Ok dalla Regione, valuterà lo stato di conservazione delle coperture in eternit

Amianto, ora a valutarne lo «stato di conservazione» in Toscana sarà l’algoritmo Amleto

Ma il “dilemma” rimane lo stesso da decenni: bonificare e dotarsi degli impianti necessari al conferimento dei materiali, o no

[15 Febbraio 2017]

Le coperture in cemento amianto in Toscana sono moltissime, e attendono di essere bonificate da talmente tanti lustri che anche il marchio di fabbrica con le quali sono tristemente note – eternit, dal latino aeternitas a richiamare la solidità e durevolezza del materiale – sta perdendo di significato. L’amianto si rovina e sfibra sopra le nostre teste, minacciando di finire nei polmoni. Che cosa stiamo facendo per liberarcene una volta per tutte?

La domanda rimane sospesa, e nel mentre il Consiglio regionale della Toscana ha approvato oggi una deliberazione per dotarsi di Amleto, un algoritmo che sarà utilizzato per ottenere “un omogeneo e adeguato strumento di valutazione dei manufatti in cemento amianto e delle conseguenti azioni da adottare”; l’atto passa a larga maggioranza, con l’astensione del gruppo Lega nord.

Per Stefano Scaramelli (Pd), presidente della commissione Sanità, «andiamo sempre più nella direzione della tutela dei cittadini». Per il consigliere Andrea Quartini (Movimento 5 stelle) è «un buon lavoro quello fatto in commissione», e anche i consiglieri Paolo Sarti e Tommaso Fattori hanno avanzato un voto favorevole definendo l’innovazione come «molto importante».

I consiglieri di Sì Toscana a Sinistra aggiungono però che «resta l’incredibile ritardo sulla redazione del piano regionale, come da noi ripetutamente chiesto e come previsto dalla legge del 2013. Invece di muoversi in maniera organica e complessiva si continua a procedere per piccoli passi (screening, algoritmi, mappature). Eppure è Arpat a ricordarci che ci sono ancora circa 800 edifici pubblici, 100 impianti industriali, 50 impianti dismessi contaminati dall’amianto, oltre a un numero imprecisato di edifici privati: una vera bomba ad orologeria, tenuto conto che il pericolo di usura e dispersione, con il passare del tempo e con i sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, aumenta, con gravi rischi per la salute». Dunque «la questione vera è realizzare il piano regionale previsto dalla legge, con gli adeguati e necessari finanziamenti da parte della Giunta regionale».

A che punto siamo? Come ricorda l’Arpat, la Legge regionale 51/2013 ha introdotto il Piano regionale di tutela dell’amianto come strumento conoscitivo e di governo, e con la DGR 130 del 16/02/2015 sono state approvate le azioni preliminari all’elaborazione di questo piano.

Leggi, piani e deliberazioni si susseguono, ma l’amianto rimane sempre lì. Dal 1992 in Italia ne è vietata per legge la produzione e commercializzazione. La stessa legge (257/1992) impone «alle regioni di adottare dei piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica per difendere dai pericoli derivanti dall’amianto». Anche in Toscana, che certo non è il fanalino di coda per quanto riguarda le politiche ambientali, dal secolo scorso sappiamo che sono presenti sul territorio almeno 2 milioni di tonnellate di amianto (di cui il 75% cemento-amianto e 25% friabile). Sappiamo anche che dobbiamo affrontare «una strutturale carenza di impianti per lo smaltimento» dei materiali bonificati. Eppure, mentre i monitoraggi si affinano, siamo molto indietro su entrambi i fronti, con il paradosso che ancora oggi continua a far più paura la presenza di una discarica dove conferire e gestire in sicurezza l’amianto che lo stesso eternit sfacciatamente presente sui tetti.

L. A.