A Santa Fiora oltre 500 cittadini, insieme a sindaci, sindacati e imprenditori

Anche la manifestazione sull’Amiata ha fatto il pieno per difendere gli incentivi alla geotermia

Balocchi: «Abbiamo una risorsa sotto i nostri piedi, un “petrolio” che però non inquina. E senza questa risorsa siamo col culo per terra: questa non è una piazza che chiede assistenza, ma che vuole lavorare»

[24 Dicembre 2018]

Ha mantenuto le aspettative la seconda manifestazione in difesa della geotermia e degli incentivi dedicati a questa fonte rinnovabile che il Governo – attraverso lo schema di decreto Fer 1 –  vorrebbe cancellare: sabato 22 dicembre i cittadini di Geotermia Sì hanno riempito piazza Garibaldi a Santa Fiora, sull’Amiata, riunendo oltre 500 persone attraverso una partecipazione trasversale che ha visto alternarsi sul palco imprenditori, sindacati e sindaci, sia dell’area geotermica tradizionale sia di quella amiatina.

«Manifestazioni simili mi riportano a 40 anni fa, alla fine delle miniere, quando tutti accorrevano al capezzale dell’Amiata – ha esordito Alfonso Cavezzini, già sindaco, in rappresentanza delle imprese amiatine – L’Amiata è orgogliosa di avere l’energia rinnovabile nelle proprie viscere. Adesso improvvisamente mi sento dire che la geotermia non è più una fonte rinnovabile. Il Governo del cambiamento passa per tutti no, che strano. Noi siamo invece qui per dire sì alla geotermia, che è una risorsa della nostra zona». Un messaggio che è stato ribadito con forza da ben undici sindaci presenti – senza dimenticare quelli di Radicondoli e Castellazzara, che non hanno potuto essere presenti ma hanno garantito la loro adesione all’iniziativa –, anche se non è mancata qualche stoccata verso i primi cittadini non presenti. Come ha riconosciuto il primo cittadino di Castelnuovo Val di Cecina, Alberto Ferrini, alcuni dei sindaci mantengono «una certa ambiguità, se qualcuno è contrario alla geotermia non prenda i soldi», ovvero quei 30 milioni di euro annui di risorse geotermiche, spesi a servizio dei territori.

Quella di Santa Fiora è stata però soprattutto una manifestazione propositiva, non del rancore. «Una manifestazione importante perché come già il primo dicembre a Larderello – ha sottolineato Monia Neri per conto dei sindacati – unisce due zone, distanti e diverse ma che hanno in comune questa grande risorsa, che è una ricchezza e non un flagello. Ma la fine degli incentivi non renderebbe più sostenibile fare investimenti in geotermia, in quanto il rischio d’impresa nelle attività minerarie e in particolar modo nella geotermia è elevatissimo. Da 350 milioni di euro in investimenti annui spesi da Enel (a fronte di 94,8 milioni di euro di incentivi erogati nel 2018, ndr) passeremmo a 80 milioni. Il che significherebbe mettere a rischio circa 2mila posti di lavoro», di cui «600 subito nell’indotto – ha aggiunto la rappresentante delle imprese dell’area tradizionale, Valentina Casalini – La geotermia è una risorsa rinnovabile, inesauribile è irrinunciabile per i nostri territori, che interessa 17 Comuni e 34 centrali, che vanno a coprire oltre il 30% della domanda elettrica Toscana. Senza incentivi si perderebbero anche le occasioni di investimenti in ricerca, grazie ai quali finora sono stati fatti grandi miglioramenti tecnologici anche dal punto di vista ambientale: per questo chiediamo che al più presto la geotermia tradizionale sia reintrodotta tra le rinnovabili da incentivare».

«Oggi in piazza ci sono solo alcuni sindaci – ha concluso il primo cittadino di Santa Fiora, Federico Balocchi – perché ormai da anni una continua campagna di denigrazione della geotermia ha portato paura. Mentre com’è stato detto i benefici ci sono per tutti. Dalla riconversione mineraria dell’Amiata è nato un sistema economico diverso basato sulla geotermia, e sinceramente io non ho capito perché dovremmo vergognarcene. Abbiamo una risorsa sotto i nostri piedi, un “petrolio” che però non inquina. E senza questa risorsa siamo col culo per terra. Questa non è una piazza che chiede assistenza, ma che vuole lavorare. La geotermia di oggi non è quella di 50 ma neanche di 10 anni fa, è migliore sotto ogni profilo grazie al lavoro delle nostre amministrazioni e di quelle che hanno preceduto, e dovrà migliorare ancora. Noi amiamo il nostro territorio, ci vogliamo lavorare e ci vogliamo vivere: ecco perché oggi ci siamo ritrovati qui».

Una lotta che continuerà anche nelle prossime settimane, grazie a tutti i sindaci che hanno chiesto di essere ascoltati al ministero dello Sviluppo economico e alla Regione Toscana che, in parallelo, sta portando avanti lo stesso percorso: «Daremo battaglia fino in fondo, insieme ai territori – ha detto il presidente Enrico Rossi intervenendo da Firenze – perché questa scelta scellerata bloccherà gli investimenti, anche quelli di tutela ambientale, danneggerà l’occupazione e per di più rappresenta un percolo per l’obiettivo di fare della Toscana una regione carbon-free entro il 2050». Un rischio che non solo i territori geotermici ma tutta Italia non può permettersi di correre, perché i cambiamenti climatici non aspettano.