Ecofuturo, il biogas italiano si avvicina all’agricoltura biologica

Siglate le linee guida per l’uso agronomico del digestato in agricoltura biologica. E a Soliera nasce il primo impianto a biogas bi-stadio europeo grazie alla ricerca italiana

[19 Luglio 2018]

La quinta edizione di Ecofuturo, il festival delle eco tecnologie e dell’autocostruzione che si è aperto a Padova con il titolo Ciodue, come riportarla in equilibrio tra cielo e terra, si è aperta nel segno del Biogasfattobene® il modello di agricoltura promosso dal Consorzio italiano biogas (Cib): «Un suolo biologicamente attivo, sano, rappresenta il principale deposito di carbonio del Pianeta – spiega Piero Gattoni, presidente Cib – Il nostro modello del Biogasfattobene®, prima di produrre biogas, permette all’agricoltura di ridurre le sue emissioni attraverso una corretta gestione degli effluenti zootecnici e limitando drasticamente l’impiego di concimi, erbicidi e pesticidi chimici».

Durante i cinque giorni del festival, il Cib attraverso i propri interventi racconta tutte le sfaccettature del modello del Biogasfattobene®: dagli studi sulle buone pratiche agronomiche attraverso le parole degli imprenditori agricoli, al biodigestato e biochar utilizzati come efficaci biofertilizzanti organici, (nei cinque giorni del Festival verranno distribuite simbolicamente bustine di digestato pellettizzato prodotto da Biogas Wipptal, un’azienda socia del Consorzio). Verranno inoltre illustrati i risvolti sociali ed economici positivi che il biogas porta nelle aziende agricole, rendendole più resilienti, economicamente sostenibili e capaci di investire in una agricoltura innovativa, che si avvicina alla agroecologia e all’agricoltura biologica.

Da questo punto di vista riveste particolare importanza la firma raggiunta – a opera di Gattoni e Paolo Carnemolla, presidente Federbio – sulle linee guida per l’uso agronomico del digestato in agricoltura biologica, frutto di un tavolo di lavoro tecnico lanciato l’anno scorso proprio da Ecofuturo: «È stato un lavoro significativo – dichiara il presidente Cib –, frutto di un confronto tecnico articolato di cui siamo molto soddisfatti perché dimostra la sempre maggiore convergenza tra l’agricoltura del Biogasfattobene® e l’agricoltura biologica».

Un passo in più verso la sostenibilità dunque, in un settore – quello del biogas italiano – che si dimostra particolarmente vivace anche dal punto di vista dell’innovazione tecnologica. Proprio in questi giorni, infatti, ha preso avvio a Soliera (Modena) il primo impianto a biogas bi-stadio europeo che sfrutta la digestione anaerobica per produrre energia, costruito da Biogas Italia a Soliera (Modena) grazie all’impiego di una tecnologia brevettata da Enea e Crea, che consente di produrre il 20% in più di energia rispetto alle strutture “tradizionali”.

«Nell’impianto bi-stadio – spiega Vito Pignatelli, responsabile del laboratorio Biomasse e biotecnologie per l’energia dell’Enea – le prime fasi del processo (idrolisi e acidogenesi) vengono separate dalle restanti (acetogenesi e metanogenesi) in reattori distinti, dove agiscono ceppi batterici che operano in modo ottimale con tempi e valori di pH diversi».

In pratica, durante la prima fase si tratta il substrato organico in modo che, parallelamente alla sua decomposizione in acidi organici, venga prodotto idrogeno. Nella seconda fase, invece, gli acidi organici vengono trasformati in una miscela di metano e anidride carbonica, che può a sua volta reagire con l’idrogeno proveniente dalla prima fase per dare altro metano. «In questo modo si facilita il successivo processo di upgrading del biogas a biometano. Inoltre – aggiunge Pignatelli – si ottiene una più veloce degradazione della biomassa, proprio perché i diversi microrganismi lavorano in condizioni ottimali».

Grazie a tempi più rapidi di digestione della biomassa, la tecnologia bi-stadio consente di realizzare impianti a biogas più piccoli ed economici rispetto a quelli tradizionali, in quanto impiega fino al 15% in meno di materia prima, a parità di energia prodotta: «Dimensioni, efficienza e costi ridotti sono i tre elementi con i quali questa tecnologia potrà contribuire all’ulteriore diffusione in Italia del biogas, una risorsa fondamentale – conclude il ricercatore Enea – per il processo di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale».