Mascherine riutilizzabili e di comunità, come usarle? Lo spiega l’Istituto superiore di sanità

L’impiego di mascherine non monouso, quando possibile, permette anche di ridurre la produzione di rifiuti che dovranno poi essere smaltiti

[11 Maggio 2020]

A causa della pandemia di Covid-19 le mascherine sono divenute una costante, prima semi-sconosciuta, nella vita degli italiani: il Dpcm del 26 aprile ne ha reso obbligatorio l’uso negli spazi confinati o all’aperto in cui non è possibile o garantita la possibilità di mantenere il distanziamento fisico. Secondo le stime del Politecnico di Torino questo significa che, nel corso della cosiddetta “fase 2”, ne useremo 1 miliardo al mese.

Un dato che pone importanti difficoltà sia per quanto riguarda l’approvvigionamento di questi dispositivi di protezione individuale (Dpi) sia per il loro smaltimento come rifiuti: l’Ispra parla di 450mila tonnellate entro fine anno. Una (parziale) risposta ad entrambe le criticità arriva dalle mascherine riutilizzabili, anche di comunità. Di cosa si tratta, e come gestirle? A fare il punto della situazione è adesso direttamente l’Istituto superiore di sanità (Iss).

Partiamo dalla definizione: le mascherine di comunità, previste dal sopracitato Dpcm, sono mascherine monouso o lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera e che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso.

Se le mascherine chirurgiche sono dunque quelle a uso medico, sviluppate per essere utilizzate in ambiente sanitario e certificate in base alla loro capacità di filtraggio (norma UNI EN ISO 14683-2019),  quelle di comunità non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus Sars-Cov-2: hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana e non sono soggette a particolari certificazioni.

Se fatte con materiali che resistono al lavaggio a 60 gradi con comune detersivo o altro indicato dal produttore, le mascherine di comunità possono essere lavate e riutilizzate (quelle commerciali sono monouso o sono lavabili se sulla confezione si riportano indicazioni che possono includere anche il numero di lavaggi consentito senza che questo diminuisca la loro performance).

Nel caso in cui compaiano sintomi riconducibili a Covid-19, in ogni caso, le mascherine di comunità non vanno più bene: è necessario l’utilizzo di mascherine certificate come dispositivi medici, sottolinea l’Iss.

Come smaltire, infine, le mascherine? Se è stata indossata una mascherina riutilizzabile, spiega l’Iss,   metterla in una busta e seguire le regole per il suo riutilizzo dopo apposito lavaggio; se è stata utilizzata una mascherina monouso, smaltirla con i rifiuti indifferenziati. Sarà indirizzata in via prioritaria a incenerimento o in discarica, in modo da minimizzare i rischi infettivi.