Ambiente ed energia, il focus dell’Istat all’interno dell’Annuario statistico italiano

Dal 1878, anno dopo anno, l’Annuario elaborato dall’Istituto nazionale di statistica offre un quadro aggiornato sullo stato del Paese

[10 Gennaio 2019]

Come da tradizione, con la conclusione del 2018 l’Istat ha pubblicato una versione aggiornata dell’Annuario statistico italiano, che offre di anno in anno un articolato ritratto dell’Italia e della sua evoluzione, favorendo una lettura integrata dei fenomeni in atto. Un intero capitolo del volume è dedicato ai temi dell’ambiente e dell’energia, all’interno del quale si affrontano sia le dinamiche dei cambiamenti climatici sul territorio sia lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Partendo dai più aggiornati dati in sua disponibilità, l’Istat documenta che «il 2016 è stato il terzo anno più caldo dal 1971, registrando nei capoluoghi di regione esaminati una temperatura media pari a 15,8°C. Confrontando il valore medio annuo con il valore climatico, si osserva un’anomalia positiva pari a +1,3°C. Gli anni più caldi della serie esaminata sono stati il 2014 e il 2015, con un’anomalia di +1,5°C rispetto al valore climatico».

Un’ulteriore testimonianza di come il riscaldamento globale non solo sia già in atto nel nostro Paese, ma si stia qui sviluppando con maggiore intensità rispetto alla media mondiale, come confermano da ultimo i dati forniti dal Cnr per l’anno 2018, il più caldo per l’Italia da oltre due secoli.

Allo stato attuale dell’arte, la situazione sul fronte delle energie rinnovabili è invece più rassicurante: «La strategia europea per la promozione di una crescita economica sostenibile prevede, tra gli altri obiettivi del Pacchetto clima-energia (i cosiddetti obiettivi 20-20-20), il raggiungimento della quota del 20 per cento di fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili. Per concorrere a tale obiettivo, l’Italia, secondo quanto stabilito dalla direttiva 2009/28/Ce, nel 2020, dovrà coprire il 17 per cento dei consumi finali di energia mediante fonti rinnovabili, una quota raggiunta e anche superata nel 2016, anno in cui l’indicatore ammonta a 17,6 per cento».

Questo però purtroppo non significa anche che gli attuali trend di sviluppo siano sufficienti per raggiungere gli obiettivi di più lungo respiro, ovvero quelli individuati in sede europea attraverso la direttiva Red II, rispetto ai quali il nostro Paese presenta progressi ampiamente insufficienti.