Come trasformare i rifiuti edili in maschere antigas e attrezzature sportive

Materiali compositi rinforzati con fibre di carbonio provenienti da edilizia, trasporti ed energia possono trovare nuovi utilizzi

[1 Giugno 2018]

Ogni anno vengono portate in discarica o gettate nell’ambiente enormi quantità di materiali da costruzione provenienti da demolizioni e che potrebbero essere riciclati per diventare nuovi prodotti.  Horizon The EU Research & Innovation Magazine fa l’esempio di Kenny Vanreppelen, un ricercatore di prodotti rinnovabili e fondatore della start-up  belga Act & Sorb che, dopo aver toccato con mano aquanto è difficile riciclare i mateiali edili scartati mentre ristrutturava la sua casa, ha avviato il progetto FibreCarb per riciclare i pannelli di fibre riciclate

Vanreppelen spiega: «A fine vita di un edificio o ristrutturandolo probabilmente avrete come rifiuti pannelli di fibra di legno che, a questo punto, non sono riciclabili: possono essere solo bruciati o portati in discarica. Ma abbiamo sviluppato un processo da utilizzare per creare un prodotto chiamato carbone attivo, che viene usato come filtro nei depuratori dell’’acqua o nelle maschere antigas».

I rifiuti dell’industria delle costruzioni rappresentano circa la metà degli 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi che producono ogni anno i centri urbani in tutto il mondo, più o meno quanto la quantità di materiali che ci sono all’interno di 4,5 milioni di case a un piano, sufficienti a ospitare quasi l’intera popolazione del Belgio.

L’estrazione di materie prime e la produzione di nuovi prodotti per gli edifici, insieme alla stessa edilizia, è responsabile anche del 3-6% del consumo energetico mondiale e di una parte significativa delle sue emissioni di CO2. Si tratta di  un evidente danno all’ambiente e all’economia che sta portando  a cercare modi per utilizzare meglio i rifiuti provenienti dall’edilizia.

Act & Sorb sta cercando di risolvere i problemi posti dai pannelli di fibra a media densità (Medium-density fibreboard –  Mdf) che vengono comunemente utilizzati nelle pareti degli edifici e nei mobili. Gli Mdf sono in gran parte costituiti da fibre di legno, sottoprodotto della fresatura,  altrimenti inutilizzabili, miscelate con resine e cera, riscaldate e pressate insieme. Ma le olle utilizzate per produrre gli Mdf li rendono difficili da riciclare dopo l’uso.

Act & Sorb ha sviluppato un processo che  utilizza la carbonizzazione per riscaldare gli Mdf ad alte temperature in assenza di ossigeno, scomponendoli in carbone e gas. Il carbone viene quindi riscaldato ulteriormente e lavorato secondo le specifiche del cliente per creare carbone attivo su misura.

Vanreppelen sottolinea che «L’Europa butta via ogni anno 11 milioni di tonnellate di pannelli di fibre mentre a livello mondiale ne vengono scartati più di 70 milioni di tonnellate. Ma rendere questo spreco utile non è solo ecologicamente avvincente: attualmente inviare una tonnellata di pannelli di fibre in discarica costa circa 50 euro e la grande maggioranza di Mdf  viene smaltita in questo modo». Oltre a ridurre i rifiuti nell’ambiente, riciclare gli Mdf ha vantaggi economici, visto che il mercato del carbone attivo è in piena espansione.

Secondo  Vanreppelen, «I benefici ambientali possono andare oltre la riduzione dei rifiuti in discarica. Il gas prodotto durante lo stadio di pirolisi, quando il materiale viene distrutto ad alta temperatura, può essere catturato e utilizzato per alimentare il processo, eliminando la necessità di utilizzare combustibili fossili. L’utilizzo di Mdf e altre forme dei rifiuti di truciolato riduce anche il numero di alberi abbattuti per fornire il legno che viene comunemente utilizzato per produrre carbone attivo».

Dopo aver condotto con successo un trial run in Australia finanziato del,l’Unione europea, Act & Sorb ha in programma di costruire il suo primo impianto in Europa nel 2020 e sta anche ricercando altri rifiuti da utilizzare.

Horizon evidenzia che «Il desiderio di riciclare i  rifiuti commerciali è il riflesso di una crescente consapevolezza che la nostra cultura del buttare via è insostenibile e sta inducendo le industrie ad abbandonare lo smaltimento o il degrado graduale e l’eventuale conferimento in discarica dei materiali e il riciclaggio ripetitivo tradizionale. Molte industrie stanno ora studiando il potenziale per costruire un’economia circolare, in cui le risorse non vengono mai gettate come rifiuti, ma invece vengono trasformate in un altro prodotto al termine del loro uso iniziale. Un modo fondamentale per raggiungere questo obiettivo consiste nel progettare prodotti che possono essere facilmente smontati prima di essere riproposti o riparati. Ad esempio, case progettate con componenti modulari che in seguito possono essere  rimosse più facilmente, intatte, quando la casa viene smontata e riciclata o riutilizzata in un nuovo edificio».

Marcello Colledani, professore associato di Manufacturing Technology al  Politecnico, ha detto a Horizon che «Anche un secondo approccio è di vitale importanza: lavorare  a stretto contatto con le aziende che potrebbero potenzialmente trovare un utilizzo per materiali riciclati».

Colledani è il coordinatore del progetto di FiberEUse, una collaborazione tra imprese e centri di ricerca di Italia, Austria, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania e Finlandia che punta a «dimostrare come i materiali compositi rinforzati con fibre di carbonio provenienti da settori come l’edilizia, i trasporti e l’energia possano trovare nuovi utilizzi quando raggiungono la loro fine vita tradizionale».

Per dimostrare la sostenibilità finanziaria del loro riutilizzo, FiberEUse sta sviluppando una gamma di prodotti a valore aggiunto, come attrezzature sportive e componenti per auto, in vetro e compositi polimerici rinforzati con fibra di carbonio. Colledani. spiega: «Alla fine del progetto svilupperemo una libreria fisica e digitale di prodotti, che presenteremo in occasione di eventi come la Milano Design Week e le industrie di costruzione, auto e nautica».

Tra gli approcci sviluppati dal progetto c’è quello che ricorre al riciclo meccanico per creare nuovi articoli sportivi e creativi, come graffe da polso da snowboard stampate in 3D o pezzi di design per interni prodotte da materiali compositi da costruzione e da consumo. Il progetto sta anche utilizzando  la pirolisi per creare nuovi componenti automobilistici dalle vecchie pale eoliche e sta persino sviluppando metodi per riparare e rigenerare i componenti leggeri in fibra di carbonio che si trovano nella maggior parte delle auto moderne.

Colledani evidenzia che »La grande sfida di questo progetto è la capacità di innovare partendo da diverse direzioni e dimostrare che il riutilizzo di materiali compositi è possibile perché è economicamente sostenibile».

Il consorzio FibreEUse ha iniziato a lavorare nel 2017 su questi progetti dimostrativi, ma il progetto ha anche un’altra priorità: «una piattaforma online basata sul cloud per facilitare un mercato a economia circolare per i materiali compositi» e spera che »ciò contribuisca a garantire sia forniture continue di composti di scarto di vari settori, sia un mercato per i prodotti finali che possono essere prodotti».

Colledani, che spera che il progetto possa aprire la possibilità di nuove partnership commerciali, conclude: «Il problema è spesso che i diversi settori non parlano tra loro, anche se usano materiali comuni e hanno il potenziale per creare catene di valori circolarirnire aprirà possibilità di nuove partnership commerciali. Nel caso della nostra partnership automobilistica, stiamo davvero iniziando da zero. La nostra gente sta aiutando a ripensare i modelli di business della rigenerazione dell’auto con l’utilizzo di materiali compositi: immaginate di avere un incidente in auto, potreste  persino riutilizzare la porta composita della macchina danneggiata con una riparazione personalizzata».