Amianto, oltre 10 milioni di euro per rimuoverlo da scuole e ospedali toscani. E dopo?

Sul territorio ci sono almeno 2 milioni di tonnellate di amianto da rimuovere, ma da almeno vent’anni è nota «una strutturale carenza di impianti per lo smaltimento» che frena le bonifiche

[15 Gennaio 2020]

Su oltre 385 milioni di euro dedicati alla rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici italiani – e in particolare da scuole e ospedali –, 10.130.193,75 euro sono stati assegnati alla Regione Toscana: l’annuncio arriva dal ministero dell’Ambiente, che ha adottato ieri quanto già previsto nel secondo Addendum al Piano operativo ‘Ambiente’ approvato dal Cipe nel 2016, e che richiama oggi alla necessità di un’azione rapida.

«Tutti gli interventi dovranno essere realizzati entro il 31 dicembre 2025 – sottolinea il presidente del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Giacomo Giannarelli –  È fondamentale accelerare la messa in sicurezza dei nostri edifici dal pericolo amianto, perché i soldi ci sono e vanno spesi. I cittadini hanno atteso abbastanza. Lo dobbiamo alle tantissime morti per amianto».

Il problema è che per «accelerare» davvero, oltre a disporre delle risorse necessarie alle bonifiche, è necessario anche affrontare uno dei principali colli di bottiglia che frena la rimozione dell’amianto: la mancanza di discariche dove poter gestire in sicurezza i rifiuti contenenti amianto, spesso osteggiate da comitati e (soprattutto) forze politiche sul territorio, M5S compreso.

Si stima in Toscana ci siano almeno 2 milioni di tonnellate d’amianto da rimuovere, che da sempre non sappiamo dove smaltire: già il Piano regionale rifiuti redatto nel 1999 metteva in guardia contro «una strutturale carenza di impianti per lo smaltimento». Da allora i programmi di sorveglianza sanitaria e i monitoraggi si sono susseguiti per circoscrive al meglio il problema-amianto, ma ben poco è stato fatto per il conseguente problema-smaltimento, con il risultato che le bonifiche – come ovunque nel Paese – proseguono a passo di lumaca, e i rifiuti derivanti vengono generalmente inviati all’estero, in primis in Germania.

Eppure sapremmo cosa fare. Dal ministero dell’Ambiente Laura D’Aprile, intervenendo ormai tre anni fa alla Camera durante un convegno sull’amianto organizzato proprio dal M5S, spiegava che «uno dei principali problemi è che mancano le discariche: a volte i monitoraggi non vengono effettuati perché poi nasce il problema di dove poter smaltire l’amianto. Ci sono regioni che hanno fatto delibere definendosi a discarica zero e quindi quando faremo la programmazione del conferimento a livello nazionale ci andremo a scontrare con queste regioni». Tre anni dopo però il problema è rimasto lo stesso.

L. A.