Urgono sostegni economici al settore, che va ripensato per far fronte alla crisi

Covid-19, senza un Piano per il trasporto pubblico ci sarà un ritorno massiccio all’auto privata

De Girolamo (Cispel): «Centrale è riprogrammare gli orari di lavoro e di scuola per evitare i picchi e normalizzare la curva di utenza. Serve poi agevolare in tutti i modi la mobilità pubblica rispetto a quella privata»

[22 Aprile 2020]

Il settore del trasporto pubblico locale (tpl), dalle grandi città ai piccoli comuni, sta subendo gravi conseguenze dall’emergenza Covid-19. I servizi considerati non interrompibili sono stati fortemente ridimensionati dalle autorità competenti, la domanda di trasporto è crollata dall’inizio del lockdown (una media del 50% con punte fino al 90%) a causa della chiusura di scuole e attività economiche e della difficoltà per chi lavora di utilizzare un mezzo considerato pericoloso. Una perdita economica per il settore stimato in circa 200 milioni al mese.

Lo stato di crisi del trasporto pubblico è sotto gli occhi di tutti, con le sue specificità. Crollo dei ricavi da biglietto, riduzione drastica dei corrispettivi ai gestori in caso di contratti che prevedevano un collegamento fra km svolti e trasferimenti. Al tempo stesso i costi di funzionamento non si sono ridotti in modo proporzionale, anche per la difficoltà di molte aziende di utilizzare gli ammortizzatori sociali per i dipendenti che non svolgono più attività.

Ma ancora più preoccupanti appaiono le prospettive per le prossime settimane e mesi, in vista di una graduale riapertura.

Da un lato è evidente che non potrà esserci riapertura di scuole e attività economiche senza un funzionamento normale del sistema dei trasporti pubblici su gomma e ferro. Ma al tempo stesso bus, tram e treni sono luoghi in cui sarà molto difficile garantire la distanza di sicurezza di 1 metro (o addirittura 1,8 metri) e per molti mesi i cittadini nutriranno molti dubbi sull’utilizzo dei mezzi pubblici.

Ci vorrà tempo a riabituarsi al loro uso. I danni di fiducia che Covid-19 produrrà al settore dureranno molto tempo. Al tempo stesso la probabile diffusione del lavoro agile potrebbe produrre nelle prossime settimane una riduzione fisiologica della domanda di trasporto.

Il settore quindi uscirà profondamente trasformato da questa crisi Covid-19; le politiche pubbliche e le scelte aziendali dovranno quindi modificarsi ed adeguarsi alla nuova situazione. Importante è scongiurare il rischio di un ritorno massiccio all’uso dell’auto privata (considerata probabilmente più sicura), con conseguenze drammatiche sull’inquinamento atmosferico e la congestione del traffico specie nelle aree urbane, per non parlare dell’aumento dei costi per i cittadini.

Oggi l’uso dell’auto è ancora prevalente nella mobilità italiana (81,5% degli spostamenti), negli ultimi anni si erano fatti passi avanti nello spostare gradualmente i comportamenti dei cittadini, ma l’emergenza Coronavirus rischia di vanificare gli sforzi fatti.

Un Piano nazionale sul trasporto pubblico è urgente, per poter definire poi le scelte locali, basato sul lavoro di una “Cabina di regia nazionale”, che si articoli poi in “Cabine di regia locali”. Un piano che protegga e rilanci il settore ed eviti un pericoloso ritorno a modalità di trasporto poco sostenibili. Un Piano che deve essere al centro della strategia di ripartenza del Paese.

L’Associazione nazionale di settore Asstra ha avanzato al governo alcune proposte. Servono aiuti economici al settore per un minimo di 800 milioni di euro, per scongiurare il fallimento di molte società, attraverso misure descritte nel dettaglio.

Un primo accordo con il governo sembra andare in questa direzione, almeno per 600 milioni. Ma servono accanto alle misure economiche anche interventi radicali funzionali al rilancio del trasporto pubblico: punto centrale è riprogrammare gli orari di lavoro e di scuola nelle città e nei territori, per evitare i picchi e normalizzare la curva di utenza, anche aumentando il numero delle corse.

Serve poi agevolare in tutti i modi la mobilità pubblica rispetto a quella privata, potenziando le corsie preferenziali, migliorando le regolazioni semaforiche, potenziando i servizi di infomobilità, introducendo servizi a chiamata specie per le aree industriali.

Un punto cruciale sarà definire regole certe e chiare, a livello nazionale e non certo regionale e locale, su come si attua il distanziamento nei servizi di tpl. Se nei treni le modalità sono più semplici (prenotazione del posto, sedili alternati), negli autobus e sui tram, specie nelle linee urbane, è più complicato. Occorrono delle linee guida chiare che definiscano bene ruoli e responsabilità.

La richiesta è chiara: serve un Piano specifico per il settore, il trasporto delle persone è centrale nella fase di riapertura di scuole, attività economiche e ricreative delle prossime settimane. Ma al tempo stesso servono scelte di medio lungo periodo, per pensare un trasporto pubblico locale nuovo, organizzato in modo diverso.

di Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana