A greenreport il direttore del Global footprint network e co-ideatore dell’impronta ecologica

In debito con il pianeta: l’Earth overshoot day spiegato da chi l’ha scoperto

Mathis Wackernagel: «L’Italia utilizza il quadruplo delle risorse rigenerate dai propri ecosistemi»

[13 Agosto 2015]

Oggi è stato raggiunto l’Earth overshoot day del 2015, in anticipo di sei giorni rispetto all’anno scorso. Che cosa significa il superamento di questa data?

«Il superamento di tale data indica che, in termini generali, la domanda di risorse è ancora in costante crescita».

Rispetto al 2014, ad essere cambiato molto è anche il mercato globale delle materie prime. I prezzi sono crollati, a partire da quelli del petrolio: il Bloomberg Commodity Index ha toccato il minimo da 13 anni a questa parte. Cosa cambia per le prospettive di sviluppo sostenibile?

«La domanda globale è influenzata da svariata fattori. Da un lato, l’applicazione di prezzi più bassi stimola un utilizzo più diffuso delle risorse, dall’altro, invece, può essere intesa come il riflesso di un’economia meno attiva. I prezzi rispecchiano solo in parte la disponibilità a lungo termine delle risorse, perciò occorre una rendicontazione concreta. Il mondo fisico cambia più lentamente rispetto ai prezzi».

Per il calcolo dell’Earth overshoot day si considerano due parametri compositi: l’impronta ecologica e la biocapacità. Crede che sia un approccio completo per definire i limiti dello sviluppo, o può essere migliorato?

«In realtà non si tratta di parametri compositi, bensì di calcoli, basati su semplici domande: qual è l’estensione dell’area biologicamente produttiva a nostra disposizione (biocapacità)? Quante sono le risorse necessarie per compensare la quota richiesta (impronta)?. Questo quadro generale non fornisce una risposta a tutte le domande, tuttavia consente di delineare una condizione minima per la sostenibilità. Inoltre, ovviamente, i calcoli possono essere ampiamente perfezionati. Calcoli migliori richiedono informazioni più dettagliate – in tal senso, disponiamo unicamente dai dati divulgati dall’Onu. Ciononostante, anche in presenza di questi dati limitati, possiamo dimostrare come il metabolismo dell’umanità superi di gran lunga la capacità di rinnovamento della natura».

Come giudica l’impatto dell’Italia e dell’Europa in particolare sulle risorse naturali, e il relativo contributo al raggiungimento dell’Earth overshoot day?

«L’Italia utilizza circa il quadruplo delle risorse rigenerate dai propri ecosistemi. Al contempo, la quota del reddito globale detenuta dall’Italia è in calo (mentre il reddito di altri Paesi quali Cina e Brasile sta aumentando rapidamente). Alcuni economisti ritengono che ciò non comporti alcun rischio per l’economia italiana. In tutta onestà, non comprendo il loro ragionamento. La situazione in Europa è assai variegata, tuttavia è possibile affermare che, in generale, i 27 Paesi membri della Ue utilizzano ancora circa il doppio delle risorse rispetto alla biocapacità nazionale».

Pensa che il nostro Paese e l’Ue stiano facendo abbastanza per perseguire uno sviluppo sostenibile? Quali sono i suoi consigli in merito?

«Ovviamente la nostra organizzazione ritiene che non si stia facendo abbastanza, altrimenti non avrebbe motive di esistere. Molti Paesi sono erroneamente convinti che ogni sforzo a favore della sostenibilità rappresenti unicamente un atto di bontà nei confronti del pianeta, compiuto dal profondo del loro buon cuore a sostegno dell’umanità. In realtà, se non ci prepariamo ad affrontare un futuro ormai largamente prevedibile in presenza di una popolazione mondiale più numerosa, un incremento della domanda e, al contempo, la medesima quantità di pianeti a disposizione (cioè uno, ndr), dovremo far fronte a molteplici rischi e costi elevati. La dipendenza da un metabolismo delle risorse troppo veloce sta diventando eccessivamente pericolosa. Vi sono molti modi per contenere la dipendenza da una risorsa, migliorando al contempo la propria forza e resistenza economica. Innanzitutto dobbiamo concentrare la nostra attenzione sulla ricchezza (la capacità di creare reddito), anziché sul reddito in sé. Se ci preoccupiamo unicamente del reddito a breve termine, rischiamo di intaccare la nostra ricchezza. L’Overshoot day individua quattro aree chiave in grado di predire il nostro eventuale avanzamento verso un punto di non ritorno, oppure un’inversione di tendenza. 1. Come costruiamo le nostre città – in modo compatto?) 2. Quali sono i sistemi energetici da cui dipendiamo – fotovoltaico oppure carbone? Luci Led oppure lampadine a incandescenza? 3. Qual è il nostro stile alimentare – ci concentriamo sui livelli più bassi della catena alimentare, oppure preferiamo una quantità maggiore di carne lavorata? 4. Infine, quanti siamo? – è possibile promuovere un ridimensionamento delle famiglie? Perché non investire nella creazione di nuove opportunità di impiego per le donne? Grazie alle contrazione demografica, le economie godrebbero di un rafforzamento significativo in un’era segnata dal sovrasfruttamento ambientale».

Traduzione a cura di Valentina Legnani traduzioni