Inaugurati gli orti urbani di San Miniato, Sienambiente regala il compost a km zero

Fabbrini: «Un esempio concreto di economia circolare a filiera corta, ciò che proveniva dalla terra è tornato alla terra»

[17 Aprile 2019]

Sono stati inaugurati ieri gli orti urbani di San Miniato, subito protagonisti insieme a Sienambiente di una positiva operazione di economia circolare a km zero: l’azienda che opera nel ciclo integrato dei rifiuti locale gestendo gli impianti di selezione, valorizzazione, compostaggio e recupero di energia ha infatti donato il compost Terra di Siena per la concimazione dei terreni.

«L’utilizzo del nostro compost biologico negli orti urbani di San Miniato rappresenta un esempio concreto di economia circolare a filiera corta – spiega il presidente di Sienambiente, Alessandro Fabbrini – Attraverso la trasformazione realizzata nei nostri impianti dei rifiuti organici provenienti da raccolta differenziata in un concime naturale e di ottima qualità, ciò che proveniva dalla terra è tornato alla terra. Gli orti urbani di San Miniato sono una straordinaria occasione per mettere a frutto l’impegno dei cittadini che, nel fare la differenziata, possono vedere un rifiuto diventare un prodotto destinato all’agricoltura».

Sienambiente è da molti anni attiva in questo settore con i suoi impianti delle Cortine (Asciano) e di Poggio alla Billa (Abbadia San Salvatore) dove si produce il compost Terra di Siena, un ammendante utilizzato anche in agricoltura biologica. Nei due impianti, ogni anno, vengono prodotte circa 7 mila tonnellate di compost: dai rifiuti organici dei cittadini toscani al concime per i campi agricoli toscani, con sensibili vantaggi ambientali.

Come ricordano infatti da Sienambiente a livello nazionale il riciclo di 600 mila tonnellate di rifiuto organico «permette infatti di risparmiare 3,8 milioni di CO2 equivalente/anno rispetto all’avvio in discarica. Ma l’utilizzo del compost come fertilizzante consente di evitare l’impiego di altri prodotti, a volte importati dall’estero, come le torbe di provenienza dal nord Europa, oltre ad un risparmio che il Cic (Consorzio compostatori italiani) stima essere di circa 30 milioni di euro».