In visita a Larderello la consigliera Spinelli e la deputata Muroni

Il Consiglio regionale approva una mozione per difendere gli incentivi alla geotermia

Pieroni: «Si sta giocando col fuoco perché gli incentivi sono uno strumento fondamentale»

[27 Febbraio 2019]

La maggioranza del Consiglio regionale ha approvato ieri una mozione in difesa della geotermia, presentata dai consiglierei Pieroni e Nardini (ma sottoscritta anche da altri consiglieri Pd, ovvero Mazzeo, Marras, Anselmi, Vadi, Baccelli, Bezzini, Scaramelli, Meucci, Capirossi, Bugliani) con l’intento di impegnare la Giunta toscana ad «attivarsi con immediatezza nei confronti del Governo, nonché in sede di conferenza Stato-Regioni» affinché gli incentivi all’attività geotermoelettrica cancellati dal Governo nazionale all’interno dello schema di decreto Fer 1 vengano ripristinati.

«Ho presentato questa mozione tre mesi fa – spiega Andrea Pieroni illustrando in aula l’atto –  all’indomani dell’ipotesi proposta dal ministero di Di Maio di escludere dagli incentivi per le rinnovabili nel decreto Fer 1 la produzione di energia geotermica, era novembre. Avrei sperato, a questo punto, che potesse essere superata dal decreto Fer 2 invece purtroppo non è così: ad oggi non è cambiato nulla e nonostante le richieste e gli appelli condivisi da amministratori, sindacati, imprese toscane, cittadini, non c’è stato il minimo cenno di inversione di marcia da parte del Governo. Anzi – prosegue Pieroni –, il quadro è ancora più preoccupante. Nel consiglio precedente abbiamo approvato una legge innovativa, che fornisce un quadro d’insieme dell’attività geotermica in un contesto di ulteriore impegno per la tutela dell’ambiente, per lo sviluppo tecnologico, per il rafforzamento delle ricadute economiche ed occupazionali nei territori. Una legge che fa scuola a livello nazionale e definisce un quadro di garanzia per gli investitori ed alza l’asticella in ordine agli impegni per i concessionari». Nel mentre in sede di Conferenza Stato-Regioni la Toscana ha fatto la sua parte, ma aperture dal Governo al momento non ne sono arrivate.

«Si sta giocando col fuoco – argomenta Pieroni – perché gli incentivi sono uno strumento fondamentale: vanno a sostenere l’investimento iniziale per una durata di 7/10 anni; ogni megawatt è retribuito con 80 euro; a fronte di 16,1 miliardi nel 2016 per tutte le rinnovabili, alla geotermia sono stati concessi nel 2017 95 milioni di incentivi. Il confronto con i territori è indispensabile, tanto più in materie delicate e complesse come quella della geotermia. L’auspicio e l’appello che in qualche modo vogliamo mandare nuovamente dall’aula del Consiglio regionale è ad invertire la rotta».

Da parte sua il capogruppo M5S Giacomo Giannarelli ha provato a rassicurare sulle intenzioni del ministero dello Sviluppo economico, retto appunto dai Cinque stelle: «Assicuro che gli interessi toscani sono pienamente rappresentati. Il sottosegretario verrà presto a visitare le aree geotermiche della nostra regione», anche se finora tutte le richieste d’incontro recapitate dai Comuni geotermici non sono andate a buon fine, tanto che i rispettivi sindaci stanno valutando di autoconvocarsi al Mise, e minacciando in alcuni casi lo sciopero della fame se non avranno possibilità di confronto con il Governo sul tema degli incentivi.

Ad essersi recate in Val di Cecina sono state invece la deputata LeU ed ex presidente di Legambiente Rossella Muroni, insieme alla consigliera regionale Serena Spinelli (Art. 1-Mdp), che in fatto di geotermia parla di una risorsa importante, che va gestita bene e in modo che sia sempre più compatibile con l’ambiente e le esigenze di salute del territorio. E con la possibilità di essere “coltivata” tramite la re-immissione dei vapori nel suolo, tecnica il cui know-how si è sviluppato proprio nell’area geotermica. «Reduce da una visita a Larderello – ha esordito  Spinelli – faccio appello a che i sindaci dei territori interessati dalla geotermia vengano ascoltati: non è corretto non dare udienza a un mondo come questo. L’assenza di incentivi non solo scoraggerà la costruzione di nuovi impianti con tecnologie più sostenibili, ma impedirà una positiva ricaduta innovativa anche sugli impianti già esistenti. Crediamo invece che la sfida dell’innovazione debba essere colta, per salvaguardare un’importante risorsa energetica rinnovabile della nostra regione».

A sua volta Muroni afferma che «la geotermia se ben sfruttata – con investimenti importanti in innovazione e ricerca, e con una transizione necessaria verso i sistemi a circuito chiuso e la bassa entalpia (impianti di piccole dimensioni diffusi e a servizio di condomini, palestre, piscine, centri commerciali…) – può essere una delle fonti rinnovabili che ci accompagna fuori dal sistema energetico dei fossili». Occorre però ricordare che la geotermia a bassa entalpia (con fluido geotermico caratterizzato da temperature minori di 90 °C) non è adatta alla produzione di elettricità – mentre ad oggi l’alta entalpia soddisfa oltre il 30% del fabbisogno regionale – neanche tramite impianti binari, e che a loro volta gli impianti binari rappresentano una promettente tecnologia che però non ha ancora trovato sbocco nel contesto toscano: ad oggi in Toscana l’unico impianto binario operante è stato installato nella centrale di Bagnore 4 in cascata all’impianto flash di Enel green power, lo stesso gestore che (pur possedendo impianti binari nel resto del mondo) ha sempre affermato come le particolari caratteristiche dei fluidi geotermici toscani – alta temperatura e ampia presenza di gas incondensabili – rendano difficile in loco un’applicazione a sé stante della tecnologia binaria. In attesa di eventuali smentite a livello industriale (ad esempio tramite l’impianto binario in programma a Castelnuovo Val di Cecina), cancellare d’un colpo gli incentivi agli impianti tradizionali vorrebbe dire minare alla base qualsiasi sviluppo della geotermia in Toscana: proprio l’opzione che Regioni e Comuni lavorano per scongiurare.

«Ho incontrato l’unione dei comuni geotermici che chiedono al Governo e al Mise in particolare di essere ricevuti – conferma Muroni – e aprire un tavolo sul settore geotermico per affrontarne criticità e gestire la transizione con un piano condiviso che tuteli ambiente e lavoro. Come in una Paese normale si dovrebbe fare, insomma».