Tassazione digitale, la Commissione Ue: garantire che tutte le imprese paghino la giusta quota di tasse (VIDEO)

Due proposte legislative sulle società e sui ricavi delle attività digitali

[21 Marzo 2018]

Probabilmente sulla spinta dell’ scandalo Cambridge Analytica/Facebook, oggi la Commissione europea ha proposto nuove norme per »garantire che le attività delle imprese digitali siano tassate in modo equo e favorevole alla crescita nell’Ue» e assicura che «Con queste misure l’Ue sarà all’avanguardia mondiale nell’elaborazione di norme fiscali adattate all’economia moderna e all’era digitale».

Valdis Dombrovskis, vicepresidente responsabile della Commissione per l’euro e il dialogo sociale, ha detto che «La digitalizzazione offre innumerevoli benefici e opportunità, ma rende anche necessario adeguare le norme e i sistemi tradizionali. La nostra preferenza andrebbe a norme convenute a livello mondiale, anche in ambito Ocse. Tuttavia, l’importo degli utili attualmente non tassati è inaccettabile. Dobbiamo adeguare con urgenza la nostra normativa fiscale al 21º secolo mettendo in atto una nuova soluzione globale e adatta alle esigenze future».

In una nota la Commissione Ue spiega che «La recente espansione delle imprese digitali, come gli operatori di social media, le piattaforme di collaborazione e i fornitori di contenuti online, ha fortemente contribuito alla crescita economica nell’Ue. Tuttavia le normative fiscali attuali non sono state elaborate per queste imprese, che sono globali, virtuali o caratterizzate da una presenza fisica minima o inesistente. Il cambiamento è stato radicale: attualmente 9 delle 20 società più importanti al mondo per capitalizzazione di mercato sono digitali, rispetto a 1 su 20 dieci anni fa. La sfida consiste nello sfruttare al meglio questa tendenza, garantendo nel contempo che anche le imprese digitali contribuiscano la loro giusta quota di tasse. Diversamente esiste un rischio reale per le entrate pubbliche degli Stati membri: attualmente le imprese digitali sono soggette a un’aliquota fiscale media effettiva pari alla metà di quella dell’economia tradizionale nell’Ue».

Le due proposte legislative distinte presentate oggi dalla Commissione consentiranno una tassazione più equa delle attività digitali nell’Ue:

Proposta 1: una riforma comune delle norme dell’UE in materia di imposta sulle società per le attività digitali. Questa proposta consentirebbe agli Stati membri di tassare gli utili generati sul loro territorio, anche nel caso in cui una società non vi abbia una presenza fisica. Con le nuove norme le imprese online contribuirebbero alle finanze pubbliche allo stesso livello delle imprese tradizionali. Una piattaforma digitale sarà considerata una “presenza digitale” imponibile o una stabile organizzazione virtuale in uno Stato membro se soddisfa uno dei seguenti criteri: – supera una soglia di 7 milioni di euro di ricavi annuali in uno Stato membro – ha più di 100 000 utenti in uno Stato membro in un esercizio fiscale – oltre 3 000 contratti commerciali per servizi digitali sono conclusi tra l’impresa e utenti aziendali in un esercizio fiscale. Le nuove norme cambieranno anche il modo in cui gli utili sono attribuiti agli Stati membri in modo da riflettere meglio le modalità con cui le imprese possono creare valore online: ad esempio, in funzione del luogo in cui l’utente si trova al momento del consumo. In definitiva, il nuovo sistema garantisce un legame effettivo tra il luogo in cui gli utili sono realizzati e quello in cui sono tassati. La misura potrebbe essere successivamente integrata nel campo di applicazione della base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società (CCCTB), l’iniziativa che la Commissione ha già proposto per ripartire gli utili dei grandi gruppi multinazionali in un modo che tenga maggiormente conto del luogo in cui il valore è creato.

Proposta 2: un’imposta temporanea su determinati ricavi di attività digitali. Questa imposta temporanea garantisce che le attività attualmente non tassate inizieranno a generare un gettito immediato per gli Stati membri. Essa contribuirebbe anche a evitare che alcuni Stati membri adottino misure unilaterali per tassare le attività digitali, il che potrebbe condurre a una molteplicità di risposte nazionali che sarebbe dannosa per il mercato unico. A differenza della riforma comune dell’Ue sulla corrispondente normativa fiscale, questa imposta indiretta si applicherebbe ai ricavi generati da determinate attività digitali che sfuggono completamente al quadro fiscale attuale. Tale sistema si applicherà solo a titolo temporaneo, fino all’attuazione di una riforma globale integrata da meccanismi che limitino la possibilità della doppia imposizione. L’imposta si applicherà ai ricavi ottenuti dalle attività in cui gli utenti svolgono un ruolo fondamentale nella creazione di valore e che sono i più difficili da quantificare con le norme fiscali attuali, come ad esempio i ricavi: – generati dalla vendita di spazi pubblicitari online – generati da attività di intermediazione digitale che permettono agli utenti di interagire con altri utenti e che possono facilitare la vendita di beni e servizi tra di essi – ottenuti dalla vendita di dati generati da informazioni fornite dagli utenti. L’imposta sarà riscossa dagli Stati membri in cui si trovano gli utenti e si applicherà solo alle imprese con ricavi annui complessivi a livello mondiale di 750 milioni di euro e ricavi nell’UE di 50 milioni di euro. Questo contribuirà a far sì che le start-up e le scale-up più piccole siano esonerate dall’imposta. Secondo le stime, se sarà applicata a un’aliquota del 3%, l’imposta potrà generare entrate per gli Stati membri dell’ordine di 5 miliardi di euro all’anno.

La Commissione europea sottolinea che »Le proposte odierne sono la risposta alla ricerca, da parte degli Stati membri, di soluzioni permanenti e durature volte a garantire una giusta quota di gettito fiscale dalle attività online, come richiesto d’urgenza dai leader dell’UE nell’ottobre 2017. Gli utili realizzati mediante attività lucrative, come la vendita di dati e di contenuti generati dagli utenti, non sono presi in conto dalla normativa fiscale vigente. Gli Stati membri iniziano a cercare soluzioni rapide e unilaterali per tassare le attività digitali, il che crea un campo minato sotto il profilo giuridico e incertezza fiscale per le imprese. Un approccio coordinato è l’unico modo per garantire che l’economia digitale sia tassata in modo equo, sostenibile e favorevole alla crescita».

Le proposte legislative saranno presentate al Consiglio per adozione e al Parlamento europeo per consultazione. L’Ue continuerà inoltre a contribuire attivamente al dibattito mondiale sulla tassazione dell’economia digitale nell’ambito del G20 e dell’Ocse e a sollecitare ambiziose soluzioni internazionali.

Il commissario Ue per gli affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, Pierre Moscovici, ha concluso: «L’economia digitale rappresenta una grande opportunità per l’Europa e l’Europa è una fonte di ingenti ricavi per le imprese digitali. Questa situazione, vantaggiosa per tutti, solleva tuttavia problemi giuridici e fiscali. Le nostre norme, elaborate prima dell’avvento di internet, non autorizzano gli Stati membri a tassare le imprese digitali operanti in Europa quando vi hanno una presenza fisica minima o inesistente. Questa situazione rappresenta un buco nero ancora più grande per gli Stati membri, in quanto la base imponibile viene erosa. Per questo proponiamo una nuova norma giuridica e un’imposta temporanea sulle attività digitali».

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  • Do digital activities need to be taxed?