Il Pniec proposto dal Governo non spiega come dare un futuro all'energia del vento

Eolico, oltre metà delle turbine italiane giungerà a fine vita operativa entro 10 anni

Togni (Anev): «C’è bisogno di un patto tra Stato e Regioni mirato a snellire gli iter autorizzativi per la realizzazione degli impianti eolici di nuova generazione e per l’ammodernamento di quelli esistenti»

[12 Giugno 2019]

L’Associazione nazionale energia del vento (Anev) è un’ottima dimostrazione di come le energie rinnovabili possano coniugare tutela ambientale, sviluppo economico e lavoro: le sue 90 aziende associate, 8mila occupati diretti e altri 19mila nell’indotto, gestiscono 800 parchi eolici in Italia (pari a circa 7mila aerogeneratori). Significano circa 10 GW di potenza installata, in grado di produrre 17TWh l’anno di energia elettrica – pari al fabbisogno di circa 17 milioni di persone – e risparmiare al contempo 20 milioni di barili di petrolio e l’emissione di 10 milioni di tonnellate di CO2. Risultati che sono stati celebrati ieri a Roma nel corso dell’Assemblea generale Anev – e in vista della Giornata mondiale del vento, che cadrà come sempre il 15 giugno –, ma che hanno offerto anche la preziosa occasione di fare il punto e guardare al prossimo futuro.

«Gli obiettivi adottati dall’Unione europea al 2030 in materia di energia e clima rappresentano una sfida che l’Italia non può perdere – argomenta al proposito Simone Togni, presidente dell’Anev – C’è bisogno di un patto tra Stato e Regioni mirato a snellire gli iter autorizzativi per la realizzazione degli impianti eolici di nuova generazione e per l’ammodernamento di quelli esistenti per far sì che il settore eolico possa contribuire con impianti che producono energia pulita al 100% alla lotta al cambiamento climatico. Questo tema deve essere posto al centro dell’azione di Governo e deve avere l’attenzione piena della presidenza del Consiglio, che dovrebbe coordinare un piano straordinario con i ministeri e gli Enti locali competenti».

Se gli obiettivi europei introdotti con la direttiva Red II sono infatti moderatamente ambiziosi, lo stesso non si può dire della strada proposta dal Governo italiano per raggiungerli, attraverso Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) che dovrà essere completato nell’arco di quest’anno. Un gap che impatta anche sul mondo dell’eolico. Come spiegano infatti da WindEurope – l’associazione che riunisce oltre 400 realtà industriali attive nel settore in tutta Europa, e alla quale aderisce anche l’Anev il nostro Paese ha tutte le risorse per aumentare in modo significativo la sua quota di energia eolica – sia a terra che attraverso impianti offshore –, e nel Pniec il Governo si è impegnato a raggiungere 17,5 milioni di GW di capacità eolica e (900 MW offshore) entro il 2030, ma si è dimenticato di dire come intende fare. Il Piano «non offre indicazioni su come questi obiettivi saranno raggiunti – argomentano da WindEurope – Mancano di dettagli sostanziali su tutti gli argomenti rilevanti per l’industria dell’energia eolica, come il supporto alla produzione di energia rinnovabile, i contratti a lungo termine per l’acquisto di energia rinnovabile (Ppa) , l’elettrificazione, gli investimenti in ricerca e innovazione».

La proposta di Piano attualmente avanzata dal Governo dunque «non sarà sufficiente per affrontare le principali sfide del settore eolico italiano», tanto che anche i buoni risultati acquisti in anni di lavoro sul campo rischiano di essere compromessi. «Una delle maggiori sfide è il repowering – osservano infatti da WindEurope – Più della metà della flotta eolica onshore attualmente installata in Italia raggiungerà la fine della sua vita operativa tra oggi e il 2030. Al momento, vi è incertezza sul futuro di queste turbine». Avere una buona disponibilità di energia eolica sul territorio dunque, è evidente, non basta per catturarla e metterla a frutto: occorre un’adeguata politica industriale a sostegno. «Le recenti elezioni europee – concludono da WindEurope – dimostrano che esiste un ampio sostegno dell’elettorato per un’economia europea più pulita e più sostenibile. L’Italia ha il potenziale per svolgere un ruolo importante, ma se non riesce a pianificare progetta di fallire».