Una situazione sostanzialmente stazionaria a livello nazionale come in quello regionale

Ecomafia 2017, zero arresti (ma molte criticità) in Toscana nell’ultimo anno

Un quadro normativo chiaro e stabile per dare fiato alle imprese sane rimane un miraggio

[14 Luglio 2017]

I dettagli del rapporto Ecomafia 2017 (Edizioni Ambiente, 22€), realizzato da Legambiente in con il sostegno di Cobat e Novamont, sono stati declinati ieri in salsa toscana nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Cigno verde regionale. I dati elaborati dagli ambientalisti mostrano come nella nostra Regione nell’ultimo anno non ci sia stato neanche un arresto riferito alle “illegalità ambientali”, che invece fioccano nei 2/3 del territorio nazionale. Ciononostante i problemi non mancano: secondo Legambiente la Toscana è al 6° posto in Italia nella classifica dell’illegalità ambientale, dopo le regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia, Puglia) e il Lazio.

«Da quasi 25 anni, con la redazione del Rapporto Ecomafia, raccontiamo la forza e il potere d’infiltrazione degli ecocriminali nelle più svariate attività produttive – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – Finalmente, all’indomani dell’approvazione e della messa in opera della Legge 68/2015, la musica è cambiata. L’azione di deterrenza si sta facendo sentire in modo sensibile e nei numeri complessivi di quest’anno registriamo infatti un calo complessivo degli ecoreati dell’ordine del 7%».

Allargando il campo d’osservazione, in realtà la fotografia scattata da Legambiente sembra sostanzialmente stabile almeno da 10 anni a questa parte; in tutta Italia le infrazioni accertate riguardanti le “illegalità ambientali” erano circa 30mila nel 2007, e 25.302 nel 2016. A fronte dell’introduzione nel codice penale degli ecoreati nel 2015 tramite la Legge 68/2015, i grafici legambientini mostrano un costante calo delle “illegalità ambientali” a partire dal 2014 nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa, un calo che nell’Italia nel suo complesso risulta iniziato nel 2012.

Anche il peso toscano nel quadro complessivo non si allontana dalla media: «Dopo due anni di settimo posto, superata in negativo dalla Sardegna a causa del numero di incendi e per la mole di reati contro la fauna, la Toscana è tornata nel 2016 a quel 6° posto che contraddistingue da una decennio la nostra classifica del disonore», sottolinea il presidente del Cigno verde regionale, Fausto Ferruzza.

I dettagli cambiano invece da un anno all’altro. Tra il 2015 e il 2016 in Toscana risultano in calo le “illegalità ambientali” nel settore del cemento illegale, in aumento le “archeomafie” e gli incendi dolosi, mentre rimane «sostanzialmente invariato il settore dei rifiuti». In questo campo le “illegalità ambientali” censite da Legambiente in Toscana sono il 5,7% del totale registrato a livello nazionale: 431 denuncie, 99 sequestri, 0 arresti, il tutto concentrato soprattutto nella Provincia di Firenze (con l’1,8% delle infrazioni accertate a livello nazionale), in quella di Livorno (1%) e infine Siena (0,8%).

Che fare per migliorare? Da una parte, Legambiente insiste sull’importanza di perfezionare l’applicazione della normativa sugli ecoreati in molteplici aspetti, a partire da «attività di formazione sulla corretta applicazione della legge sugli ecoreati che coinvolga tutti gli operatori del settore». I veri eco-criminali vanno infatti colpiti duramente, e giustamente. Purtroppo non si procede altrettanto speditamente sull’indispensabile binario parallelo alla repressione: sono in primis le aziende a denunciare un deficit di regia istituzionale che possa permettere alle imprese sane di conquistare spazi di mercato, problema che non sembra risparmiare affatto neanche la virtuosa Toscana, stando a quanto denunciato pochi giorni fa da Confservizi Cispel Toscana, l’associazione regionale delle imprese di servizio pubblico che operano nel territorio toscano e che gestiscono servizi a rilevanza economica come il servizio idrico, quello di igiene ambientale, il gas, il trasporto pubblico su gomma e altri servizi ancora.

«A livello regionale – dichiara al proposito il presidente Cispel, Alfredo De Girolamo – ci preoccupa prima di tutto una deriva perversa che si sta aggravando nel rapporto fra legalità, politica ed imprese. Da un lato sembra che ormai le “decisioni” politiche siano sempre più materia dei tribunali (amministrativi e penali) e non più degli istituti democratici del governo e delle assemblee elettive. Tutti i principali dossier regionali sono in mano al Tar, al Consiglio di Stato, ed infine alla Corte di giustizia europea». Senza chiarezza normativa, governo del territorio e leale collaborazione tra le parti nel gestire le singole criticità, difficile che le “illegalità ambientali” svaniscano davvero. Se alle imprese sane non viene dato spazio, come l’esperienza insegna ci sarà sempre qualcun altro pronto a svolgere il servizio al posto loro. A rimetterci però è in primis l’ambiente, e dunque tutti noi.

Del resto è sempre il Cigno verde a sottolineare, in altri contesti, la necessità urgente di una semplificazione normativa in Italia – soprattutto con quanto ha a che fare con l’economia circolare, e dunque anche con la gestione virtuosa dei rifiuti –, in modo che la parte sana dell’economia possa emergere al posto di quella illegale.  È bene non dimenticarlo.