Remiveri, domani si parte: 500 km a remi alla scoperta delle idrovie italiane

Inizia così il diario in diretta dei protagonisti, in viaggio dal Lago Maggiore al Mar Adriatico passando per Milano

[20 Maggio 2016]

Domani si parte.

Solo tre parole.

Una frase facile da pronunciare: un pensiero semplice.

Eppure mille e uno sentimenti hanno turbato, emozionato e tormentato la mia mente e quella degli altri membri dell’equipaggio durante questi ultimi giorni frenetici…

Da due settimane, tutti i miei amici pronunciano le fatidiche domande di rito: “E come stai? Emozionato? Tutto pronto? Allora carico? Quand’è la partenza?”.

A tutti ho risposto “Bene, bene…sì, sì certo tutto pronto!”.

Mentivo.

La calma era solo apparente.

E’ vero un lungo viaggio in barca lo abbiamo già fatto.

Molti di no hanno già affrontata la Milano-Venezia l’anno scorso; sanno a cosa vanno incontro.

Eppure molti di noi sono nuovi. E il percorso anch’esso nuovo nasconde parecchi insidie… 5 trasbordi della barca (1 sul Ticino, 1 sul Canale Villoresi, 2 sull’Adda, 1 nei Canali di Comacchio), 4 km da affrontare a piedi con la barca sulle spalle (poiché l’Enel non ci ha dato il lasciapassare per navigare sul Canale Industriale prima della conca della centrale di Turbigo), e infine 15 km di mare aperto prima di raggiungere Ravenna.

Tutti passaggi a noi nuovi; visti e studiati ma mai provati.

Spesso mi chiedo cosa abbia immaginato Cesare mentre attraversava il Rubicone. Quale pensiero passasse nella mente di Neil Amstrong in quell’attimo in cui poggiava il primo piede umano sul suolo lunare. Certamente prima e dopo ci saranno stati timore, paura, allegria e gioia. Ma in quell’attimo, in quell’infinitesimo in cui agivano, forse agivano soltanto.

Non c’è più tempo per pensare o provare sentimenti.

Il dado è tratto.

Luc de Clapiers, marchese di Vauvenargues, disse: “I grandi uomini intraprendono grandi imprese perché le sanno tali. I pazzi perché le credono facili”.  Mia madre da quando le ho raccontato del progetto di reMIVEri mi ritiene un pazzo. E io, d’altronde, non potrei certo contraddirla.  Ma, a questo punto non rimane che agire anche se ancora non sai se da pazzo o da uomo.

Anche quest’anno, pianificare reMIVEri è stato come un lento e lungo allenamento di fondo. Ogni volta che ti sembrava di star terminando il lavoro, era li che si le vere difficoltà iniziavano. E ogni volta che depennavamo la “lista di cose da fare” di un piccolo punto, di dieci questa contemporaneamente si allungava.

Molti mi hanno chiesto se avessi paura. Sì molta.

Ma non di cadere in acqua, né che mi si riempiano di piaghe le mani, né di non farcela più per la fatica. Ho paura che passi un altro secolo prima che un altro gruppo di pazzi quasi-forse-canottieri decida nuovamente che Milano è davvero una città d’acqua e che andare da questa a Venezia, a Ravenna o al Lago Maggiore sia un’impresa degna di grandi uomini e non di pazzi.