Geotermia, in Toscana i sindacati vanno verso lo sciopero per difendere gli incentivi

Filctem-Cgil, Flaei-Cils e Uiltec-Uil intendono intraprendere «iniziative sindacali di lotta e protesta che coinvolgeranno i dipendenti Enel green power delle provincie di Pisa, Siena e Grosseto»

[26 Marzo 2019]

Le segreterie regionali di Filctem-Cgil, Flaei-Cils e Uiltec-Uil hanno compiuto il primo passo verso lo sciopero a sostegno della geotermia. L’esclusione da parte del Governo degli incentivi a questa fonte rinnovabile nel decreto Fer 1, insieme alle notizie poco rassicuranti riguardo la collocazione delle tecnologie attualmente impiegate in Toscana anche nel Fer 2, hanno spinto infatti i sindacati a rivolgersi alle prefetture di Firenze, Pisa, Siena e Grosseto, oltre che alla Commissione di garanzia e alla direzione di Enel: «È nostra intenzione – avvertono i sindacati – intraprendere iniziative sindacali di lotta e protesta (che coinvolgeranno i dipendenti della società Enel green power delle provincie di Pisa, Siena e Grosseto) prima delle quali chiediamo di essere convocati per esperire il previsto tentativo di conciliazione».

L’attivazione della procedura di raffreddamento e conciliazione è prevista infatti ai sensi della legge 83/2000, che regola il diritto allo sciopero: trascorsi 5 giorni, in mancanza di accordo tra le parti, potrà partire la proclamazione di sciopero vera e propria. Una decisione di peso, dunque, che arriva alla vigilia dell’incontro previsto per domani tra i vertici del ministero dello Sviluppo economico (Mise), la Regione Toscana e una delegazione dei sindaci geotermici – ossia la prima occasione di confronto concessa dal Mise agli enti locali dopo mesi di sollecitazioni in tal senso.

La scelta dei sindacati è motivata dal fatto che «fino ad oggi, anche grazie agli incentivi sulla produzione geotermoelettrica, l’Italia ha assunto un ruolo da leader mondiale in questo settore», mentre adesso la scelta compiuta unilateralmente dal Mise mette a rischio un’intera filiera industriale nata per la prima volta al mondo proprio nel nostro Paese, oltre due secoli fa. «La Toscana – argomentano i sindacati – copre oltre il 30% del fabbisogno elettrico regionale attraverso la coltivazione di una fonte universalmente riconosciuta rinnovabile (come testimonia la posizione dell’Ipcc in materia, ndr) e a basso impatto ambientale. Inoltre, importanti aree del territorio regionale, considerate zone a declino industriale (nelle provincie di Pisa, Siena e Grosseto), possono contare sulle ricadute occupazionali della geotermia e su quelle economiche collegate ai canoni e contributi di concessione». Complessivamente, dalla Regione Toscana stimano le ricadute occupazionali legate alle geotermia in circa 4mila posti di lavoro.

«Oltre a questo – continuano i sindacati – non è da sottovalutare il fatto che gli incentivi hanno permesso un continuo processo di ricerca e sviluppo su nuovi e più efficienti sistemi di abbattimento di gas climalteranti che stanno aprendo le porte a una nuova fase nella produzione di energia da fonte geotermica, riconosciuta anche dalla recente legge regionale sulla geotermia», che introduce tra l’altro un monitoraggio in continuo degli impianti, miglioramenti dal punto di vista paesaggistico nonché nel reimpiego della CO2 in uscita dalle centrali come anche dell’energia termica residua derivante dalla produzione di elettricità. Uno scenario che rende difficile l’approccio di totale chiusura al confronto sul tema finora impostato da dal Mise, e che ora profila all’orizzonte uno sciopero in difesa della geotermia.