Al via la sperimentazione della Comunità energetiche in Italia

Rse ha individuato 5 progetti pilota selezionati sul territorio nazionale. Fiper: «Segnale politico importante che rimette al centro il valore strategico dell’economia della montagna e più in generale delle aree periferiche nella politica energetica italiana»

[7 Febbraio 2020]

Cittadini, imprese o enti pubblici che si associano volontariamente per produrre e scambiare energia, partecipando alla gestione di impianti di produzione e rete di distribuzione: è lo scenario delineato dalle Comunità energetiche, previste all’art. 22 dalla direttiva europea Red II (la 2018/2001, dedicata alla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili) che attende ancora di essere recepita in Italia mentre sono numerose le iniziative partite in altri Paesi eurpoei. Qualcosa però inizia a muoversi, grazie a un’iniziativa di Rse (Ricerca sul sistema energetico).

Questa società controllata dal Gestore dei servizi energetici (Gse) intende infatti avviare un’analisi costi-benefici delle Comunità energetiche dal punto di vista economico, ambientale, energetico e sociale, ed inoltre individuare le barriere (regolatorie, tecniche, normative, amministrative, ambientali, sociali, ecc.) che potrebbero limitarne lo sviluppo. Per farlo, Rse ha dunque individuato 5 progetti pilota selezionati sul territorio nazionale a fronte di 12 candidature pervenute: i proponenti chiamati a collaborare sono ACSM Primiero, TCVVV (Teleriscaldamento Cogenerativo Valtellina Valcamonica Valchiavenna), SEV (Unione Energia Alto Adige), Walden, Cedis e il Comune di Berchidda.

Le prime tre realtà sono associate a Fiper – la Federazione di produttori di energia da fonti rinnovabili –, gestori di teleriscaldamento cogenerativo a biomassa legnosa in territori dove sono presenti anche prosumer di fotovoltaico e produttori di idroelettrico, a testimonianza che i Comuni di montagna possono e devono giocare un ruolo di primo piano nel promuovere nuovi modelli di generazione distribuita e autonomia dalle fonti fossili, creando reddito, occupazione e benefici ambientali sul territorio.

«Siamo molto soddisfatti dell’esito della selezione – commenta Walter Righini, presidente Fiper – perché testimonia da un lato, la serietà e radicamento territoriale delle nostre aziende, dall’altro che la Rec (Renewable energy community, ndr) – è percorribile laddove esiste una produzione consolidata di energia da fonte rinnovabili locali e una spiccata sensibilità da parte delle Istituzioni di evolvere e farsi parte attiva nella dinamica. L’avvio dei 5 progetti pilota rappresenta il punto di partenza per la fattiva realizzazione della Rec; auspichiamo che l’analisi che avvierà Rse sia funzionale a evidenziare le attuali barriere e provvedere affinché vengano rimosse. Questa graduatoria è un segnale politico a nostro avviso estremamente importante che rimette al centro il valore strategico dell’economia della montagna e più in generale delle aree periferiche nella politica energetica italiana».