Il 38% dei giovani italiani ritiene che dovrà emigrare a causa dei cambiamenti climatici

Bei: «Gli italiani sono fortemente preoccupati dei cambiamenti climatici e del loro impatto nella vita quotidiana e nel futuro, ma allo stesso tempo sono prevalentemente ottimisti circa la possibilità di risolvere la crisi climatica»

[26 Novembre 2019]

Accecati dalla propaganda contro gli sbarchi sulle coste italiane, quasi non ci siamo accorti che è l’Italia ad essere tornata ad essere un Paese di migranti, con i più giovani a ritenere che saranno i cambiamenti climatici a spingerli fuori confine nel prossimo futuro. Secondo la nuova ricerca condotta dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) in collaborazione con Bva – che analizza come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici nell’Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina – il 38% dei giovani italiani (15-29 anni) prevede, in futuro, di trasferirsi in un altro Paese per sfuggire al riscaldamento globale; un dato che in tutta Europa è ancora superiore, 41%.

Paradossalmente, a preoccupare però sono molto più i migranti stranieri che arrivano rispetto ai migranti italiani che se ne vanno. Eppure i motivi di fondo della migrazione potrebbero essere presto molto simili: il Cnr stima infatti che attualmente l’80% della variabilità nelle correnti migratorie verso l’Italia dalla fascia africana del Sahel – ovvero da dove proviene il 90% degli ingressi sul nostro territorio dalla rotta mediterranea – sia spiegabile attraverso i soli dati meteo-climatici.

Quel che è certo è che ad oggi i cambiamenti climatici corrono già molto più velocemente in Italia rispetto alla media globale: nel 2018 l’aumento della temperatura media globale rispetto al periodo 1961-1990 è stato di 0,98°C a livello globale, ma di 1,71°C in Italia. Inoltre entro la fine del secolo l’innalzamento del mare lungo le nostre coste è stimato in circa un metro, e in altre parole senza mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici 40 zone costiere sono a rischio inondazione. Prospettive che – comprensibilmente – iniziano a inquietare non poco la cittadinanza: complessivamente il 21% degli italiani interpellati dalla Bei pensa che dovrà migrare in un altro Paese, il 22% in un’altra regione.

«Gli italiani sono fortemente preoccupati dei cambiamenti climatici e del loro impatto nella vita quotidiana e nel futuro, ma allo stesso tempo sono prevalentemente ottimisti circa la possibilità di risolvere la crisi climatica. Questo è quanto emerge dall’indagine della Bei», sintetizza la vicepresidente Emma Navarro. Difatti l’86% del pubblico italiano riconosce in ampia parte come l’uomo abbia contribuito a causare i cambiamenti climatici, ma il 69% crede comunque che sia ancora possibile invertire la tendenza: una percentuale che è di 10 punti superiori alla media europea (59%), e il 73% ritiene di essere in prima persona coinvolto nella soluzione di questa crisi.

Questo non significa però che i cambiamenti climatici siano all’apice delle preoccupazioni, in Italia. Per i cittadini dei paesi dell’Europa del nord (Danimarca, Olanda, Germania o Austria) la crisi climatica è la minaccia principale a cui devono oggi confrontarsi, mentre per gli italiani il problema principale che affligge il proprio Paese è la disoccupazione (69%), seguita dalla crisi finanziaria (42%) e infine dai cambiamenti climatici (41%) a pari merito con l’instabilità politica (41%).

L’unica risposta efficace da poter dare al problema è dunque unitaria, facendo della lotta climatica una battaglia per lo sviluppo sostenibile, in grado di portare benessere e ridurre le disuguaglianze tra i cittadini. Le premesse ci sono: investire in green economy potrebbe creare 800mila posti di lavoro solo nei prossimi cinque anni, ma la vera domanda è se l’instabilità (e l’insipienza) politica permetterà di raggiungere questo traguardo.