Presentati a Ferrara i dati finali del progetto Legambiente

Fishing for litter, nel Delta del Po volontari e pescatori hanno recuperato 3.300 kg di rifiuti marini (VIDEO)

Grave il problema delle calze per l’allevamento dei mitili, che sono l’80% del totale dei rifiuti raccolti

[15 Aprile 2019]

L’approvazione in Consiglio dei ministri del ddl Salvamare – che ora dovrà proseguire il suo iter parlamentare prima di giungere all’ok definitivo – è solo l’ultimo tassello arrivato a certificare quanto la crescente presenza di rifiuti marini sia un fenomeno presente (e sempre più sentito dalla cittadinanza) lungo le coste italiane. Nel corso degli ultimi mesi sono state condotte più campagne di raccolta rifiuti, e oggi è Legambiente a comunicare i dati finali del progetto “Fishing for litter – In rete contro un mare di plastica”, una delle principali esperienze nazionali di recupero di rifiuti da ambienti acquatici svoltasi la scorsa estate nell’area del Delta del Po, con il grande contributo della marineria di Porto Garibaldi.

Grazie all’impiego di 45 imbarcazioni, per sei mesi volontari e pescatori hanno potuto portare a terra i rifiuti finiti nelle reti durante le quotidiane attività di pesca: per la durata del progetto sono stati conferiti in appositi cassonetti messi a disposizione da Clara sulla banchina, e poi avviati a corretto smaltimento grazie a un’articolata filiera. Il progetto ha visto infatti impegnati 15 volontari di Legambiente – incaricati dell’attività di monitoraggio – insieme alle imbarcazioni aderenti alla Cooperativa della Piccola Grande Pesca, Clara spa, Capitaneria di porto di Porto Garibaldi e Comune di Comacchio, con il supporto di Bio-On.

Come spiegato oggi a Ferrara, l’attività si è svolta dal 27 giugno al 30 luglio 2018 ed è ripresa al termine del fermo pesca biologico, dal 9 settembre fino al 20 dicembre. Con un totale di oltre 3.300 kg di rifiuti recuperati dai fondali adriatici, pari a 26.112 unità in 514 raccolte “barca-a-barca”, il monitoraggio ha messo in luce ancora una volta lo stato di salute compromesso dei nostri mari. Soprattutto se si considera che il 97% dei rifiuti è costituito da materie plastiche e solo il restante 3% del materiale è composto da materiali tessili (1%), metallo (1%), gomma, carta, legno e vetro (1%).

Ancora più interessanti risultano i dati riguardanti l’utilizzo originario dei rifiuti recuperati: il 5% è costituito da materiale per il packaging, il 5% da shopper e buste di plastica, il 3% da materiali “food & drink” e il 4% da altro. Il restante 83% riguarda invece le attività di pesca e acquacoltura, dato che fa emergere il grave problema delle calze per l’allevamento dei mitili, che sono l’80% del totale dei rifiuti raccolti. Un dato che riguarda com’è evidente il contesto specifico del Delta del Po, e secondo gli operatori del mare le cause dell’abbandono sono riconducibili a due fenomeni: il primo accidentale e conseguente alle mareggiate, che danneggiano i filari di mitili strappando le calze piene direttamente dai cavi del filare; il secondo fenomeno è riconducibile ad un atteggiamento sbagliato da parte di alcuni mitilicoltori, che tagliano le calze danneggiate abbandonandole alla corrente marina.

«Per innescare un inversione di rotta nella gestione del problema della dispersione della plastica nell’ambiente chiediamo innanzitutto – dichiarano da Legambiente – che vengano incentivate le esperienze di coinvolgimento dei pescatori nel recupero dei rifiuti accidentalmente pescati, e il coinvolgimento dei gestori locali per il recupero e smaltimento dei materiali raccolti. Per quanto riguarda il grave danno causato dalle calze dei mitili si potrebbero attuare provvedimenti che portino a scongiurarne l’abbandono nell’ambiente, in particolare attraverso un sistema di reso o controllo nel momento del rientro a terra».

Alla luce dei  dati allarmanti dello studio dell’associazione e della direttiva europea che metterà al bando molti prodotti in plastica usa e getta a partire dal 2021, Legambiente ha chiesto inoltre un impegno urgente alla Regione ed alle amministrazioni locali per anticipare i tempi della normativa aprendo un percorso virtuoso con i portatori di interesse.

Videogallery

  • In rete contro un Mare di Plastica