Altro stop per il termovalorizzatore di Case passerini: è stallo sui rifiuti

Wwf, Italia nostra e comitati chiedono di sciogliere la convenzione tra Ato, Alia e Q-Thermo, mentre la società ricorda le "penali" in ballo. Sullo sfondo resta da gestire la spazzatura prodotta dai cittadini

[1 Febbraio 2019]

Q-Thermo, società partecipata dal gestore unico e al 100% pubblico dell’Ato Toscana centro (Alia) e dal gruppo emiliano Hera, sul finire del 2018 aveva avanzato richiesta di Autorizzazione integrata ambientale (Aia) nell’ambito del procedimento di rilascio dell’autorizzazione unica per la realizzazione e l’esercizio del termovalorizzatore di Case passerini, dopo quella fatta decadere per vizi di forma dal Consiglio di Stato nel maggio scorso; un passaggio che il presidente della società, Giorgio Moretti, aveva presentato come «un obbligo, non essendo variato il quadro normativo ed essendo concluso l’iter della giustizia amministrativa con una chiara sentenza del Consiglio di Stato».

Adesso però «salvo sorprese dell’ultimo minuto, con la Conferenza dei servizi dello scorso 28 gennaio – informano attraverso un comunicato congiunto Wwf Toscana, Italia nostra e il comitato Mamme no inceneritore – il procedimento avviato a dicembre 2018 dalla direzione Ambiente ed energia della Regione Toscana porta un altro netto no».

Secondo ambientalisti e comitati la direzione Ambiente ed energia ha affermato che l’istanza non può essere accolta in quanto «il progetto presentato non contiene, in relazione a quanto eccepito dal Consiglio di Stato, un progetto per la realizzazione in tempi e modi certi delle opere di mitigazione che determino gli effetti auspicati dalla Vis (Valutazione di incidenza sanitaria) del 2005, né una rivalutazione complessiva della situazione ambientale e sanitaria della Piana che tenga conto degli effettivi cumulati derivanti dall’eventuale sviluppo infrastrutturale nell’area». Una nuova istanza dovrebbe dunque prevedere «oltre ad una nuova Vis, un piano per un bosco vero e proprio già in grado all’accensione dell’impianto di assorbire le emissioni; un bosco adulto, quindi, che necessita di molti anni di accrescimento». Elementi ad oggi mancanti, da cui la bocciatura della richiesta.

E adesso? Se ambientalisti e comitati chiedono «a tutti i Comuni dell’Ato Toscana centro di attivarsi per sciogliere la convenzione tra Ato, Quadrifoglio (ora Alia) e Q-Thermo, visto che essa non possiede il requisito principale, ossia il titolo abilitativo alla costruzione e all’esercizio dell’impianto», intervenendo oggi sulle pagine de La Repubblica Firenze Moretti dichiara che la società «non è nata perché noi volessimo il termovalorizzatore ma perché ce lo ordinavano piani provinciale e regionale, la convenzione con l’Ato. Se la politica non vuole più il termovalorizzatore di Case Passerini, ci rifonda le spese fatte, 10 o 12 milioni, oppure 24 tenendo conto di una fideiussione. Ma almeno i 10 o 12 milioni per terreni e progettazione ci spettano perché non sono soldi nostri ma dei contribuenti e degli azionisti».

Un confronto aspro che rimane dunque da definire, mentre sullo sfondo rimane il consueto convitato di pietra: l’impianto di Case passerini avrebbe potuto trattare «fino a un massimo di 198.400 tonnellate di rifiuti urbani l’anno, ovvero il 25-30% dei rifiuti di tutta la Toscana centrale». Si tratta di rifiuti che i cittadini continuano a produrre, senza però che ci siano impianti in grado di gestirli secondo logica di sostenibilità e prossimità, e mentre non solo in Toscana ma in tutto il resto d’Italia vanno riducendosi le possibili allocazioni alternative, come documenta l’ultimo rapporto Ispra in materia. Che fine faranno dunque quelle quasi 200mila tonnellate di spazzatura? Un quesito pesante, cui è chiamato a rispondere il Piano regionale rifiuti e bonifiche (Prb), in fase di elaborazione.