«Puttane e pazze». Il presidente delle Filippine accusa le donne di privarlo della libertà di espressione

Offensiva di Duterte contro ambientaliste, femministe e la Chiesa Cattolica

[13 Marzo 2019]

Intervenendo a un evento in onore delle donne delle forze dell’ordine in occasione del  “National Women’s Month”, il presidente neofascista delle Filippine, Rodrigo Duterte, iha detto: «Puta (puttamana), lo sai, donna, mi stai privando della mia libertà di espressione … Critichi ogni frase o parola che dico, ma questa è la mia libertà di esprimermi».

Il tutto davanti a un pubblico composto in gran parte composto principalmente da donne dell’esercito e della polizia che lo ascoltavano allibite nella Sala degli Eroi di Malacañang, a Manila, e alle quali ha benevolmente spiegato che i suoi insulti hanno lo scopo di portare alla disperazione le donne che lo criticano (ambientaliste, difensore dei diritti umani e femministe): «Voi donne pazze non fatelo: è la libertà di espressione. Lo stanno facendo perché sto cercando di portarle ai limiti della disperazione». Poi, in un delirio populista, Duterte ha aggiunto: «Anche se sono solo un presidente, non mi porterete lontano dalla gente e dall’essere un cittadino filippino».

La sconnessa esplosione di rabbia di Duterte è arrivata dopo che l’8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, Duterte  aveva approfittato della distribuzione dei certificati di proprietà della terra a Bisaya, nel Negros Occidental, per avvertire le donne di stare lontane dai sacerdoti cattolici perché i preti probabilmente le desiderano sessualmente. «Le donne dovrebbero astenersi dall’andare vicino ai sacerdoti perché quando sei vicina a lui sentirà solo il profumo del tuo corpo e se ti afferra in chiesa, patay ka (sei morta), ti corteggia. Sai perché? E’ perché è un uomo».

Nel suo discorso di fronte alle donne poliziotte e soldato Duterte ha schernito e insultato le donne che hanno criticato queste sue “osservazioni”, dicendo che «Sono solo “scarti” dei preti» che non sono d’accordo con le sue politiche. Poi, per giustificare gli insulti contro di loro, Duterte ha ricordato gli abusi sessuali commessi dai sacerdoti. Ma in realtà il presidente delle Filippine ce l’aveva soprattutto con tre preti che il giorno prima avevano tenuto una conferenza stampa per denunciare le ripetute minacce di morte ricevute dal governo di Duterte per aver criticato la guerra alla droga dichiarata dal presidente filippino che, consentendo l’impunità alla polizia e agli squadroni della morte, ha provocato una strage di ambientalisti e di difensori dei diritti umani che si battono contro l’accaparramento delle terre e le miniere e la deforestazione, fatti passare per spacciatori.

A  dicembre Duterte aveva chiesto pubblicamente di uccidere «i preti inutili» e i suoi oppositori dicono che le sue precedenti tirate contro la Chiesa cattolica avevano incoraggiato gli assassini, portando agli omicidi di 3 sacerdoti: Marcelito Paez , 72 anni, e Richmond Nilo, 43 anni, entrambi di Nueva Ecija, e Mark Ventura, 37 anni, a Cagayan, colpevoli di appoggiare la decisa opposizione della Chiesa cattolica alla campagna antidroga di Duterte, che ha addirittura detto che non sarebbe male uccidere qualche vescovo, così la loro parola si farebbe davvero carne.

Ma in realtà Duterte quando se la prende con preti e Chiesa in un Paese che è per oltre l’80% cattolico, ce l’ha con  le donne che spesso sono più lontane dalla Chiesa, come le femministe del movimento Gabriela, che hanno criticato il suo discorso dell’8 marzo beccandosi l’accusa di essere puttane pazze. Le donne filippine, cattoliche, femministe o esponenti di popoli autoctoni, sono alla testa dei movimenti locali che difendono il diritto alla terra e l’ambiente e in diverse occasioni hanno duramente criticato la politica di Duterte contro il narcotraffico e il suo modo offensivo, maschilista e misogino di riferirsi alle donne. Diversi ambientalisti uccisi o desaparecidos sono donne.

Il presidente neofascista delle Filippine sembra non aver nessuna intenzione di smettere e, consapevole che la maggioranza dei filippini lo ha votato, attacca a testa bassa sia uno dei pilastri della società filippina – la Chiesa Cattolica –  che le donne che quella società conservatrice e patriarcale la vorrebbero cambiare davvero.