentemente). La distribuzione di frequenza dei termini contenuti negli articoli dei siti di disinformazione rilevati dall’Agcom mostra proprio la parola “meteo” come la più presente, e a seguire termini come “temporali”, “neve”, “temperature”, “piogge”, eccetera.

Perché quest’accanimento? A spiegarlo è ancora una volta l’Agcom: quelli presi di mira dalla disinformazione sono temi che «si caratterizzano per essere divisivi e di forte impatto emotivo, legati a fatti e fenomeni di particolare interesse per i cittadini o atti a suscitare apprensione». Niente di meglio per polarizzare e raccogliere consenso nell’elettorato sovranista, in Italia come altrove.

Ma se una cura a breve termine contro la disinformazione non esiste – ed è possibile solo nel lungo periodo, investendo sulla qualità dell’informazione e dell’istruzione come strumenti pedagogici –, è necessario continuare a respingere i messaggi antiscientifici che vanno a discapito dell’intera collettività. Guardare oltre i confini nazionali può essere utile: Theresa May, primo ministro dimissionario della Gran Bretagna e tutt’altro che progressista, è stata invitata da 250 ricercatori a criticare duramente le politiche anti-climatiche e negazioniste di Trump, oggi in Inghilterra. La May ha immediatamente risposto alle sollecitazioni e in una nota pubblicata dalla Bbc conferma che «solleverà la questione dei cambiamenti climatici con Donald Trump». Alle nostre latitudini, invece, se il vicepremier del Governo in carica irride i cambiamenti climatici al massimo scatta una risata.