Arpat, controlli sull’amianto aumentati del 64% nell’ultimo anno in Toscana

In crescita le verifiche effettuate dal centro specialistico dell’Agenzia regionale, ma mancano sul territorio gli impianti dove conferire i materiali bonificati

[20 Gennaio 2017]

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana è tornata a illustrare le attività portate avanti all’interno dei propri laboratori, soffermandosi in particolare su quelle inerenti i temi della bonifica dei siti contaminati, i rifiuti, l’amianto e la radioattività.

«La bonifica ed il risanamento del suolo, sottosuolo, acque superficiali e profonde, a volte compromessi irreversibilmente da attività antropiche gestite, soprattutto in passato, con scarsa attenzione all’ambiente, è materia – ricorda l’Arpat – del DLgs 152/2006 (parte IV, titolo V) che ha riordinato le disposizioni in materia, modificando profondamente l’iter procedurale degli interventi di bonifica. In questo settore le Arpa sono chiamate a verificare la corretta applicazione dei protocolli attraverso attività di campo e analitiche».

Durante gli ultimi due anni l’Agenzia toscana ha condotto un’attività particolarmente intensa, con un  incremento (nel 2015) dei «campioni provenienti dai siti contaminati del 15% per le acque e del 38% per i suoli» seguito (nel 2016) da un’ancor più marcata attenzione per quanto riguarda l’amianto.

«La presenza di manufatti in cemento-amianto – sottolineano dall’Arpat – può costituire un rischio per la salute dei cittadini e/o per la tutela ambientale in relazione alla probabilità di una dispersione di fibre di amianto in aria e/o sul suolo. Il centro specialistico di Arpat presso il laboratorio di Firenze effettua attività di prova a livello regionale su manufatti, rifiuti e suoli per la ricerca e la identificazione di fibre di amianto. Nel 2016 si è visto un incremento della attività pari al 64%».

A fronte di controlli sempre più serrati, a risultare deficitarie in Toscana continuano ad essere però le fasi successive, come del resto accade (con sfumature comunque sensibili a seconda dei territori esaminati) in tutta Italia. Sul nostro territorio sono noti e censiti almeno 1.145 siti che necessitano di essere bonificati dall’amianto, in una misura che – come già recitava il Piano regionale rifiuti del 1999 – stima il quantitativo corrispettivo in 2 milioni di tonnellate (75% cemento-amianto e 25% friabile).

Oltre alle risorse economiche necessarie a concludere le operazioni di bonifica, un rilevante ostacolo per liberare la Toscana dall’amianto sta nella «strutturale carenza di impianti per lo smaltimento». In altre parole, anche una volta tolto l’amianto (che una volta interrato in sicurezza in apposite discariche torna innocuo minerale) non abbiamo sul territorio i necessari impianti per occuparcene: anche per questo continua a rimanerne così tanto su tettoie, traghetti, scuole, nell’indifferenza generale.

L. A.