«Prendere ai ricchi per dare ai poveri. Semplice in teoria, estremamente difficile in pratica»

Il futuro dell’astronave Terra, chi raggiungerà i 17 obiettivi di sostenibilità dell’Onu?

Debellare fame e povertà e avere acqua e energia pulita per tutti? Non di questo passo

[7 Giugno 2016]

Il 2050 è ancora lontano e solo pochissimi governi e organizzazioni si sono dati obiettivi specifici che vanno oltre i prossimi 30 anni. Tuttavia, l’Onu nel settembre 2015 ha definito 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDG) per il 2030 Ora l’ente di certificazione internazionale DNV GL ha pubblicato il rapporto The Future of spaceship earth” che, dopo aver testato diversi modelli – il modello  2052 del futurista Jørgen Randers, il Dynamic Integrated Climate-Economy di Bill Nordhaus della Yale University e il Threshold21 del Millenium Instutute di Washington DC – ha messo a . a punto un modello previsionale per definire gli sviluppi del nostro pianeta nei prossimi decenni.

In particolare, gli esperti di DNV GL hanno considerato i Paesi OCSE, gli Usa, , la Cina, il gruppo dei Paesi BRISE (Brasile, India, Sud Africa e le maggiori economie emergenti) e il resto del mondo e si sono interrogati sulla possibilità di raggiungere, in assenza di interventi straordinari, i 17 SDG fissati dall’Onu e dicono che «L’esito non è rincuorante, in nessuna regione gli obiettivi verranno completamente raggiunti. Solo i Paesi Ocse  riusciranno a centrarne gran parte. Benessere ed educazione, ad esempio, saranno ancora prerogativa solo di una parte della popolazione mondiale, così come la possibilità di poter contare su infrastrutture e innovazioni o su città sostenibili. Paesi OCSE e Usa  conquisteranno gran parte degli obiettivi; rimarranno, tuttavia, grosse sfide in termini di eccessi di consumo e climate change. La Cina sarà sempre più simile ai Paesi OCSE, con gran parte degli obiettivi raggiunti entro il 2030. Nonostante i progressi, i Paesi del gruppo BRISE e il resto del mondo non riusciranno a centrare la maggior parte degli obiettivi di sostenibilità». L’analisi è stata poi utilizzata come base per redigere di un insieme di raccomandazioni sugli sforzi straordinari da intraprendersi nei prossimi 15 anni per creare un futuro migliore, un futuro che soddisfi tutti gli SDG.

Anche Luca Crisciotti, CEO di DNV GL – Business Assurance evidenzia che  «Senza interventi straordinari, non raggiungeremo gli obiettivi di sostenibilità.  Il mondo farà progressi in materia di salute, benessere e istruzione ma i divari tra le diverse regioni rimarranno significativi. I problemi legati a diseguaglianze e cambiamenti climatici continueranno a porre le sfide maggiori: di questo passo, secondo le nostre previsioni nessuna delle regioni riuscirà veramente a risolverli. Certamente qualcuno metterà in dubbio il valore delle previsioni; sostenendo che un orizzonte temporale di 35 anni è troppo lungo per un’azienda come DNV GL. I clienti di DNV GL, tuttavia, in genere investono in beni – navi, parchi eolici, oleodotti, reti di distribuzione di energia ecc. – che hanno una vita utile compresa fra i 20 e i 50 anni. Valutare in maniera attenta e coerente cosa accadrà in futuro in assenza di azioni straordinarie è un dovere per la società, che è leader mondiale in materia di norme, standard e servizi di assicurazione tecnica. Una visione a lungo termine rappresenta un’utile guida per prepararsi per il futuro. Offrire un quadro chiaro e approfondito di quello che sarà il futuro “più probabile” e sviluppare competenze sempre più ampie e variegate in quelle che saranno le aree più critiche, come clima, energia, acqua, oceani, cibo e salute è il modo per mettere in pratica la mission di DNV GL, ossia determinare un “Impatto Globale per un Futuro Sicuro e Sostenibile”».

Se si guarda dal punto di vista del benessere dell’umanità, nel complesso il mondo nel 2050 sarà un posto migliore, «anche se permeato da enormi differenze fra le varie regioni e all’interno delle singole nazioni – si legge nel rapporto –  I valori medi miglioreranno, ma il numero delle persone svantaggiate sarà significativo, come minimo pari a quello attuale. L’accesso a istruzione, energia, cibo, acqua potabile e servizi sanitari sarà molto più ampio, ma ci saranno ancora sostanziali differenze fra il mondo “sviluppato” – che nel 2050 includerà anche la Cina – e i Paesi ancora in via di sviluppo. Alcune delle economie emergenti avranno seguito le orme di Giappone, Corea e Cina e avranno raggiunto uno sviluppo economico rapido e sostenibile. Molte tra le nazioni meno sviluppate rimarranno interessate da una relativa povertà. Quello che oggi è il mondo ricco conserverà il proprio vantaggio ma affronterà una crescita più lenta del prodotto pro capite, insieme a una crescente disuguaglianza».

Per quanto riguarda la crescita della popolazione mondiale, la proiezione di DNV GL indica che «crescerà fino a raggiungere 8,5 miliardi di persone, un numero inferiore a quello indicato dalla maggior parte degli altri ricercatori. La valutazione si basa sulla stima del continuo calo del tasso di fertilità nei paesi in via di sviluppo: i principali fattori di questo trend saranno il crescente e migliore accesso della popolazione femminile a istruzione, servizi sanitari, contraccezione e una crescente urbanizzazione».

Nel 2050 il prodotto interno lordo (PIL) sarà circa il doppio rispetto ad oggi, ma il rapporto avverte che «Tuttavia, nel mondo sviluppato la crescita del PIL rallenterà e quasi si fermerà perché queste economie, dall’essere basate sulla produzione di beni, si evolveranno sempre più verso la produzione di servizi, cultura e assistenza alle persone».

Nel mondo l’utilizzo di energia «crescerà in maniera significativa nei prossimi 15 anni, ma successivamente tenderà a stabilizzarsi dato che la riduzione dell’intensità di utilizzo controbilancerà la crescita del PIL». Nel 2050 le fonti rinnovabili forniranno metà dell’energia utilizzata nel mondo, ma si bruceranno ancora molto combustibili fossili e «Di conseguenza le emissioni complessive di CO2 supereranno ampiamente i valori accettabili di carbonio, ovvero il limite che assicura che il riscaldamento globale rimanga inferiore a 2 °C rispetto ai livelli preindustriali. Tutto ciò avrà sicuramente effetti considerevoli entro il 2050, considerando che la temperatura media globale sarà di 1,8° C superiore ai livelli preindustriali». Ma il rapporto avverte che uil peggio verrà dopo: «Sarà tuttavia nei decenni successivi che i problemi si sommeranno e diventeranno più gravi. L’inerzia del sistema energetico globale porterà la temperatura media globale a crescere di circa 2,5° C al di sopra del livello preindustriale, prima che questa si stabilizzi; il mondo entrerà in un territorio pericoloso, con possibili conseguenze sconosciute».

L’impronta ecologica dell’umanità non sembra destinata ad essere più lieve: DNV GL  evidenzia che «Da un punto di vista ecologico, il 2050 presenta, purtroppo, un quadro in via di deterioramento. Il tasso di degrado ambientale rallenterà ma le risorse continueranno ad essere sfruttate oltre la capacità del pianeta. Inoltre le emissioni rimarranno alte a sufficienza per aumentare la temperatura media globale della superficie. Inutile sottolineare che la visione del futuro può e deve migliorare nei prossimi anni».

Secondo l’assessment di DNV GL «Nessuno dei 17 SDG verrà raggiunto in tutte le regioni del mondo. Gli obiettivi di sviluppo “umano” legati a cibo, salute, e acqua/potabilizzazione ottengono in linea generale dei punteggi più elevati (è probabile che vengano conseguiti) mentre gli obiettivi riguardanti stabilità climatica, uguaglianza e consumi sostenibili ottengono valori inferiori». Però l’analisi di DNV GL evidenzia che «se l’umanità decidesse di adottare misure straordinarie gli obiettivi raggiungibili sarebbero molti di più. I 17 obiettivi sono strettamente collegati tra loro e spesso conseguirne uno, implica il raggiungimento di altri, e contribuisce alla conquista di altri ancora». Le due sfide principali sono rappresentate dagli SDG 10 e 13: diseguaglianze e  cambiamenti climatici, entrambi con “punteggi in rosso” in tutte e cinque le regioni. Secondo l’analisi «L’incremento della quota di energie rinnovabili nel mix energetico è il fattore più importante per ridurre le emissioni di CO2 e l’unica misura realistica che possa limitare il riscaldamento globale a meno di 2° C sopra i livelli preindustriali. Fortunatamente lo sviluppo nel settore delle energie rinnovabili è già significativo, ma è necessario un impegno straordinario per raggiungere il relativo SDG».

Invece, la soluzione ovvia del problema della diseguaglianza è la redistribuzione, «ovvero “prendere ai ricchi per dare ai poveri”», qui il rapporto parafrasa Bertolt Brecht ricordando che «Tanto è semplice in teoria, quanto è estremamente difficile in pratica».

Secondo The Future of spaceship earth” «Per aumentare la probabilità di raggiungere tutti gli SDG, è necessario prestare particolare attenzione ai seguenti aspetti: Azione: assicurare azioni immediate, è urgente agire da subito per raggiungere gli SDG; Governance: una governance forte che preveda tassazione efficace, incentivi positivi e normative intelligenti sarà fondamentale per progredire rapidamente verso gli SDG; Aziende: la leadership aziendale deve supportare il ruolo primario delle aziende di “problem solver efficaci” per la società; bisogna fare sì che le aziende contribuiscano attivamente a risolvere i problemi della società: Emissioni: attuare rapide riduzioni delle emissioni e favorire la difesa del clima, assicurare finanziamenti e fare sì che normative intelligenti stimolino l’introduzione e la diffusione delle tecnologie».

Il rapporto individua anche delle soluzioni: «Imparare dai progetti pilota, condividere le best practice e diffondere nuove soluzioni sostenibili a livello regionale, nazionale e locale».

Quindi, a meno che non vengano intraprese azioni straordinarie, nessuno degli SDG verrà conseguito in tutte le regioni del mondo, «Parafrasando il motto di un’altra famosa navicella spaziale – concludono a dicono a DNV GL –  bisogna “osare andare dove nessun uomo è mai stato prima”».