Con l’emergenza coronavirus sta diminuendo l’inquinamento a Firenze? Ecco l’analisi Arpat

Gli effetti di limitazione delle attività antropiche connesse all’emergenza sanitaria Covid-19 sembrano rilevabili prevalentemente nella postazione urbana traffico

[27 Marzo 2020]

Le misure di distanziamento sociale imposte per contenere l’epidemia da coronavirus Sars-Cov-2 hanno avuto effetti sulle concentrazioni di inquinanti atmosferici in Cina, in Europa e in Italia, ma un’analisi puntuale del contesto toscano finora non era disponibile. L’unico dato nel merito è stato diffuso la scorsa settimana dal sindaco Dario Nardella: «A Firenze diminuzione drastica del biossido di azoto e traffico diminuito quasi del 70%. Noi restiamo a casa e anche la natura ringrazia». Oggi però il Centro regionale tutela qualità dell’aria di Arpat ha potuto fornire le prime indicazioni di dettaglio sull’andamento della qualità dell’aria nell’agglomerato fiorentino tramite una postazione di traffico (FI-Gramsci) e una urbana fondo (FI-Bassi), permettendo un’analisi più approfondita del fenomeno.

Arpat ha analizzato gli andamenti delle medie orarie o giornaliere di particolato PM10 e PM2,5, biossido di azoto (NO2) e benzene nell’agglomerato di Firenze dal 19 febbraio al 22 marzo 2020: secondo l’Agenzia «il periodo di tempo trascorso dall’inizio dell’attuazione di azioni per fronteggiare la propagazione del coronavirus Sars-Cov-2 è molto ridotto per effettuare valutazioni rigorose sugli effetti di alcuni interventi sulla qualità dell’aria», anche se le «variazioni dei livelli di concentrazione di alcuni inquinanti relative al mese di marzo 2020 risultano evidenti per il sito di traffico urbano, in particolare per il biossido di azoto, benzene e in misura minore per il materiale particolato PM10 per i quali si assiste ad un decremento dei valori. Non si rilevano al momento invece discontinuità analogamente significative per il sito di fondo».

Più nel dettaglio, per quanto riguarda il PM10 «nel periodo esaminato i valori sono contenuti e non risultano evidenti diminuzioni tali da poter essere certamente attribuite alla drastica diminuzione del traffico; come previsto in questo periodo è normalmente in atto il cambiamento della circolazione atmosferica da invernale a primaverile che ha una influenza fondamentale sulle concentrazioni degli inquinanti. Inoltre il particolato deriva da componenti primarie e secondarie per cui è molto più complessa la valutazione degli effetti delle attuali azioni intraprese per l’emergenza Covid 19». In ogni caso, da Arpat rilevano che per il PM10 «a marzo si registrano per la stazione di traffico concentrazioni significativamente più basse per il 2020 rispetto al triennio, mentre la stazione di fondo ha una distribuzione simile a quella del triennio». Per il PM2,5, invece, «sostanzialmente al momento non è possibile trarre alcuna conclusione».

Per quanto riguarda il benzene, invece, emerge una «compatibilità delle distribuzioni del 2020 con quelle del triennio con l’eccezione della distribuzione di FI-Gramsci di marzo. A marzo 2020 infatti si registra un abbassamento dei livelli che rispetto agli altri mesi rendono la distribuzione di FI-Gramsci più simile alla distribuzione di FI-Bassi».

Osservando i trend relativi al biossido d’azoto, citati da Nardella la scorsa settimana, da Arpat spiegano che se a gennaio e a febbraio le distribuzioni di FI-Bassi e FI-Gramsci sono compatibili con quelle del triennio, a marzo «mentre per la stazione di Fi-Bassi non si osservano differenze, per la stazione di FI-Gramsci la diminuzione è rilevante […] Da notare, di nuovo, che la stazione di fondo, rispetto a quella di traffico, ha valori più “stazionari” sia nell’andamento mensile che nel rapporto tra anni diversi».

In conclusione, le variazioni dei livelli di concentrazione di alcuni inquinanti relative al mese di marzo 2020 «risultano evidenti per il sito di traffico urbano, in particolare per il biossido di azoto, benzene e in misura minore per il materiale particolato PM10 per i quali si assiste ad un decremento dei valori.

Al momento le discontinuità non sono chiare ed evidenti per il sito di fondo, il quale non è influenzato direttamente dalle emissioni di traffico veicolare, ma piuttosto dall’insieme delle sorgenti emissive dell’area. Tale contesto – affermano da Arpat – evidenzierebbe che gli effetti di limitazione delle attività antropiche connesse all’emergenza sanitaria Covid-19 siano rilevabili prevalentemente nella postazione urbana traffico. Una popolazione maggiore di dati, valutazioni sulle condizioni meteorologiche e approfondimenti sulle fonti emissive permetteranno di rendere più solide queste prime valutazioni».