Geotermia, Confindustria chiede incentivi e un quadro normativo certo per il settore

«Il parco geotermico attualmente installato ha generato negli anni importanti investimenti e posti di lavoro, contribuendo alla crescita industriale ed economica di tutto il territorio nel quale la geotermia è presente»

[24 Dicembre 2018]

I nuovi obiettivi europei per la sostenibilità rendono necessaria una strategia di lungo periodo per lo sviluppo italiano delle fonti rinnovabili al 2030 e oltre. Poiché l’energia è un fattore di competitività per il sistema economico, Confindustria ha dedicato al tema il Libro bianco per uno sviluppo efficiente delle fonti rinnovabili al 2030, presentato a Roma nei giorni scorsi durante il convegno “Strategie per lo sviluppo delle fonti rinnovabili al 2030”.

Si tratta di uno studio elaborato con il supporto scientifico – tra gli altri – di Rse, la società di Ricerca sul sistema energetico controllata dal Gestore dei servizi energetici (Gse), all’interno del quale la geotermia mantiene un ruolo di primo piano per il Paese.  Dall’analisi di Confindustria emerge in particolare come «fondamentale» la definizione di un «quadro normativo certo e con regole chiare relativamente alle concessioni geotermiche (che scadranno a breve), senza il quale si rischia di compromettere l’adeguatezza degli investimenti negli impianti, anche in un’ottica di raggiungimento degli obiettivi della Sen (Strategia energetica nazionale, ndr) 2017», che prevedono un target di 7,1 TWh a fronte dei 6,2 registrati nel 2015.

Confindustria parte dalla considerazione che le installazioni degli impianti geotermoelettrici, essendo «strettamente correlate alla presenza della risorsa rinnovabile, si concentrano in aree delimitate», oggi circoscrivibili alla regione Toscana, e in particolare nelle province di Pisa, Siena e Grosseto.

Ciò non toglie che grazie a questi impianti già oggi l’Italia «presenta il più grande parco geotermoelettrico in Europa, con 821 MW installati nel 2015».

«Il parco geotermico attualmente installato ha generato negli anni – osserva Confindustria – importanti investimenti e posti di lavoro, contribuendo alla crescita industriale ed economica di tutto il territorio nel quale la geotermia è presente. La peculiarità di questa tecnologia, eccellenza tutta italiana, fa sì che la maggior parte delle componenti utilizzate per la costruzione dei suddetti impianti, venga prodotta in Italia. Gli impianti più numerosi sono quelli con potenza fino a 20 MW ( 54,1% del totale) e sono pressoché rimasti immutati negli ultimi anni, ad eccezione dei cambiamenti avvenuti all’inizio del decennio. Gli interventi di rifacimento degli impianti e la gestione della risorsa hanno comunque permesso di incrementare la produzione, fino a superare i 6 TWh nel 2015».

Come migliorare ancora? Se lo schema di decreto Fer 1 elaborato dal ministero dello Sviluppo economico esclude per la prima volta la geotermia dalle fonti rinnovabili da incentivare, Confindustria indica anzi la necessità di un potenziamento degli incentivi, tenuto conto delle peculiarità del settore: «I costi di installazione degli impianti e di perforazione non hanno subito, nel tempo, la riduzione di cui hanno beneficiato le altre tecnologie (anche per effetto delle ridotte dimensioni del mercato). Per quanto detto sopra, è comprensibile come i costi del refurbishment (ammodernamento, ndr) geotermico siano elevati e difficilmente comprimibili e l’attuale meccanismo di incentivazione non consente di avviare un ampio piano di rinnovamento, con il recupero della piena produzione, anche considerando che il geotermico dovrà competere, nelle aste, con tecnologie (come il wind) che hanno ridotto fortemente i costi di installazione».

Al contrario una riqualificazione degli impianti adeguatamente supportata da incentivi potrebbe, da sola, garantire una maggiore produzione di energia geotermica «nell’ordine di 0,6-1,1 TWh/annui, a cui aggiungere il beneficio dei “guasti evitati”».

Una posizione che trova ampia convergenza con le posizioni portate avanti dall’Unione geotermica italiana (Ugi) e dal Consiglio europeo per l’energia geotermica (Egec), motivando la necessità di re-introdurre da subito gli incentivi per la produzione di energia elettrica da geotermia (anche) tramite impianti convenzionali.