È arrivato il momento di fare i conti con l’ecoinnovazione

Il termine è sempre più diffuso, ma non esiste neanche una definizione universalmente accettata. Dal “Manuale di Maastricht sulla misurazione dell'ecoinnovazione per un'economia verde” una proposta su 4 pilastri per andare oltre

[3 Gennaio 2020]

I dati recentemente messi in fila dall’Istat sulle performance di produttività che l’Italia è stata capace di raggiungere negli ultimi decenni mostrano con sintetica, grande chiarezza l’abisso che si è aperto sul piano economico tra il nostro Paese e i principali competitor internazionali: nel periodo 1995-2018 la produttività del lavoro ha registrato una crescita media annua dello 0,4%, e quella del capitale un calo medio annuo dello 0,7%. Numeri da incubo che testimoniano come il motore del nostro attuale modello di sviluppo sia bloccato da ben prima che arrivasse la crisi economica del 2008 con i suoi strascichi ad aggravare la situazione, e che impone oggi un cambio rotta: il Governo in carica ha annunciato – con tutti i limiti arrivati poi all’atto pratico, ad esempio in legge di Bilancio – di voler perseguire la strada della riconversione ecologica attraverso il Green new deal, ma sarà ben arduo muovere in questa direzione senza far leva sull’ecoinnovazione.

Come testimoniano dall’Unione europea «per essere un’economia avanzata, l’Italia dispone di risorse naturali molto limitate. Il settore manifatturiero italiano è forte, ma il costo delle materie prime importate e la relativa incidenza sul costo finale dei prodotti sono alti. Per tale motivo, tramite iniziative ecoinnovative si potrebbe aumentare la produttività delle risorse e promuovere l’ecoinnovazione in riferimento a processi, prodotti e modelli di consumo».

Ma che cos’è, nei fatti, l’ecoinnovazione? Una comprensione di cosa si celi dietro questo termine è un esercizio importante per fissare lo stato dell’arte e fornire una guida per riflessioni ed analisi future: per questo sotto l’egida di Inno4sd – acronimo di Innovation for sustainable development network, che ha recentemente tenuto il suo ultimo simposio annuale a Città del Messico – è stato recentemente realizzato il Manuale di Maastricht sulla misurazione dell’ecoinnovazione per un’economia verde. Frutto di anni di lavoro da parte di un team internazionale di ricercatori (tra i principali partner di Inno4sd in Italia figura ad esempio l’Università di Ferrara) il Manuale si propone di offrire indicazioni sulla misurazione dell’ecoinnovazione, in modo da fornire dati di alta qualità per la ricerca e le politiche a sostegno della green economy, e in particolare suggerisce linee guida per la misurazione statistica dell’ecoinnovazione.

Non un’operazione da poco, in quanto a livello globale ad oggi non esiste neanche una definizione universalmente accettata di econoinnovazione, comunemente indicata con l’introduzione di un nuovo prodotto o processo produttivo o ancora sistema gestionale, che non solo è in grado di migliorare gli impatti ambientali di un’attività economica ma permette contestualmente un miglioramento delle performance economiche dell’impresa o dell’impianto che la introduce.

Non a caso il Manuale di Maastricht discute la necessità di uno standard internazionale per la definizione di “ecoinnovazione” e la creazione di un sistema di misurazione a quattro pilastri per valutare il contributo reso all’economia verde. «In primo luogo – si afferma nel Manuale – è necessaria una definizione standard di ecoinnovazione, accettata e applicata da tutti i Paesi, per fornire indicazioni per la raccolta e l’interpretazione dei dati sull’ecoinnovazione e per garantire la comparabilità internazionale». Da parte sua, il Manuale propone un sistema di misurazione a quattro pilastri, composto da indicatori ambientali, indicatori di ecoinnovazione, indicatori di eco-policy, indicatori di benessere socio-economico.

«La logica dietro i sistemi di indicatori a 4 pilastri – argomenta il rapporto – è la seguente. Gli indicatori ambientali forniscono la base per misurare gli effetti delle attività di ecoinnovazione e delle politiche ecologiche. Sono necessarie misure di eco-policy per determinare l’influenza delle politiche sulle prestazioni ambientali attraverso l’ecoinnovazione e per identificare lacune nelle politiche in cui è necessario agire. Gli indicatori sul benessere socioeconomico costituiscono un quarto tipo che non riguarda la catena dei risultati dell’innovazione, ma che può svolgere un ruolo prezioso nel garantire che i passaggi a un’economia sostenibile non comportino effetti collaterali indesiderati come una maggiore disuguaglianza». Si tratta di una proposta molto ambiziosa – in particolare gli indicatori di eco-policy rappresentano una sfida aperta –, ma se l’intento è quello di traguardare la transizione ecologica non possiamo evitare di fare sul serio i conti con l’ecoinnovazione.

L. A.