Ma secondo Verdi e Laburisti si tratta di una politica migratoria e del lavoro fallimentare

La Nuova Zelanda ha bisogno di migranti, i “kiwi” hanno poca voglia di lavorare e si fanno le canne

Il premier John Key: ad alcuni disoccupati manca l’etica del lavoro, altri non passerebbero un test anti-droga

[6 Settembre 2016]

Il primo ministro neozelandese, il conservatore, John Key, che fino ad ora si era opposto alle richieste di asilo dei rifugiati climatici del piccoli Stati insulari dell’Oceania, sembra essersi arreso e ha detto che la Nuova Zelanda  è costretta ad affidarsi ai lavoratori stranieri per riempire i posti di lavoro vacanti «perché alcuni “kiwi”  mancano di una forte etica del lavoro e possono avere problemi con la droga», in particolare il governo del Partito Nazionale ce l’ha con il diffuso consumo di marjuana.

Key ha giustificato così i dati record dell’immigrazione in Nuova Zelanda, a luglio 69.000 persone, che sono niente rispetto a quelle di alcuni Paesi europei, soprattutto per un Paese benestante e poco popolato come la Nuova Zelanda.

Durante le sue dichiarazioni settimanali a  Radio New Zealand, Key ha spiegato così  l’aumento dell’immigrazione mentre ci sono 200.000 “kiwi” disoccupati: «I i sistemi per avere i Kiwi beneficiari nei posti di lavoro sono regolarmente falliti perché molti mancavano delle competenze professionali di base. Andate a chiederlo ai datori di lavoro e vi diranno che alcune di queste persone non passerebbero un test anti-droga, alcune di queste persone non si illuminano certo per il lavoro, alcune di queste persone poi affermano di avere problemi di salute». Inoltre in Nuova Zelanda mancano lavoratori specializzati e in pochi vogliono fare lavori pesanti, Leon Stallard, proprietario di un grande frutteto a Hawkes Bay prenderebbe volentieri neozelandesi per la raccolta delle mele ma dice che sono spesso inaffidabili. Ogni anno in Nuova Zelanda arrivano di 9.000 lavoratori stagionali  in più, provenienti dalle isole del Pacifico, per lavorare su contratti a breve termine nell’orticoltura e nei vigneti., mentre i disoccupati neozelandesi  non sembrano interessati a lavori di questo tipo.

Stallard ha detto a The Guardian New Zealand: «Sono d’accordo al 100% con i commenti di Key. Abbiamo preso i disoccupati di  Auckland fino a pochi anni fa per lavorare. Duravano tre giorni, dopo aver rotto migliaia di dollari di attrezzature ed essersi ubriacati. Non si ha una seconda possibilità quando si tratta di raccolta di frutta, bisogna raccoglierla per primi. Quindi, se i lavoratori non si presentano, questo danneggia enormemente il business. E’ davvero frustrante, se avessimo Kiwi  che vogliono questi posti di lavoro potrei  impiegarli domani. Ma abbiamo seri problemi con la loro l’affidabilità, perché  sono semplicemente troppo dannosi per noi di continuare a prenderli in  quelle occasioni».”

Steve Green, presidente dei viticoltori neozelandesi, ha detto che «Spesso è difficle assumere  per  i lavori stagionali i disoccupati neozelandesi,  a causa della distanza, del tempo che devon stare lontani dalle reti di sostegno sociale e dei rigori del lavoro esterno. Gli isolani assunti con l’ RSE scheme del governo hanno una fantastica etica del lavoro e diventano parte delle comunità in cui sono stati assunti. Sono ottimi  dipendenti. Portano un senso di comunità dai loro villaggi di origine e sono coinvolti  in chiesa e gruppi sociali».

Ma non tutti sono d’accordo con Key, in un articolo scritto per Radio New Zealand, l’ex parlamentare dei Verdi neozelandesi  Sue Bradford ha definito «verggnoso» l’attacco del premier conservatore ai lavoratori neozelandesi. «Non c’è probabilmente mai stato un momento dalla depressione degli anni ’30  in cui ci fosse una sufficientemente grande, forza lavoro normodotati in attesa di lavorare  nelle aree provinciali per le colture in maturazione. I commenti di John Key – e le politiche del laissez-faire sull’immigrazione del suo governo – insieme a quelle di mettere i lavoratori contro lavoratori,  servono solo a migliorare  capacità delle imprese di fare profitti sempre più grandi. Il livello attualmente elevato di migrazione non qualificata è assecondato dai datori di lavoro che vogliono mantenere bassi i salari e i lavoratori e precari affamati per qualche ora in più».

Il leader del Partito laburista neozelandese, Andrew Little ha aggiunto: «Non condivido l’argomento che ci sono giovani che non possono lavorare perché sono drogati e pigri. La nostra coscienza sociale ci impone di avere  come priorità quella di avvicinare i giovani nel mondo del lavoro. A chi usa argomenti grossolani su di loro rispondo che dobbiamo fare miglio in più e fare uno sforzo supplementare per consentire loro di entrare nel mondo del lavoro. Ci sono un mucchio di giovani che alcuni datori di lavoro e chiaramente il governo – ora anche Bill English (il vicepremier neozelandese, ndr) and John Key  –  descrivono  come “dannatamente senza speranza” o drogati o pigri, questa è una scusa per loro per non fare uno sforzo supplementare per farli entrare nel mondo del lavoro».