Il manifesto “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”. 110 firme dal mondo delle imprese per una ripresa green

Ronchi: «L’economia del futuro non può che essere green, decarbonizzata e circolare». Attenzione a non cadere dalla padella della pandemia alla brace della crisi climatica

[7 Maggio 2020]

Il mondo delle imprese italiane, pesantemente colpito dalla pandemia del Covid-19, risponde rilanciando l’economia in chiave green e per questo 110 esponenti di importanti imprese e organizzazioni di imprese hanno sottoscritto il Manifesto “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”. Ecco il testo integrale:

«La pandemia del nuovo coronavirus, che sta sconvolgendo abitudini e modi di vivere di miliardi di persone causando numerose vittime e ingenti danni economici, ha mostrato quanto possiamo essere vulnerabili, quanto bisogno abbiamo di essere più preparati e resilienti di fronte a simili rischi: in altre parole ci ha insegnato ad avere maggior cura del nostro futuro.

Riteniamo che, per affrontare una crisi distruttiva come questa e aprire concrete possibilità di un futuro migliore, servano politiche e misure innovative di vasta portata: un intervento pubblico – nazionale ed europeo – di dimensioni mai viste prima e un impegno straordinario dei cittadini e delle imprese. Tutto ciò è possibile solo a patto di avere un’adeguata consapevolezza, una visione condivisa, scelte chiare per un progetto di sviluppo all’altezza delle sfide della nostra epoca.

Mentre rispondiamo all’emergenza, attuando le misure necessarie per rendere le nostre società, i nostri sistemi sanitari e la nostra economia più resilienti nei confronti delle pandemie, non dobbiamo lasciare crescere altre minacce per il nostro futuro: innanzitutto la grande crisi climatica, alimentata da un modello di economia lineare ad elevato consumo di energia fossile e spreco di risorse naturali. Lo sforzo straordinario che ci è richiesto deve puntare su un progetto di sviluppo durevole, in grado di assicurare maggiore occupazione, un benessere più esteso ed equamente distribuito, che può essere basato solo su un’economia decarbonizzata e circolare.

Il Recovery Plan europeo – che punta ad attivare consistenti finanziamenti comunitari con un ruolo più attivo della Banca Europea degli Investimenti, con un incremento del bilancio europeo, con nuovi strumenti finanziari comuni in grado di raccogliere anche risorse aggiuntive dal mercato – dovrebbe, nelle nuove e ben più gravi condizioni generate dalla pandemia, rifondare e rilanciare, con un nuovo Green Deal, l’ambizioso progetto europeo per un’economia avanzata, decarbonizzata e circolare.

Siamo convinti che un nuovo Green Deal sia la via da seguire per una più forte e duratura ripresa perché valorizza le migliori potenzialità dell’Italia: quelle legate alle produzioni di qualità, sempre più green, inscindibili dai cambiamenti verso la decarbonizzazione e la circolarità dei modelli di produzione, distribuzione e consumo; quelle in cui ha raggiunto livelli di eccellenza, come il riciclo dei rifiuti, pilastro dell’economia circolare, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili di energia strategiche nella transizione energetica verso un’economia climaticamente neutrale; quelle del nostro modello di agricoltura sostenibile, necessaria per la sicurezza alimentare, e delle altre attività della bioeconomia rigenerativa in grado rivitalizzare aree marginali e siti dismessi; quelle delle città, da rilanciare con un vasto programma di rigenerazione urbana in chiave green; quelle dell’importante capitale naturale, necessario per numerosi servizi ecosistemici e per il rilancio di diverse attività economiche come il turismo; quelle della transizione a basse emissioni e con carburanti alternativi verso la mobilità decarbonizzata, elettrica e condivisa; quelle dell’innovazione digitale, che può contribuire a migliorare il lavoro, lo studio e la cura della nostra salute riducendo la nostra impronta ecologica.

I pacchetti di stimolo all’economia non devono aumentare le emissioni di gas serra e gli impatti ambientali, trasferendo ulteriori costi sul nostro futuro. Noi riteniamo che un nuovo Green Deal sia la via innovativa da percorrere per la rinascita dell’Italia».

Secondo la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che ha aderito all’iniziativa, «il Manifesto per “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia” ha una particolare importanza e una peculiarità, rilevante a livello nazionale ed europeo: è promosso da ben 110 esponenti, di primo piano, di importanti imprese e organizzazioni rappresentative di rilevanti settori economici. Un così vasto e rappresentativo coinvolgimento del mondo delle imprese nel sostenere un Green Deal è una novità di rilievo e un segno dei tempi che stanno cambiando: novità della quale anche i decisori politici dovrebbero tenere maggiormente in conto.  L’Italia ha grandi potenzialità di sviluppo della green economy. In una ricerca presentata agli Stati Generali della green cconomy, l’Italia risulta essere fra le prime economie green in Europa. Secondo un recente studio comparativo pubblicato dalla Oxford Martin School insieme alla Smith School of Enterprise ,l’Italia risulta ,prima della pandemia, in cima alla classifica mondiale delle “green growth tigers”, (le tigri della crescita economica green) , dietro alla sola Germania ma davanti agli Stati Uniti, Austria, Danimarca e Cina . Siamo uno dei Paesi che trarrebbe maggiore vantaggio, sia in termini di crescita che di competitività, dall’implementazione di un Green Deal per l’uscita dalla attuale crisi economica.  Questo Manifesto sollecita una scelta precisa e coerente di indirizzo delle politiche e delle misure per il rilancio economico, sia a livello europeo, sia a livello nazionale. Non servono generiche dichiarazioni di attenzione. Uno recentissimo studio della Oxford University  a cura, tra gli altri, del premio Nobel Joseph Stiglitz e dell’economista Nicholas Stern, analizzando le misure  messe in campo dai Paesi del G20 ad aprile, con una spesa stimata complessiva di oltre 7 mila miliardi di USD,  registra che appena il 4% sono state classificate dagli autori  come “green” mentre il restante 96% non avrà impatti positivi sul clima o addirittura potrà peggiorare il trend attuale».

Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e già ministro dell’Ambiente, sottolinea che «rifinanziare tutto l’esistente  per ritornare alle condizioni economiche precedenti alla pandemia è, ,in questa emergenza, quasi un riflesso condizionato, ma sarebbe doppiamente sbagliato: si rifinanzierebbero anche attività che invece andavano cambiat , innovate o convertite e non si impegnerebbero  risorse sufficienti, che sono comunque limitate e relativamente scarse, per i cambiamenti verso l’economia del futuro che non  può che essere green, decarbonizzata e circolare».

Per la Fondazione e per gli altri firmatari del Manifesto dobbiamo dunque «continuare a compiere tutti gli sforzi necessari per uscire da questa pandemia ,per rendere le nostre società e le nostre economie più resilienti, ma prestando anche attenzione a non cadere, nel giro di pochi anni, dalla padella della pandemia alla brace della crisi climatica globale. Durante la pandemia le emissioni di CO2 sono diminuite, ma ,se si torna al modello precedente, riprenderanno come e più di prima. Se la gran massa dei finanziamenti pubblici  che verrà messa in campo finirà col generare aumento di emissioni di gas serra e modelli lineari di produzione e di consumo, inefficienti e ad alto spreco di risorse, verranno generati nuovi costi trasferiti sul nostro futuro».

Secondo lo studio condotto da Italy for Climate in collaborazione con lo European Institute on Economics and the Environment, «il mancato conseguimento dei target di riduzione delle emissioni di gas serra e il fallimento delle politiche di contrasto al cambiamento climatico avrebbero effetti negativi importanti sul Pil italiano, arrivando a riduzioni stimate attorno al 10%».

Alla Fondazione per lo sviluppo sostenibile fanno notare che «se viceversa decideremo di utilizzare questo sforzo economico senza precedenti per imprimere una accelerazione del sistema economico verso processi e prodotti sempre più green, potremo porre le basi per un futuro più sicuro e al tempo stesso ottenere performance economiche ed occupazionali migliori rispetto a quanto otterremmo con finanziamenti scarsamente orientati al green».

Uno studio condotto dalla Fondazione in collaborazione con l’istituto di ricerche economiche Cles nel 2019 ha misurato l’impatto che avrebbero a breve termine (cinque anni) la promozione di interventi green avanzati in cinque settori chiave: efficienza energetica, fonti rinnovabili, economia circolare, rigenerazione urbana e mobilità sostenibile e ha concluso che «le misure indicate nello studio, di cui si propongono anche le relative coperture economiche, secondo i risultati della ricerca avrebbero portato in pochi anni a 190 miliardi di euro di nuovi investimenti green e 800 mila nuovi occupati».

Ecco i primi firmatari del Manifesto Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”

Giorgio Arienti (Ecodom), Alessandra Astolfi (Ecomondo – Italian Exhibition Group), Alessandra Barocci (Acciaieria Arvedi Spa), Catia Bastioli (Novamont), Luca Maria Bettonte (ERG), Renato Boero (Iren), Davide Bollati (Davines), Fabrizio Bolzoni (Legacoop produzione e servizi), Danilo Bonato (Consorzio Remedia), Filippo Brandolini (Gruppo Hera), Michaela Castelli (ACEA), Massimo Centemero (CIC), Maria Paola Chiesi (Chiesi Farmaceutici), Antonello Ciotti (Corepla), Simona Comandé (Philips Italia), Giovanni Corbetta (Ecopneus), Matteo Del Fante (Poste Italiane), Luigi Ferraris (Terna), Andrea Fluttero (Unicircular), Andrea Illy (Illycaffè), Antonio Lazzarinetti (Itelyum), Girolamo Marchi (Federazione Carta e Grafica), Graziano Marcovecchio (Assovetro), Stefano Masini (Coldiretti), Alessio Miranda (ING Italia), Carlo Montalbetti (Comieco), Giancarlo Morandi (Cobat), Simone Mori (Elettricità Futura), Francesco Mutti (Mutti), Giorgio Quagliuolo (Conai), Edo Ronchi (Fondazione per lo sviluppo sostenibile), Roberto Sancinelli (Montello), Francesco Starace (ENEL), Simone Togni (ANEV), Paolo Tomasi (CONOU), Giovanni Valotti (Utilitalia), Francesco Vetrò (GSE), Enrico Zoppas (Acqua Minerale San Benedetto), Andrea Arzà (Assogasliquidi /Federchimica), Marco Peruzzi (E2i energie speciali), Gabriele Buia (ANCE), Andrea Gibelli (ASSTRA; Gruppo FNM), Ignazio Capuano (Burgo Group), Salvatore Barone (Castalia), Arnaldo Satanassi (CONIP), Tommaso Campanile (CONOE), Gianni Scotti (CoReVe), Pierroberto Folgiero (NextChem), Angelo Bruscino (Ambiente Spa), Marco Versari (Assobioplastiche), Walter Regis (Assorimap), Chicco Testa (FISE Assoambiente), Marisa Parmigiani (Fondazione Unipolis), Giovanni Battista Zorzoli (Coordinamento FREE), Bruno Rebolini (CDC RAEE), Marco Frey (Global Compact Network Italia), Roberto Cavallo (ERICA s.c.), Roberto Coizet (Edizioni Ambiente), Camillo Ricci (eprcomunicazione), Toni Volpe (Falck Renewables), Giovanni Teodorani Fabbri (FaterSMART), Roberto Callieri (Federbeton; Aitec), Eric Ezechieli (Nativa), Sebastiano Marinaccio (Mercatino Srl), Domenico Rinaldini (Ricrea), Nicola Semeraro (Rilegno), Luciano Pazzoni (Consorzio Carpi), Rossana Revello (Chiappe Revello Associati), Marco Salogni (Chiari Servizi Srl), Lucia Leonessi (Cisambiente), Chiara Bigioni (Cogedi), Saverio Cecchi (Confindustria Nautica), Marco Luigi Cipriano (CORE Spa), Mauro Grotto (AIRA), Susanna Martucci Fortuna (Alisea), Antonio Borbone (ANGAM), Valeria Erba (ANIT), Alessandro Andreanelli (Lush), Francesca Tramonto (Antonio Tramonto srl), Carlo Belvedere (ASCOMAC Cogena), Roberto Magnaghi (FIRI; Interseroh), Dario Soria (Assocostieri), Cinzia Vezzosi (Assofermet Metalli), Paolo Pozzato (Assofermet Rottami), Lucio Ponzanesi (Assogasmetano), Ezio Esposito (Assorem; Ecocentro tecnologia ambientali Spa), Walter Righini (FIPER), Dario Di Santo (FIRE), Pietro Negri (Forum per la finanza sostenibile), Isabella Goldmann (Goldmann&partners), Giuliano Dall’Ò (Green Building Council Italia), Carlo Degano (Hill+Knowlton Strategies Italy), Sergio Andreis (Kyoto Club), Claudio Merazzi (ECODYGER srl), Enrico Ambrogio (EcoTyre), Nicolas Meletiou (ESO società benefit), Antonio Ferro (Extra), Ombretta Sarassi (OPEM), Enrico Morigi (Picozzi & Morigi), Emanuele Plata (PLEF), Stefano Bugliosi (PTSCLAS), Fabio Magnoni (Rampini), Virginio Trivella (Rete Irene), Mirella Vitale (Rockwool), Simonetta Lombardo (Silverback), Giuseppe Lanzi (Sisifo srl), Federico Garcea (Treedom), Alberto Canni Ferrari (CDCNPA), Alessia Scappini (Alia Servizi Ambientali), Antonella Mazzocchia (Fratelli Mazzocchia Spa)