Ecco lo studio più aggiornato sugli aspetti ambientali e sociali della geotermia in Italia

Dieci ricercatori del Cnr, Enel Green Power e della Fondazione Toscana Life Sciences hanno elaborato una «descrizione esaustiva» degli impatti legati alla coltivazione della risorsa rinnovabile geotermica

[11 Gennaio 2019]

Recentemente è stato pubblicato sulla rivista Geothermics (edita dalla prestigiosa casa editrice Elsevier) un importante studio sullo stato della geotermia in Italia elaborato da un team di dieci ricercatori e dal titolo “Environmental and social aspects of geothermal energy in Italy”.

Il documento – firmato da sei ricercatori del Cnr, tre di Enel Green Power e da un ultimo della Fondazione Toscana Life Sciences -, ha lo scopo di fornire «una descrizione esaustiva degli impatti della coltivazione geotermica su aria, acqua e suolo, ed esaminare le potenziali criticità legate a rumore, cedimento del terreno e sismicità, oltre all’impatto visivo sul territorio».  Attraverso una summa dei dati scientifici più aggiornati disponibili in materia, la ricerca si propone dunque di colmare un importante ostacolo nel dialogo coi territori. dal momento che «l’opposizione allo sviluppo geotermico a livello locale è spesso generata da informazioni ambientali incomplete e inesatte».

Ne offriamo di seguito uno stralcio, tradotto in italiano. Lo studio integrale (in inglese) è disponibile qui: https://bit.ly/2sjZj9g

In Italia le risorse geotermiche sono abbondanti: esse spaziano da applicazioni superficiali (come ad esempio la tecnologia delle pompe di calore) a sistemi a medie temperature (> 90° C) e alte temperature (> 150° C), e sono solitamente situate a profondità accessibili solo mediante pozzi (generalmente entro 3-4 km). I sistemi ad alta temperatura tendono a concentrarsi nelle regioni tettonicamente attive, all’interno di zone vulcaniche e intrusive (Santilano et al., 2015 e relativi riferimenti).

Oggigiorno le risorse geotermiche vengono prevalentemente utilizzate per generare corrente elettrica e garantire il funzionamento degli impianti di climatizzazione per mezzo di sistemi di teleriscaldamento e pompe di calore. I sistemi di teleriscaldamento si trovano principalmente in Toscana, nell’Italia centrale, e l’utilizzo diretto è molto frequente. Il calore erogato dallo sfruttamento diretto dell’energia geotermica è pari a 10.500 TJ, i quali generano 1300 MWth, laddove circa metà della capacità viene impiegata per il riscaldamento degli ambienti (sistemi di teleriscaldamento e sistemi individuali) (Conti et al., 2016).

L’energia geotermica è la terza fonte di energia termica rinnovabile in Italia, preceduta da bioenergia e sistemi di pompe di calore ad aria, e rappresenta circa il 2% del consumo totale di calore rinnovabile. La balneologia termale era molto popolare nel passato e fino al 2010 è stato il primo ambito di utilizzo, tuttavia, da allora, il numero di utenti è diminuito di circa il 5% (Conti et al., 2016). In totale, la capacità stimata dell’utilizzo diretto dell’energia geotermica ammontava a 1300 MWth nel 2015, con le pompe di calore geotermiche che rappresentavano il 42% (circa 580 MWth), seguite da balneologia termale (32%), sistemi di teleriscaldamento (10%), itticoltura (9%), agricoltura (6%) e industria (1 %) (Conti  et al., 2016).

L’Italia è stato il primo Paese al mondo a produrre elettricità dai fluidi geotermici ed è il principale produttore di energia elettrica da risorse geotermiche in Europa (e il sesto al mondo) (Bertani,  2016). Tutte le 34 centrali geotermiche operative in Italia (gestite da Enel Green Power) si trovano in Toscana, nelle aree “storiche” di Larderello-Travale e Monte Amiata (Fig. 1). La produzione netta di energia elettrica ha raggiunto 5871 GWh nel 2016 (TERNA, 2016a). La capacità installata a Larderello e sul Monte Amiata è pari, rispettivamente, a 795 MWe e 121 MWe.

In Italia la produzione di energia geotermica è aumentata costantemente grazie all’efficace gestione delle risorse. Dopo lo sfruttamento iniziale dei giacimenti superficiali di carbonati, a una profondità massima di 1 km, la produzione di fluidi è cresciuta grazie sia ai risultati positivi delle trivellazioni in profondità che hanno rivelato la presenza di giacimenti all’interno delle rocce cristalline (metamorfiche e granitiche), sia all’iniezione di acqua e vapore condensato nei giacimenti. Il contributo geotermico alla domanda di energia elettrica e generale di energia in Italia corrisponde, rispettivamente, all’1% e al 2% (TERNA, 2016b).

Varie normative hanno regolamentato la ricerca e l’utilizzo dell’energia geotermica in Italia. Nel 2010, un decreto legislativo ha liberalizzato la ricerca e lo sfruttamento delle risorse geotermiche e ha previsto incentivi per le fonti rinnovabili. Ciò ha favorito l’ingresso nel mercato di molti nuovi soggetti, con circa 120 nuove richieste di autorizzazione per condurre ricerche nel campo delle risorse geotermiche per la produzione di energia, la cogenerazione e il teleriscaldamento.

Dopo questo exploit iniziale, solo pochi progetti proposti hanno completato l’esplorazione superficiale e nella maggior parte dei casi la procedura di valutazione dell’impatto ambientale (VIA) richiesta per le concessioni minerarie è ancora in corso. Tale rallentamento è in parte dovuto ai cambiamenti nel mercato elettrico e al sostegno delle energie rinnovabili. Nel 2013 i “Certificati verdi” sono stati sostituiti nuovi incentivi, simili a commissioni omnicomprensive da cui viene sottratto il prezzo zonale dell’energia e a cui è possibile aggiungere degli ulteriori premi.

Il valore dei kWh netti generati dalle centrali geotermiche nuove o recenti è passato da circa 13,7 eurocent/kWh nell’ambito dei “Certificati verdi” a 9,9 o 8,5 eurocent/kWh con i nuovi incentivi, con unità caratterizzate da una capacità installata, rispettivamente, superiore o inferiore a 20 MWe (Conti et al., 2016).

Un’altra ragione del lento sviluppo di nuovi progetti geotermici è l’accettabilità sociale da parte di alcune comunità locali sensibili alle questioni ambientali.

Le prime linee guida nazionali sulla definizione delle caratteristiche ambientali relative allo sviluppo geotermico sono state diramate nel luglio 2016, stabilendo le migliori pratiche da adottare nelle fasi principali dei progetti geotermici, in particolare per quelli relativi alla produzione di energia elettrica che richiedono la trivellazione di pozzi in profondità (MISE-MATTM, 2016).

In questo documento verranno descritti gli aspetti ambientali dello sviluppo geotermico in Italia, i rischi associati, i dati di riferimento e le misure di mitigazione e/o riduzione. Verranno presi in esame i potenziali impatti derivanti dallo sviluppo della produzione di elettricità geotermica, i quali invece, risultano trascurabili per le altre applicazioni – o comunque rappresentano un sottoinsieme di quelli qui discussi. Infatti, a causa della composizione chimica, di temperatura e pressione, i fluidi geotermici utilizzati per la produzione di energia richiedono procedure di sicurezza particolarmente avanzate.

Inoltre, sebbene sussistano molti dati affidabili riguardanti la produzione di elettricità geotermica, le altre applicazioni non godono di una letteratura altrettanto vasta. Tutte le fasi dei progetti geotermici possono esercitare impatti sull’ambiente, inclusi i metodi di esplorazione a rischio sismico. Tuttavia, particolare attenzione verrà prestata solo alle fasi specificamente connesse allo sviluppo di impianti geotermici. Le principali attività che causano un impatto ambientale sono riconducibili a:

  • Costruzione di strade di accesso e piattaforme di perforazione
  • Perforazione, riparazione e verifica dei pozzi
  • Posa di tubazioni, sistemi di trasformazione e trasporto dell’energia elettrica e linee
  • Realizzazione di impianti e installazione delle attrezzature
  • Messa in opera e funzionamento degli impianti
  • Smantellamento degli impianti