Dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente il quadro aggiornato sui Sin toscani

All’interno della nostra Regione, tra Sin, Sir e altri siti minori, sono 17.272 gli ettari in attesa di essere bonificati

[28 Settembre 2017]

In Toscana sono attualmente presenti 4 Siti di interesse nazionale (Sin), ai quali si aggiungono 3 di interesse regionale (Sir) e altri 3.958 siti “minori” interessati da procedimenti di bonifica: complessivamente, si tratta di ben 17.272 ettari in attesa di bonifiche. Di cosa stiamo parlando, esattamente? Le osservazioni più aggiornate in materia sono quelle pubblicate dall’Arpat all’interno del suo ultimo Annuario dei dati ambientali (di cui abbiamo dato conto qui: https://shar.es/1Vl30i), che nell’edizione appena pubblicata di AmbienteInforma (il notiziario settimanale del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, Snpa) vengono integrate con quanto emerso in occasione delle audizioni della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti effettuate sul tema, interpellando proprio Arpat. Riportiamo di seguito l’analisi proposta circa i 4 Sin toscani.

Relativamente al Sin di Massa e Carrara questo è composto da 4 diverse aree: Syndial spa, ex Ferroleghe, ex Farmoplant, Solvay spa.

Syndial spa: si tratta di un ex stabilimento chimico sviluppato su di un’area di circa 170.000 m2, chiuso nel 1984. A seguito del fermo dello stabilimento sono iniziate le attività di bonifica dell’area. Nel corso degli ultimi anni sono state intraprese da parte di Syndial misure di messa in sicurezza del suolo e sottosuolo e delle acque di falda. Il Progetto operativo di bonifica della falda del sito di Avenza presentato da Syndial Spa è stato approvato da parte del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ad inizio 2016 e sono in corso i lavori propedeutici all’avvio del progetto. Per il suolo e sottosuolo il Progetto è attualmente al vaglio del Ministero e degli enti interessati. La bonifica dei suoli prevede interventi per lotti ed una durata dei lavori preventivata in circa 48 mesi.

Ferroleghe: si tratta di un ex insediamento industriale, per una superficie complessiva di circa 150.000 m2, che ha prodotto Carburo di calcio e sintesi di Calciocianamide e successivamente ferro-cromo. Negli anni ‘90 gli impianti sono stati chiusi e a fine del 1999 è stato presentato il progetto di bonifica dell’area. Successivamente sono iniziati i lavori di demolizione dei fabbricati e smaltimento dei rifiuti presenti nell’area, che hanno interessato principalmente la zona ad ovest del sito. Nella parte ad est del sito, caratterizzata da una notevole quantità di rifiuti soprassuolo e sottosuolo (fanghi denominati di “lagunaggio”), sono stati intrapresi solo in minima parte i lavori che poi, già da diversi anni, si sono fermati. A partire dal 2006 Ferroleghe, quale misura di messa in sicurezza di emergenza della falda, ha attivato lavori di realizzazione di idonea barriera idraulica in posizione di valle idrogeologico sul confine di proprietà, per contenere all’interno della proprietà le acque sotterranee che hanno evidenziato superamenti dei limiti per alcuni parametri, in particolare cromo esavalente.

Farmoplant: è un ex stabilimento, esteso su di un’area di circa 550.000 m2 (230.000 m2 occupati da impianti produttivi) che ha prodotto prima fertilizzanti e prodotti inorganici e poi principalmente fitofarmaci. Nel 1988 è stato chiuso e sono iniziate le procedure per la bonifica dell’area. Per quanto riguarda il suolo, lo stabilimento fu suddiviso in aree funzionali, in qualche modo riconducibili ad aree di inquinamento omogeneo. A seguito delle indagini fu riscontrata la presenza di inquinanti di due tipi (fenoli e metalli pesanti) e furono quindi previste una serie di azioni per la bonifica del suolo e del sottosuolo. A metà anni ‘90 la Regione Toscana ha certificato l’avvenuta bonifica dell’ex area industriale con alcune prescrizioni e vincoli d’uso di alcune parti del sito. I controlli ambientali sono però proseguiti successivamente, in funzione del frazionamento, lottizzazione e vendita di singoli lotti di terreni a soggetti privati per il riutilizzo industriale.

Solvay Chimica Italia Spa: si tratta di un sito industriale attivo su un’area di 250.000 m2; il ciclo produttivo più importante è quello di riduzione della barite naturale a solfuro di bario. Nel 2005 è stato approvato il piano di caratterizzazione dell’intero sito Solvay, comprensivo sia della superficie dello stabilimento che della zona di stoccaggio materiali da lavorazione, un’area ai confini dello stabilimento formatasi nel corso degli anni. Per quanto riguarda l’area di stoccaggio materiali i lavori al momento sono quasi conclusi. Per quanto attiene i terreni dello stabilimento, sono in corso i lavori di bonifica. Nelle acque di falda sono stati registrati superamenti per cui sono stati intraprese indagini integrative e campagne di monitoraggio all’interno e all’intorno del sito Solvay. Le indagini hanno rilevato superamenti dei limiti per alcuni parametri anche in punti di monitoraggio esterni al sito, sia a monte che a valle dello stabilimento.

Relativamente al Sin di Livorno questo è composto da tre aree: centrale termoelettrica Enel, Raffineria di petrolio Eni e aree marino-costiere ubicate all’esterno delle dighe foranee.

Centrale Enel: si estende su un’area di circa 12 ettari; attualmente nel sito la produzione di energia elettrica a partire da olio combustibile non è più attiva. Nel 2005 è stato presentato il Piano di Caratterizzazione dando avvio all’iter tecnico procedurale della bonifica del sito.
Sul sito sono stati attivati interventi di Messa In Sicurezza di Emergenza delle falda superficiale consistenti in 13 pozzi di emungimento delle acque sotterranee che sono quindi periodicamente conferite ad impianto autorizzato al trattamento di rifiuti. Dal 2015 ENEL esegue attività di monitoraggio delle acque sotterranee con analisi chimica per la determinazione dei parametri che hanno fatto registrare superamenti delle CSC.

Raffineria Eni: l’insediamento produttivo si estende su un’area complessiva di circa 182 ettari. Nel 2004 è stato presentato e successivamente eseguito il Piano di caratterizzazione del sito; attualmente è in fase di valutazione l’Analisi di rischio del sito, sia per i terreni che per le acque, e il Progetto di messa in sicurezza operativa della falda superficiale. Sul sito sono stati attivati interventi di messa in sicurezza delle falda superficiale attraverso 42 sistemi di pompaggio. A oggi, tutte le acque emunte dai sistemi di messa in sicurezza sono inviate all’impianto di trattamento reflui di Raffineria, come autorizzato nell’AIA rilasciata.

Il Sin di Piombino, per una superficie totale di circa 928,4 ha a terra e 2015 a mare, comprende principalmente un polo industriale di notevoli dimensioni, l’area portuale, l’area della centrale termoelettrica Enel Torre del Sale, dismessa nel marzo 2015, l’area marina antistante e le discariche di rifiuti esaurite di “Poggio ai Venti”. L’attività industriale che principalmente ha insistito sul sito è quella siderurgica, dismessa nel 2014. Tra le attività industriali attualmente in esercizio ci sono la lavorazione di laminati e la produzione di tubi in acciaio. I contaminanti nei suoli e nelle acque sotterranee hanno origine essenzialmente dalla presenza del riporto siderurgico messo a dimora nei decenni passati con uno spessore di circa tre metri sull’originario piano di campagna. Nel SIN sono presenti complessivamente 31 siti di cui 4 a mare.

Il Sin di Orbetello comprende l’area Ex Sitoxo e si estende a tutta l’area lagunare e ad aree a terra. Include aree demaniali e private. I procedimenti di bonifica presenti all’interno del SIN sono 15.