Green Act, i 10 punti di assoRinnovabili per il governo

[13 Aprile 2015]

Marzo, il mese annunciato dal premier Matteo Renzi per l’elaborazione di un non meglio specificato Green Act, è passato ormai da un pezzo, ma del documento ancora non c’è traccia. Continuano invece ad arrivare i contributi da istituzioni altre dall’esecutivo per l’elaborazione di un testo condiviso. Oggi a farsi avanti è assoRinnovabili, la prima associazione italiana e una delle maggiori europee per le energie da fonti rinnovabili, che presenta una proposta articolata su 10 obiettivi, già inviata alla presidenza del Consiglio e ai ministri.

Un vero e proprio piano che evidenzia come le rinnovabili, se adeguatamente regolamentate e sostenute, possano contribuire al rilancio dell’occupazione e alla crescita del PIL, in armonia con gli obiettivi stabiliti nel documento di Strategia Energetica Nazionale (SEN) e nel recente accordo sui target 2030 definito in sede di Consiglio Europeo. «Il Green Act è l’occasione che non possiamo permetterci di perdere – commenta Agostino Re Rebaudengo, presidente di assoRinnovabili – Oggi più che mai dobbiamo contribuire a costruire un futuro più sostenibile e più efficiente che porti occupazione, ricchezza e benessere. Le rinnovabili possono già offrire tutto questo. Il nostro documento indica la direzione da percorrere per superare gli ostacoli che ancora ne frenano la crescita».

Le proposte di assoRinnovabili sono l’evoluzione di quelle diffuse in un Green Paper presentato già nel 2013 e che aveva – sottolineano dall’associazione – trovato la piena adesione delle principali forze politiche, a partire proprio dai partiti che sostengono il governo attualmente in carica.

In tema di idee e leggi, però, in Italia è molto facile cambiare in breve tempo orientamento. Anche per questo, assoRinnovabili punta forte, nelle sue richieste, sulla stabilità normativa: si pone l’accento sulla necessità di regole certe a tutela degli investitori, procedure più semplici in un’ottica di progressiva sburocratizzazione del Paese e un fisco più amico delle rinnovabili.

«Come già avvenuto in passato per gli impianti idroelettrici – si legge nel manifesto di assoRinnovabili – esiste oggi in Italia una filiera in grado di produrre ed esportare componenti per il solare fotovoltaico (es. inverter, quadristica, cavi, carpenteria, celle e moduli), il solare a concentrazione (es. tubi e specchi), il solare termodinamico (es. tubi per contenere sale fuso), l’eolico (es. torri, componenti meccanici ed elettrici, mini-eolico industriale), le bioenergie (es. teleriscaldamento, turbine ORC), l’idroelettrico (es. ingegneria, turbine e tutta la componentistica elettromeccanica in genere), i sistemi d’accumulo (es. batterie elettrochimiche), le smart grid (es. contatori elettronici) e l’efficienza energetica (es. microcogeneratori, elettrodomestici, piastre a induzione, pompe di calore, motori). Per proseguire nella creazione di nuove eccellenze, l’Italia deve avere un ruolo importante anche nell’ambito della ricerca e dello sviluppo sperimentale nel comparto della green economy».

Norme stabili, e concentrate verso un obiettivo: non è un caso se si torna a parlare di politica industriale, anche se nei fatti è ancora ben lungi dal concretizzarsi.