La nuova Commissione Ue nasce all’insegna del Green deal europeo

Ursula von der Leyen: «È la nostra nuova strategia di crescita. Ci aiuterà a ridurre le emissioni creando al contempo posti di lavoro»

[27 Novembre 2019]

Con 461 voti favorevoli, 157 contrari e 89 astensioni, l’Europarlamento ha approvato il nuovo collegio dei commissari che va a comporre la prima Commissione Ue guidata da una donna: Ursula von der Leyen. La nuova Commissione deve essere adesso nominata dal Consiglio europeo, ma si tratta solo di un passaggio formale e l’inizio del mandato quinquennale è atteso per il 1 dicembre.

Un nuovo corso la cui bontà andrà valutata in buona parte in rapporto alle ambizioni in tema di sviluppo sostenibile e contrasto ai cambiamenti climatici, che la von der Leyen ha dichiarato più volte di voler mettere al centro del proprio percorso politico alla guida della Commissione. «Se c’è un ambito in cui il mondo ha bisogno della nostra leadership, si tratta di proteggere il nostro clima – ha ribadito oggi alla plenaria dell’Europarlamento – Questo è un problema esistenziale per l’Europa e per il mondo. Come può non esistere quando l’85% delle persone in estrema povertà vive nei 20 paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici? Come può non esistere quando vediamo Venezia sott’acqua, le foreste del Portogallo in fiamme o i raccolti della Lituania ridotti della metà, a causa della siccità? Non abbiamo un momento da perdere nella lotta ai cambiamenti climatici. Più velocemente l’Europa si sposta, maggiore sarà il vantaggio per i nostri cittadini, la nostra competitività e la nostra prosperità».

In quest’ottica per la nuova presidente della Commissione Ue il Green deal europeo «è un must» non solo per la salute del nostro pianeta e delle persone, ma anche per l’economia del Vecchio continente. «È la nostra nuova strategia di crescita – chiarisce la von der Leyen – Ci aiuterà a ridurre le emissioni creando al contempo posti di lavoro. Al centro ci sarà una strategia industriale che consentirà alle nostre aziende, grandi e piccole, di innovare e di sviluppare nuove tecnologie creando nuovi mercati», ponendo di fatto la tutela ambientale come perno della competitività economica, inserendo il tutto in un’ottica di sostenibilità sociale.

«Tutto ciò deve servire il popolo europeo – continua infatti  la presidente – che vuole e si aspetta che l’Europa agisca sul clima e sull’ambiente. Ma ha anche bisogno di energia accessibile, pulita e sicura, e deve essere qualificato per lavorare nei posti di lavori di domani». In definitiva quella in corso «è una transizione generazionale verso la neutralità climatica entro la metà del secolo. Ma questa transizione deve essere giusta e inclusiva, o non accadrà affatto».

Non si tratterà di un percorso facile, ma è l’unico che vale la pena intraprendere. Nonostante i buoni propositi, attorno al percorso politico proposto dalla von der Leyen rimane inevitabilmente una buona dose di scetticismo – i Verdi europei, ad esempio, si sono astenuti durante il voto all’Europarlamento che ha approvato il nuovo collegio dei commissari –, e la Commissione Ue dovrà dimostrare sul campo la volontà di puntare sullo sviluppo sostenibile.

Le premesse ci sono: l’obiettivo è rendere l’Europa il primo continente a emissioni climalteranti nette pari a zero entro il 2050, innalzando da subito i target di riduzione delle emissioni al 2030 ad almeno il 50%, rafforzare il sistema Ets applicandolo all’intero settore dei trasporti, introducendo un’imposta sul carbonio alle frontiere (la cosiddetta Carbon border tax): complessivamente la nuova Commissione Ue punta a promuovere un piano da 1.000 miliardi di euro di investimenti nel prossimo decennio in tutta l’Ue con il supporto della Bei e sostenendo quelle regioni ancora legate a modelli produttivi ad alte emissioni di carbonio attraverso un “Just Transition Fund”.

Come sottolineano da Elettricità futura, la decarbonizzazione rappresenta oggi la più importante opportunità di sviluppo per l’Italia e l’Europa, e anche il nostro Paese deve porsi in prima fila nella transizione per poter recuperare al contempo competitività economica: l’auspicio è che un primo, concreto segnale in tal senso arrivi dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) che dovrà essere consegnato all’Ue entro la fine dell’anno: finora il nostro Paese ha previsto una riduzione nelle emissioni di gas serra inferiore al 40%, ma con l’Europa pronta ad alzare l’asticella non è il momento di farsi prendere in contropiede.