Oltre un terzo di tutti quelli prodotti deriva da trattamento rifiuti e acque reflue

In Toscana calano i rifiuti speciali, ma cresce l’export e triplicano le tonnellate stoccate

I dati Ispra mostrano miglioramenti su recupero di materia, di energia e smaltimento, ma testimoniano una strutturale carenza di impianti

[18 Luglio 2019]

Al contrario di quanto registrato oggi dall’Ispra a livello nazionale, nel 2017 i rifiuti speciali prodotti in Toscana – ovvero quelli derivanti da attività produttive, commerciali, di servizio, etc – sono in leggero calo rispetto all’anno precedente: la produzione regionale si assesta infatti a oltre 10,3 milioni di tonnellate, in diminuzione di circa 200mila tonnellate rispetto al 2016; si parla comunque di oltre il quadruplo delle tonnellate (2,2 milioni) prodotte nello stesso anno in termini di rifiuti urbani.

Il 95,3% (9,9 milioni di tonnellate) è costituito da rifiuti non pericolosi e il restante 4,7% (483 mila tonnellate) da rifiuti pericolosi. Complessivamente, si tratta in larga parte di rifiuti provenienti dal settore costruzione e demolizione (4.131.693 ton, il 39,6% della produzione regionale totale) e di scarti che inevitabilmente anche l’economia circolare – come ogni altro processo industriale – produce: i rifiuti speciali derivanti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue sono infatti il 34,5% del totale, oltre un terzo, suddivisi in 3.570.223 tonnellate di rifiuti tra i quali spiccano 3.112.038 tonnellate derivanti da “Raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti; recupero dei materiali; attività di risanamento”, 458.334 tonnellate legate alla “Gestione delle reti fognarie” e altre 140.512 tonnellate alla “Raccolta, trattamento e fornitura di acqua”.

Passando dalla produzione alla gestione dei rifiuti speciali, questa nel 2017 in Toscana ha riguardato oltre 10,7 milioni di tonnellate, di cui oltre 10,1 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi e oltre 511 mila tonnellate di rifiuti pericolosi; il recupero di materia è la forma prevalente di gestione cui sono sottoposti oltre 6 milioni di tonnellate (il 58,1% del totale gestito), mentre è residuale l’utilizzo dei rifiuti come fonte di energia (oltre 32 mila tonnellate, lo 0,3% del totale gestito). Complessivamente sono avviati ad operazioni di smaltimento oltre 3 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (29,1% del totale gestito): oltre 1 milione di tonnellate (9,5%) sono smaltite in discarica, più di 2 milioni di tonnellate (19,3%) sono sottoposte ad altre operazioni di smaltimento quali trattamento chimico-fisico, trattamento biologico, ricondizionamento preliminare, e quasi 27 mila tonnellate (0,2%) sono avviate a incenerimento.

Rispetto all’anno precedente, dunque, anche se di poco crescono sia il recupero di materia (che nel 2016 era fermo al 57,5% del totale gestito) sia quello di energia (era lo 0,2%), mentre cala il quantitativo di rifiuti speciali avviati a operazioni si smaltimento (nel 2016 era al 31,9%).

Ciò non toglie che anche la Toscana appaia afflitta dalla strutturale carenza di impianti che frena una gestione sostenibile e di prossimità dei rifiuti speciali nel resto del Paese, e soprattutto nel centro-sud.

Nel 2017 ad esempio la messa in riserva a fine anno prima dell’avvio alle operazioni di recupero, ammonta a quasi 1,3 milioni di tonnellate (11,9% del totale gestito, contro oltre 999 mila tonnellate pari al 9,5% del totale gestito nel 2016), mentre il deposito preliminare prima dello smaltimento interessa quasi 60 mila tonnellate (0,6%, contro le oltre 92 mila tonnellate pari allo 0,9% del totale gestito nel 2016). Complessivamente i rifiuti speciali stoccati al 31/12/17 presso i produttori, in attesa di poter essere destinati a successive operazioni di recupero/smaltimento, nel 2017 ammontano a 241.029 tonnellate, circa il triplo rispetto alle 79.613 del 2016.

Al contempo sempre nel 2017 sono oltre 100 mila le tonnellate di rifiuti speciali esportate (a fronte di 19mila tonnellate importate) per carenza di impianti, di cui 36.478 tonnellate di rifiuti non pericolosi e 64.120 tonnellate di pericolosi: un dato ben più elevato di quello relativo al 2016, fermo a 77 mila tonnellate esportate.