Ilva, nominati i tre esperti del Comitato per valutare il piano ambientale degli acquirenti

Eurofer: non solo Cina, anche Giappone, Corea del Sud, Iran, Bielorussia, Russia e Ucraina conquistano fette di mercato Ue

[18 Luglio 2016]

Solo pochi giorni fa l’Ilva di Taranto è stata oggetto di nuovi scioperi, all’indomani  del via libera arrivato dalla Camera al decreto legge sullo stabilimento siderurgico, in attesa che venga votato anche in Senato per l’approvazione definitiva. I sindacati metalmeccanici chiedono di non retrocedere sui tre punti fondamentale e intrecciati tra loro come il risanamento ambientale dell’acciaieria, la tutela della salute e quella dei posti di lavoro. «Nell’iter di conversione in legge dell’ultimo decreto-Ilva – si legge in una nota della Cisl di Taranto – Governo e Parlamento assumano i contenuti della piattaforma rivendicativa di Fim, Fiom e Uilm, con riferimento, innanzitutto, all’ambientalizzazione dello stabilimento siderurgico ionico, senza che siano modificati né ridotti gli interventi previsti nel piano Aia approvato il 26 ottobre 2012».

Un tema quanto mai caldo in questi giorni, quando ormai il cerchio delle offerte vincolanti per l’acquisto del polo siderurgico si è ristretto a due offerte vincolanti, quella avanzata da Arvedi con Cdp e Delfin da una parte e quella di Marcegaglia insieme a Arcelor Mittal dall’altra.

Per esprimere un parere sulle eventuali proposte di modifica al piano ambientale avanzate dagli offerenti per l’acquisizione dell’Ilva (preliminarmente alle altre componenti dell’offerta), il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha firmato oggi il decreto di nomina del Comitato di tre esperti chiamato, secondo il Dl 98 del 9 giugno scorso. «Vogliamo ribadire l’assoluta centralità del piano ambientale – ha dichiarato al proposito Galletti – che dovrà essere elemento prioritario nelle offerte dei gruppi interessati: solo con un piano ambientale stringente e ambizioso rinasce l’Ilva e riparte Taranto».

A comporre il Comitato sono Carlo Collivignarelli, Antonio Fardelli e Gigliola Spadoni. Il primo è ordinario di Ingegneria sanitaria-ambientale presso la facoltà di Ingegneria dell’università di Brescia; il secondo è Primo tecnologo del Cnr; la terza è infine ordinario del settore degli Impianti chimici all’Università di Bologna. Tutti e tre i curriculum completi saranno a breve resi noti online.

Nel frattempo, però, continuano ad addensarsi nubi sul contesto internazionale in cui andrà (auspicalmente) a muoversi la rediviva Ilva, insieme agli altri impianti siderurgici italiani. Secondo quanto reso noto da Eurofer nel suo Economic & Steel market outlook 2016-2017, a livello globale il mercato dell’acciaio è ancora pesantemente caratterizzato da una ciclopica sovraccapacità produttiva, un dato di fatto che condiziona a cascata soprattutto gli impianti europei. All’interno dell’Ue il consumo apparente di acciaio (ovvero la somma della produzione interna e di quella estera importata, meno la produzione interna di acciaio esportata) è cresciuto del 3,1% in un anno nel primo trimestre del 2016, ma nello stesso periodo le importazioni in Ue sono aumentate di ben il 24%, con le produzioni Ue destinate al mercato domestico che invece sono calate dell’1%.

«Mentre le consegne dalla Cina verso l’Ue rimangono a un livello elevato – ha commentato il direttore generale Eurofer, Axel Eggert – i fornitori di altri paesi terzi come il Giappone, Corea del Sud, Iran, Bielorussia, Russia e Ucraina stanno sempre più mettendo nel mirino il mercato ancora relativamente aperto dell’Ue». Per frenare questa corsa rimane dunque di fondamentale importanza la partita sul riconoscimento o meno alla Cina dello status di economia di mercato, ma non è questa l’unica partita aperta sul fronte internazionale.

L. A.