Case Passerini, il Tar della Toscana riapre la partita del termovalorizzatore

Ok alla richiesta di sospensiva arrivata tramite ricorso presentato da Q.Thermo, la Regione annuncia un contro-ricorso. La gestione dei rifiuti nell'imbuto delle carte bollate

[5 Giugno 2019]

Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) per la Toscana riapre una partita che va avanti da anni (o meglio rimane immobile) a ritmo di carte bollate: è arrivato l’ok alla richiesta di sospensiva arrivata tramite ricorso presentato da Q.Thermo – la società a maggioranza pubblica nata per progettare, realizzare e gestire il termovalorizzatore di Case Passerini – contro il diniego al rinnovo dell’Autorizzazione unica necessaria alla realizzazione dell’impianto deciso della Regione Toscana. Come si legge nella decisione (disponibile integralmente in allegato, ndr), il Tar accoglie la domanda cautelare di sospensiva fissando un’udienza pubblica il prossimo 17 dicembre per trattare nel merito la questione: «Appare necessario – osserva il Tar – procedere ad una riprogrammazione complessiva delle opere da realizzarsi nel territorio della Piana fiorentina, che effettui un coordinamento complessivo delle stesse in particolare per quanto attiene alle reciproche interferenze e alla definizione dei rispettivi compiti delle Amministrazioni locali interessate, secondo un criterio di efficacia che sembra essere mancato nell’azione amministrativa finora svolta».

Sullo sfondo rimane il consueto convitato di pietra: l’idea del termovalorizzatore di Case Passerini nasce per poter  trattare «fino a un massimo di 198.400 tonnellate di rifiuti urbani l’anno, ovvero il 25-30% dei rifiuti di tutta la Toscana centrale». Si tratta di rifiuti che i cittadini continuano a produrre, senza però che ci siano impianti in grado di gestirli secondo logica di sostenibilità e prossimità, e mentre non solo in Toscana ma in tutto il resto d’Italia vanno riducendosi le possibili allocazioni alternative, come documenta l’ultimo rapporto Assoambiente in materia.

La Regione Toscana da tempo ha però cambiato orientamento in materia, manifestando la volontà di trovare soluzioni alternative al termovalorizzatore di Case Passerini, e conferma oggi la rotta. «Faremo ricorso – affermano il presidente Rossi e l’assessore all’Ambiente Fratoni – Riteniamo fondato il diniego che abbiamo espresso alla richiesta di autorizzazione del termovalorizzatore che già era stato diniegato dal Consiglio di Stato. Soprattutto riteniamo, a fronte degli sviluppi tecnologici che si sono avuti nel frattempo, che la risposta al trattamento dei rifiuti urbani oggi non debba essere necessariamente solo quella di un impianto di termovalorizzazione».

Non sono però dello stesso parere le aziende di settore, che chiedono non “solo” un impianto di termovalorizzazione ma un approccio integrato alla filiera dei rifiuti: in Toscana «gli impianti di termovalorizzazione rimasti attivi sono solo cinque – spiegava recentemente sulle nostre pagine Alfredo De Girolamo, presidente Cispel Toscana –, e la loro capacità è circa la metà di quello che servirebbe a regime (fra il 25% ed il 30% secondo la nuova direttiva europea). La necessità dell’impianto nella area metropolitana di Firenze-Prato-Pistoia e dell’avvio di Scarlino appare sempre più confermata dai dati di Ispra».

Dalla Regione ribattono che «saranno illustrate già nelle prossime settimane» delle scelte per lo smaltimento dei rifiuti «che terranno conto delle nuove soluzioni impiantistiche per selezionare e recuperare materia e sviluppare la raccolta differenziata», anche se per chiudere il cerchio rimarrà comunque giocoforza l’esigenza di rivolgersi anche a impianti di recupero di materia e di smaltimento. Riguardo in particolare la decisione del Tar «da parte nostra – concludono Rossi e Fratoni – pensiamo che i giudici debbano fare i giudici, ma che tocchi alla politica, anche accogliendo l’invito a essere più efficaci, a prendere in mano in modo esplicito questa situazione ed assumersene le responsabilità». Sarebbe certamente l’opzione preferibile e più legittima, a patto di dare concreta risposta alla gestione dei rifiuti prodotti sul territorio, che tra urbani e speciali arrivano a 12,7 milioni di tonnellate l’anno: esattamente un anno fa il presidente Rossi annunciava la predisposizione di un nuovo Piano regionale rifiuti e bonifiche (Prb), e il documento continua ad essere accompagnato da trepidante attesa.