Al ministero dell’Ambiente nasce la direzione generale sulle bonifiche

Per il ministro Costa è una «svolta decisiva per superare la lentezza burocratica». Finora nei Siti d’interesse nazionali le operazioni sono concluse solo sul 15% dei suoli e il 12% delle acque sotterranee

[9 Gennaio 2020]

«Se fino allo scorso anno chi si occupava di bonifiche aveva anche la responsabilità del dissesto idrogeologico e della tutela delle acque e depurazione, da oggi in avanti non sarà più così». La novità è stata presentata oggi dal ministero dell’Ambiente Sergio Costa, che ha presentato la nuova organizzazione amministrativa del dicastero, prevista dal decreto della presidenza del Consiglio pubblicato in Gazzetta ufficiale nel mese di dicembre: due capi dipartimento e otto direzioni generali, una delle quali esclusivamente dedicata al risanamento delle aree più inquinate d’Italia.

«Abbiamo creato una direzione sulle bonifiche – spiega il ministro Costa – E questo ci consentirà di dare una svolta decisiva e superare la lentezza burocratica che per troppo tempo ha tenuto in ostaggio territori che necessitano di interventi urgenti». Il ministro ha dunque voluto ricordare le bonifiche partite nell’ultimo anno, da quella nella Valle del Sacco a quella del sin Caffaro a Brescia, sottolineando che passi in avanti sono stati fatti a Gela, Milazzo, Porto Torres, Augusta e per la Stoppani di Genova.

Difficile però giudicare nel merito, in quanto i documenti sullo stato di avanzamento delle procedure di bonifica comunicati dal ministero dell’Ambiente si fermano al 31 dicembre 2018: dopo decenni dall’istituzione dei Sin, a quella data le bonifiche a Gela risultavano concluse allo 0% sia per i terreni sia per la falda; al Sin di Milazzo 20% per i terreni e 19% per la falda; al Sin di Porto Torres 12% per i terreni e 2% per la falda; al Sin di Priolo (Augusta) 8% per i terreni e 8% per la falda; al Sin di Cogoleto (Genova) 0% sia per i terreni sia per la falda.

«Lo scorso anno abbiamo sbloccato molte situazioni critiche – afferma Costa – ma questo sarà un anno ancora più importante tanto resta da fare per i siti nazionali, su cui ha competenza il ministero dell’Ambiente che deve interfacciarsi con gli attori locali. Poi ci sono i Sir, i siti da bonificare di competenza delle regioni, che affiancheremo affinché riescano finalmente a procedere».

Del resto, un’accelerazione sul fronte delle bonifiche è da tempo indispensabile. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), audito lo scorso maggio dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, ha confermato la latitanza dello Stato: sui 41 Sin di competenza del ministero dell’Ambiente, per una superficie totale a terra di 171.268 ettari e a mare di 77.733 ettari, gli interventi di bonifica risultano conclusi solo per il 15% dei suoli e il 12% delle acque sotterranee.

Eppure secondo le stime fornite da Confidustria (ormai quattro anni fa), concludere le bonifiche costituirebbe un grande vantaggio non solo dal punto di vista ambientale e dalla salute, ma anche sotto il profilo economico: a fronte di investimenti necessari pari a circa 10 miliardi di euro si creerebbero 200.000 posti di lavoro in più, e l’investimento verrebbe ripagato in gran parte da solo: tra imposte dirette, indirette e maggiori contributi sociali allo Stato rientrerebbero 4,7 miliardi di euro.