Geotermia, dal Mise tutto tace: il sindaco di Montieri ha iniziato lo sciopero della fame

Verruzzi: «Ci sono domande alle quali il governo non può sottrarsi. Qual è il piano B per questo territorio se si confermasse l’esclusione della geotermia dagli incentivi e dalle energie rinnovabili anche nel decreto Fer 2?»

[5 Marzo 2019]

Il 35enne sindaco di Montieri, Nicola Verruzzi, ha tenuto fede alla sua disperata promessa annunciata lunedì 25 febbraio: esattamente una settimana dopo, ieri ha iniziato lo sciopero della fame pur di trovare ascolto al ministero dello Sviluppo economico (Mise), dal quale è partita la decisione di cancellare gli incentivi finora rivolti alla geotermia senza nessun confronto preventivo coi territori dove questa fonte rinnovabile è coltivata ogni giorno.

Dal 25 di febbraio al 4 di marzo sono trascorsi altri sette giorni di assordante silenzio dal Mise, con il quale da ormai molti mesi i sindaci dei Comuni geotermici toscani cercano di aprire un canale di dialogo per confrontarsi sul tema degli incentivi finora rivolti alla geotermia: il Governo nazionale ha deciso di escluderli dallo schema di decreto Fer 1, e sembra voglia escludere gli impianti toscani – i quali soddisfano oltre il 30% della domanda di elettricità regionale grazie a una fonte rinnovabile – anche dal Fer 2. «Non si tratta – spiega oggi il sindaco Verruzzi, che ha raccolto nel mentre molte dichiarazioni di vicinanza e sostegno – di una questione politica né di portare avanti uno scontro ideologico; si tratta in primo luogo di stile che dovrebbe contraddistinguere il dialogo tra istituzioni e di rispetto che dovrebbe permeare le relazioni tra le varie articolazioni di uno Stato. Quando un sindaco decide di ricorrere ad un gesto estremo, per certi versi disperato ma estremamente riflettuto e ponderato vuol dire che tutte le vie del dialogo, tutte le strade per una gestione, come da prassi, di una questione sono state esperite senza esito».

Appena un anno fa Legambiente certificava l’eccellenza dei Comuni come Montieri, uno dei 35 “100% rinnovabili” – su circa 8mila Comuni italiani – grazie all’impiego della geotermia, che sul territorio non solo produce elettricità ma alimenta anche il sistema di teleriscaldamento locale. Un modello di sviluppo che oggi è messo a concreto rischio, senza sapere bene né perché, né quali sono le alternative.

«Ci sono domande – argomenta Verruzzi – alle quali il governo non può sottrarsi. Qual è il piano B per questo territorio se si confermasse l’esclusione della geotermia dagli incentivi e dalle energie rinnovabili anche nel decreto Fer 2? Quali sono le strategie immaginate per territori ed aziende che la loro via di sviluppo l’hanno intrapresa decenni fa e che non ammette, tout court, cambi repentini di direzione senza provocare stravolgimenti sociali, economici e culturali? Quali sono i piani energetici per il nostro paese e per la Regione Toscana e con quali fonti alternative alla geotermia si intenderebbe soddisfare l’attuale produzione realizzata con questa risorsa e che ammonta al 30% del fabbisogno toscano ed al 3% di quello nazionale? Come si potrebbe fronteggiare una possibile dismissione o un quanto mai probabile ridimensionamento del concessionario anche e soprattutto in un’ottica di tutela ambientale e di salute pubblica? Si possono coniugare in modo efficace e serio esigenze di tutela ambientale e di sacrosanta e doverosa protezione della salute pubblica con le necessità del nostro vivere, con la famelicità energivora della nostra società, ed anche dei più strenui oppositori della geotermia? Forse sì, forse di questo dovremo continuare a ragionare come queste comunità stanno facendo da decenni con risultati che sono sotto agli occhi di tutti. Non si può sfuggire dal rispondere a queste domande, non si può decidere per conto di queste comunità senza aver loro illustrato quali sono le strategie future, qual è il destino che dovrà attenderle. Non è questione di scelte. È questione, ancor prima, di stile. Poiché posso contestare le scelte ma sono pronto a rispettarle. Non posso rispettare lo sgarbo istituzionale perpetrato in danno di questi comuni. È il modo, insomma, prima del merito, che ancor m’offende».