Da Eurac resarch uno studio per migliorare le scenario proposto nel Pniec

Clima, tra soli 10 anni l’Italia avrà esaurito il suo carbon budget per rimanere entro +1,5°C

«Per rispettare gli accordi di Parigi la velocità della decarbonizzazione del nostro sistema energetico andrebbe aumentata già prima del 2030»

[13 Dicembre 2019]

Per avere il 50% di probabilità di mantenere l’aumento medio della temperatura globale sotto i +1.5°C rispetto all’era pre-industriale, la popolazione mondiale potrà emettere ancora 480 miliardi di tonnellate di CO2. Da questa stima – pubblicata in un articolo su Nature a luglio 2019 – considerando il numero di abitanti di ogni Paese, i ricercatori del centro bolzanino Eurac research hanno ricavato che l’Italia potrebbe ancora emettere 3,8 miliardi di tonnellate di CO2. Il problema è che con il sistema energetico attuale, tra dieci anni (2029) l’Italia avrà esaurito la sua quota, ma secondo la politica industriale vigente l’obiettivo della decarbonizzazione sarà ancora molto lontano.

Nella giornata conclusiva della Cop25, oggi a Madrid, il ministero dell’Ambiente italiano e l’Ispra hanno presentato una prima strategia di decarbonizzazione del nostro Paese al 2050, pensata per raggiungere nei prossimi trent’anno l’obiettivo della carbon neutrality, ovvero un percorso in linea con il Green deal proposto pochi giorni fa dalla Commissione europea. Di fatto però l’Italia non si sta ancora muovendo in questa direzione: il Piano nazionale energia e clima (Pniec) che dovrà essere sottoposto all’attenzione europea entro fine anno prevede un taglio delle emissioni al 2030 di circa il 37% (a fronte di un obiettivo Ue del 40%) e di coprire il 30% dei consumi finali di energia attraverso le fonti rinnovabili (contro un target europeo del 32%). Se queste sono le basi, arrivare alla decarbonizzazione completa entro il 2050 diventa ancora più arduo.

Come migliorare? Per rispondere Eurac Research ha utilizzato un avanzato modello matematico basato sull’andamento orario della produzione e dei consumi di energia elettrica, termica e dei trasporti in un intero anno, individuando uno scenario alternativo (nominato “Advanced 2030”) che, a parità di costi di sistema energetico, riduce le emissioni di CO2 di un ulteriore 10% rispetto allo scenario Pniec. «Il nostro studio – spiega Wolfram Sparber, direttore dell’Istituto per energie rinnovabili di Eurac Research – mostra che fare meglio in termini di emissioni inquinanti è possibile ed è soprattutto una grande opportunità economica, al momento ancora poco sfruttata».

Secondo le stime dei ricercatori di Eurac Research, oggi il sistema energetico italiano costa circa 60,6 miliardi di euro l’anno (considerando i costi complessivi di generazione di energia e quelli per il consumo di combustibili), e per oltre la metà di questa spesa viene impiegata per acquistare combustibili fossili dall’estero (principalmente gas naturale e petrolio). In base al modello di Eurac research, i diversi interventi del Pniec faranno crescere il costo complessivo annuale del sistema energetico italiano circa del 5,4%: in questo contesto, i ricercatori propongono di ridurre le emissioni di CO2 di un ulteriore 10%, mantenendo invariata la spesa energetica, attraverso interventi ad ampio raggio: in particolare con una forte spinta della mobilità elettrica, delle rinnovabili per il settore elettrico e dell’efficienza energetica. La mobilità elettrica dovrebbe infatti toccare il 20% del totale dei veicoli, la capacità totale delle installazioni fotovoltaiche dovrebbe arrivare a 86 gigawatt e quella delle installazioni eoliche a 48 (oggi questi valori sono rispettivamente 19 e 9 circa). Oltre a questi interventi, lo scenario avanzato 2030 considera che il 30% degli edifici dovrebbe essere risanato dal punto di vista energetico.

Uno scenario che, inoltre, riduce i costi legati all’importazione di combustibili fossili di oltre 7,3 miliardi all’anno rispetto alla situazione attuale: risorse che possono essere investite nella produzione di energia rinnovabile in loco e soprattutto nell’efficientamento energetico degli edifici, creando posti di lavoro e sostenendo l’economia locale.

«Per rispettare gli accordi di Parigi la velocità della decarbonizzazione del nostro sistema energetico andrebbe aumentata già prima del 2030 – conclude David Moser, responsabile dello studio – È importante sottolineare che nei prossimi anni potrebbe essere il mercato a imporre un’accelerazione della transizione energetica: stiamo assistendo a una diminuzione importante dei costi delle principali fonti rinnovabili che potrebbe farle diventare a breve il modo più economico di produrre energia».