De Girolamo: «La comunicazione a cittadini e imprese deve diventare un asset strategico per il settore»

Economia circolare, le imprese toscane propongono investimenti da 1 mld di euro in 10 anni

Oggi a Firenze Cispel ha presentato un programma industriale con impegni più sfidanti rispetto a quelli definiti dall’Ue e dal Prb toscano in vigore, ma per realizzarlo occorre un atto di responsabilità collettivo e certezze sulla localizzazione degli impianti. Compresi quelli necessari a gestire gli scarti che comunque rimarranno: 600mila tonnellate al 2030

[20 Giugno 2019]

I dati più aggiornati disponibili mostrano che la Toscana produce 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, tra speciali (10,5 mln t/anno) e urbani (2,2 mln t/anno), due compartimenti tutt’altro che stagni; basti pensare che circa la metà dei rifiuti urbani è composta dall’assimilazione degli speciali, rafforzando la necessità di un approccio complessivo al problema. La soluzione sta nell’economia circolare, un modello economico improntato all’efficienza dove alla fine i rifiuti vengono comunque prodotti – non c’è processo industriale o di consumo che non comporti scarti – ma gestiti secondo logica di sostenibilità e prossimità: è questo l’impegno che oggi le imprese toscane di settore, riunite oggi a Firenze sotto l’egida di Confservizi Cispel Toscana, hanno preso con sé stesse e il proprio territorio di riferimento. «Intendiamo assumerci le nostre responsabilità – scandisce il presidente Cispel Alfredo De Girolamo – potenziando le filiere del riciclo, migliorando la comunicazione e la qualità dei servizi, innovando e realizzando nuovi impianti, per un investimento globale di circa 1 miliardo di euro in 10 anni».

Non si tratta di un impegno sui generis, ma di una proposta industriale condivisa tra le aziende e validata dal supporto del Dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’Università di Firenze, rappresentato dal prof. Claudio Lubello, presente oggi al convegno Cispel insieme – tra gli altri –all’assessore regionale Fratoni e il presidente di Confindustria Toscana Ranaldo, oltre ai vertici di Cic, Corepla, Assocarta, Ricrea, Coreve.

Il punto di partenza è il più alto riferimento normativo oggi disponibile, ovvero quel pacchetto di direttive sull’economia circolare approvato un anno fa dall’Ue e rivolto alla gestione dei (soli, purtroppo) rifiuti urbani: «La proposta che presentiamo oggi – argomenta De Girolamo – consente di raggiungere gli obiettivi di riciclaggio al 65% del totale dei rifiuti urbani al 2030, in anticipo rispetto alle scadenze previste dalla Ue; consente di recuperare altra materia ad oggi non contabilizzabile nel riciclo (fino al 4%), di ridurre il conferimento in discarica sotto il 10% e di recuperare energia del 22% dei rifiuti». Si tratta di impegni più sfidanti anche rispetto a quelli del Piano rifiuti e bonifiche (Prb) attualmente vigente in Toscana.

Nel dettaglio, la proposta presentata da Lubello prevede la realizzazione sul territorio degli impianti indispensabili al riciclo (digestori anaerobici, compostaggio, piattaforme di valorizzazione e avvio al riciclo, tra gli altri), e sollecita la Regione a definire scelte chiare per la gestione di scarti del riciclo e rifiuti non riciclabili: anche traguardando gli obiettivi europei al 2030 ne rimarrà una quota stimata in 600.000 tonnellate circa. Si tratta di una realtà che è necessario guardare con responsabilità, con la proposta articolata da Cispel che è valida sia per quanto riguarda le filiere del riciclo che per quanto riguarda la gestione dei rifiuti non riciclabili e gli scarti del riciclo, da cui estrarre il valore energetico e in piccola parte da conferire in discarica. «L’economia circolare ha bisogno di certezze nella gestione delle code di processo, e la Toscana è una regione grande ed importante e non ha senso immaginare di esportare questi flussi di rifiuti. Sarebbe da irresponsabili», chiosa De Girolamo. Anche perché senza gestire la “coda” anche tutto ciò che c’è a monte si blocca: come ribadito da Assocarta, ad esempio, «nonostante l’impegno del nostro settore non solo non si riescono a recuperare gli scarti del riciclo per mancanza di impianti di recupero, ma neanche ad aumentare il riciclo della carta». Un paradosso.

Ciò non toglie l’impegno rivolto al massimo al recupero di materia, anzi è esattamente il contrario: Quello che abbiamo realizzato è un compendio che, partendo dall’analisi di tutte le matrici raccolte e dai dati del recupero e del riciclaggio – precisa Alessia Scappini, coordinatore Ambiente di Cispel e ad di Alia spa – definisce le potenzialità e gli investimenti da mettere in atto per rafforzare le filiere del riciclo in Toscana, traguardando in anticipo gli obiettivi delle direttive europee». Un impegno che deve coinvolgere tutti, se vuole arrivare fino in fondo: «I nostri sforzi sono orientati, e lo saranno sempre di più, nel miglioramento della qualità dei materiali raccolti, anche attraverso – osserva infatti Scappini – la promozione di un piano di comunicazione integrato a livello regionale che ponga i cittadini ed i loro bisogni informativi al centro».

A sottolineare l’importanza di un orizzonte ampio anche De Girolamo, in conclusione, richiama tutti gli attori ad uno sforzo comune: «La comunicazione a cittadini ed imprese deve diventare un asset strategico per il settore, per ridurre frazioni estranee e migliorare la qualità dei materiali da riciclare. Occorre finanziare gli impianti di riciclo anche con i nuovi Fondi strutturali europei 2021-27, che dedicano molta attenzione all’economia circolare e alle sue infrastrutture. Occorre un quadro legale chiaro sia a livello nazionale che regionale, e decisioni di pianificazione e localizzazione di impianti».

Il parco progetti esistente è più che sufficiente per soddisfare le necessità sia del riciclo sia del recupero energetico e smaltimento degli scarti non riciclabili, ma il compito di dare una risposta è del pianificatore regionale: a questo proposito il nuovo Prb è in fase di elaborazione da oltre un anno, il punto della situazione è stato offerto un mese fa ma è necessario traguardarlo velocemente e con pragmatismo, accelerando nel mentre sui processi autorizzativi in corso. La posta in palio è altissima: «L’economia circolare – conclude De Girolamo – può e deve diventare una delle leve di sviluppo economico della Toscana, che è già uno dei principali distretti del riciclo in Europa e può candidarsi a diventare un leader mondiale».