Al via a San Miniato il Forum Greenaccord per difendere il respiro della terra: le foreste

A livello globale la deforestazione vale 16 milioni di ettari l’anno, mentre in Toscana le foreste coprono oltre il 50% del territorio. Fratoni: «Il patrimonio boschivo toscano è un un asset da valorizzare ulteriormente»

[7 Marzo 2019]

È iniziato oggi a San Miniato (dove proseguirà fino a sabato) il 15simo Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura, dedicato quest’anno a “Il respiro della terra: le foreste”. Organizzato dall’associazione di giornalismo ambientale Greenaccord Onlus e dalla Regione Toscana, il Forum parte da un dato di fatto spiazzante: «Ogni minuto la deforestazione priva il mondo di una superficie pari a tutti i campi da calcio di Serie A e Serie B messi insieme. Un dramma globale – spiega Alfonso Cauteruccio, presidente Greenaccord – dovuto soprattutto alla agricoltura intensiva e alle attività estrattive e minerarie».

Nonostante le foreste rappresentino un elemento di equilibro e di stabilità dell’intero ecosistema, a livello globale subiscono ogni anno un decremento pari a 16 milioni di ettari, causando danni ambientali su larga scala. «L’impatto della deforestazione sul clima è devastante e ne fa la seconda fonte di emissioni di gas serra – argomenta ad esempio Sergio Baffoni, coordinatore della campagna foreste dell’Environmental paper network italiano – Ma quello del clima non è l’unico impatto negativo, basti pensare al fatto che nelle foreste è presente l’80% delle biodiversità del pianeta e di queste ogni giorno oltre 250 specie scompaiono».

A preoccupare di più è senza dubbio la deforestazione nelle tre grandi aree del mondo con superficie forestale significativa: l’Amazzonia, il Congo e il sudest asiatico. L’Amazzonia si estende su 9 nazioni diverse (Brasile, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Colombia, Perù, Guyana, Guyana Francese e Suriname), rappresenta il 43% del territorio del sud America e fornisce il 20% dell’acqua dolce non congelata dell’intero pianeta, e contiene al suo interno oltre il 35% della biodiversità mondiale. In Amazzonia vivono oltre 300 popoli indigeni, con 240 lingue diverse, per un totale di tre milioni di persone.

E se l’impatto della perdita di foreste a livello ambientale è drammatico, le ricadute sociali non sono da meno: «Quello delle foreste è un problema umanitario, oltre che ambientale, che ci fa tornare indietro al colonialismo, che si fonda su un non riconoscimento dell’esistenza di una cultura altra rispetto alla nostra – sottolinea Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord – I popoli che vivono nelle foreste non prevedono accumulo, vivono in equilibrio con il loro ambiente, esattamente all’opposto della nostra cultura che ha un atteggiamento predatorio e non di rispetto e conservazione dell’ambiente», ha spiegato ai giornalisti presenti, provenienti da tutti i continenti del mondo.

Invertire la rotta non è però impossibile, anche all’interno di società come la nostra. Non a caso il Forum si svolge a San Miniato, dato che da questo punto di vista il territorio toscano rappresenta un osservatorio privilegiato: la Toscana, dove le foreste coprono il 52,1% del territorio regionale, è stata infatti oggetto del report Sofo 2018 (State of world’s forests) curato dalla Fao. La Toscana è stata scelta in quanto ritenuta leader nelle politiche di gestione e tutela del paesaggio, incluso il paesaggio forestale: è stata la prima regione nel panorama nazionale a redigere un piano paesaggistico, così come previsto del Codice del beni culturali, e inoltre il Pit è stato considerato di particolare rilevanza in quanto integra la pianificazione urbanistica alla pianificazione del paesaggio e considera lo stesso paesaggio come frutto della co-evoluzione uomo/natura.

«Il patrimonio boschivo toscano è un un asset da valorizzare ulteriormente – aggiunge oggi l’assessore regionale all’Ambiente, Federica Fratoni – C’è bisogno di investire molto a sostegno delle attività imprenditoriali del settore. Per questo, come Regione, stiamo destinando somme importanti del Piano di sviluppo regionale con un accento particolare in favore dell’imprenditorialità giovanile e femminile. La silvicoltura può essere infatti un modo per recuperare professioni antiche, declinate ovviamente in versione moderna a partire dalla bioedilizia e dall’adeguamento antisismico».