Geotermia e pompe di calore, incredibile esclusione dall’ecobonus del 65%

L’ira dei geologi: «Si vuole volutamente discriminare una tecnologia (in buona parte italiana) ad alta efficienza energetica?»

[7 Giugno 2013]

Dopo il lampo nel buio governativo che ha ufficializzato la proroga per le detrazioni fiscali relative alle riqualificazioni energetiche (l’ecobonus potenziato al 65%) col passare dei giorni si vanno chiarendo anche qui alcuni punti oscuri, come l’esclusione degli impianti a pompa di calore dalla nuova misura di detraibilità fiscale.

«Venerdì scorso l’entusiasmo per il provvedimento “Eco Bonus” annunciato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta: la auspicata proroga della detrazione fiscale per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici. L’entusiasmo  per i geologi, ma non solo per noi è già terminato leggendo il testo del Decreto – scrive preoccupato Paride Antolini , Coordinatore della Commissione Geotermia del Consiglio Nazionale dei Geologi – che incredibilmente esclude gli impianti a pompa di calore, ed in particolare quelli geotermici, dalla nuova misura di detraibilità fiscale del 65% (ex 55%)«.

«Ora i casi sono due: si tratta di una clamorosa svista che verrà rapidamente corretta nella stesura definitiva – ha proseguito Antolini –  o si vuole volutamente discriminare una tecnologia (in buona parte italiana) ad alta efficienza energetica e a rilevante impatto ambientale positivo, come riconosciuto già nel 1993 dall’Ente di Protezione Americana. E allora ci devono dire: chi vuole questo!».

L’esclusione sarebbe motivata dalla necessità di restringere il campo d’accesso al bonus per garantire la copertura finanziaria della proroga di sei mesi del 55% per l’efficienza energetica negli edifici, il cui costo complessivo è stimato in 1,9 miliardi da spalmare in 10 anni. Una decisione che ha fatto preoccupare gli addetti ai lavori: «Rischiamo un “effetto esodati” anche per le nostre tecnologie più efficienti e innovative – osservava pochi giorni fa Bruno Bellò, Presidente Co.Aer, l’Associazione di Costruttori di apparecchiature ed impianti per la climatizzazione e pompe di calore – Le motivazioni principali sono la scarsa remunerabilità, la non operatività ad oggi e la mancanza di una tariffa elettrica dedicata per le pompe di calore, prevista nello stesso conto energia termico. Al momento lo strumento esiste ma non è applicabile né preventivabili i benefici per chi installa tali tecnologie».

«Dopo l’emanazione del Conto Termico dello scorso dicembre avevamo già sostenuto che l’unico incentivo che il nostro Paese aveva introdotto per la geotermia era quello ad abbandonare l’Italia  – conclude Gabriele Cesari, componente della Commissione Geotermia del CNG – e rivolto a tutti i soggetti che ancora operano in Italia per lo sviluppo e la diffusione  della geotermia, fra i quali si contano molti geologi. Oggi assieme a noi sono numerosissime le associazioni ed i raggruppamenti che a gran voce chiedono di rivedere con urgenza il provvedimento. La questione è semplice: se si vuole ostacolare il mercato delle pompe di calore e della geotermia si approvi il testo attuale del decreto legge, se si vuole veramente incentivare questa tecnologia altamente efficiente si stralci la parte del testo che recita “con esclusione degli interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza ed impianti geotermici a bassa entalpia”. Perché così come è scritto ora significa escludere al mercato della geotermia la possibilità di sviluppo! Non ce n’era bisogno».