Riceviamo e pubblichiamo

Covid-19 e la gestione dei rifiuti

[6 Aprile 2020]

Il 22 aprile si celebrerà il 50esimo anniversario della Giornata della Terra. La pandemia in atto dovrebbe farci riflettere sull’impatto antropico sul nostro pianeta: dalla deforestazione alla riduzione della biodiversità, dalla degradazione degli habitat al consumo di suolo e alla diffusione di specie alloctone fino all’incremento della produzione dei rifiuti.

Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, infatti, la chiusura e il rallentamento di molte attività industriali hanno determinato la saturazione degli stoccaggi sia di impianti di riciclo, sia di impianti di gestione rifiuti come il TMB (trattamento meccanico biologico) e i termovalorizzatori.

Inoltre, l’aumento della diffusione di dispositivi di protezione (mascherine e guanti) sta generando un picco nella produzione dei rifiuti sanitari.

Tutto ciò causerà delle implicazioni gravissime sulla filiera della raccolta differenziata e sull’intero sistema di gestione dei rifiuti urbani e speciali. Tali problematiche sono prevalentemente legate ad una carenza di possibili destinazioni per specifiche tipologie di rifiuti, all’assenza di una dotazione impiantistica specifica, alla carenza di dispositivi individuali di protezione per tutti gli addetti del settore e, nel caso dei rifiuti urbani, a difficoltà organizzative e logistiche causate dalla deviazione di alcuni flussi della raccolta differenziata a quella indifferenziata (ad esempio fazzoletti, rotoli di carta, teli monouso, ecc).

Tuttavia, anche le nostre azioni individuali possono ridurre i problemi ambientali sopra menzionati e individuare nuove soluzioni. Infatti, piccoli gesti come la riduzione al minimo degli sprechi alimentari possono promuovere un uso responsabile delle risorse della Terra.

Per le imprese, invece, occorre predisporre delle ordinanze di emergenza al fine di incrementare la capacità annua di stoccaggio, nonché quella istantanea. Si ritiene necessaria la predisposizione di una proroga ai criteri per il deposito temporaneo di rifiuti stabiliti ai sensi dell’articolo 183, comma 1, lettera bb) del decreto legislativo n. 152 del 2006. Per il deposito temporaneo le autorità competenti potrebbero consentire fino ad un quantitativo massimo doppio di quello individuato dal predetto articolo e un quantitativo temporale massimo non superiore a 18 mesi.

Le autorità competenti, inoltre, potrebbero consentire il deposito dei rifiuti urbani presso i centri di raccolta comunali fino ad una durata doppia di quella individuata ai sensi dell’Allegato I, punto 7.1 del decreto 8 aprile 2008, nonché l’aumento della capacità annua ed istantanea di stoccaggio, nel limite massimo del 20%, fermo restando il rispetto delle disposizioni in materia di prevenzione incendi, nonché degli altri requisiti e condizioni previsti dal predetto decreto.

Occorre, infine, incrementare la capacità termica consentita di tutti gli impianti di incenerimento al fine di garantire il prioritario avvio dei rifiuti urbani indifferenziati provenienti dalle abitazioni in cui sono presenti soggetti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena.

Al termine della pandemia, invece, sarà necessario incentivare l’economia circolare attivando un mercato delle materie prime seconde e dei prodotti realizzati con materiali provenienti dal riciclo, nonché irrobustire la disponibilità d’impianti sul territorio per poter chiudere la gestione integrata di tutti i rifiuti che produciamo. Dall’analisi dei dati Eurostat 2018 si evidenzia però che il tasso di circolarità [1], indicatore fondamentale in grado di illustrare la diffusione dell’economia circolare, in Italia è diminuito rispetto al 2014 (18.5%), mentre in Francia, in Germania e nel Regno Unito è incrementato (fig. 1).

L’Italia importa più materie prime riciclate di quante ne esporti. L’economia circolare in Italia, nonostante abbia raggiunto nel recente passato risultati importanti, non è ancora ampiamente sviluppata.

Inoltre, nel 2019 l’Italia ha aggiornato la Strategia nazionale per la bioeconomia ma, a differenza di altri Paesi europei, non si è ancora dotata di una Strategia nazionale e di un Piano di azione per l’economia circolare. Infatti, in merito al tema dell’economia circolare, è stato elaborato solamente il Documento di inquadramento e di posizionamento strategico “Verso un modello di economia circolare per l’Italia“.

[1]: Il tasso di circolarità misura il rapporto tra la quantità di materie prime secondarie derivate dal riciclo e il consumo interno complessivo di materiali. 

di Ilaria Falconi*

*Tecnico ISMEA presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Consigliere Nazionale SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), Consigliere SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) Sez. Lazio.