Inviata una lettera al governatore De Luca, l’Anev si associa alle richieste dei Comuni

La Val Fortore dice basta al Nimby contro l’eolico: 9 sindaci chiedono nuovi impianti

«Questo territorio dopo 23 anni non ha più un'ostilità verso il settore ma anzi, vede nell'eolico non solo un’opportunità economica ma anche occupazionale»

[7 Marzo 2019]

Una delle più grandi sfide che l’Italia pone oggi allo sviluppo delle energie rinnovabili sta nell’accettabilità sociale, ovvero nella capacità di crescere in armonia con le comunità locali chiamate a vivere vicino agli impianti: nonostante il dilagare del fenomeno Nimby – nonostante a (quasi) tutti piacciano in astratto le fonti pulite, di fatto tre quarti delle opere energetiche contestate nel Paese ha a che vedere con le rinnovabili – gli esempi positivi non mancano, come nel caso della Val Fortore in Campania. Nove sindaci hanno infatti ribaltato la sindrome Nimby e si sono rivolti al presidente regionale De Luca per chiedere di salvaguardare il settore eolico e favorire il rinnovamento e lo sviluppo degli impianti.

Tutto nasce dall’evento di inizio febbraio Le aree interne del Sannio. Le strategie per i prossimi anni, dopo il quale nove sindaci – dei Comuni di Reino, San Marco, Molinara, Montefalcone, Foiano, Baselice, Ginestra, Castelvetere e Castelfranco in Miscano – hanno scritto al governatore chiedendo che venga rivista la normativa regionale di settore, dopo la moratoria imposta all’eolico nel 2016 con la legge regionale n. 6 del 5/4/16 (che è stata già impugnata dal Governo nel 2016 e dichiarata in parte illegittima dalla Corte costituzionale nel 2018).

«Nel Fortore – scrivono i sindaci – l’eolico rappresenta un settore in cui hanno trovato occupazione quasi duecento ragazzi all’interno delle tante società che hanno avviato sedi operative nell’area (Erg, Ivpc, Edf, Enercon), un gettito annuo in royalties di circa tre milioni di euro per i Comuni (compensando efficacemente il taglio dei trasferimenti) ed un introito per gli agricoltori interessati dalla presenza di questi aerogeneratori sui propri terreni vicino ai due milioni di euro».

In particolar modo si legge che «le attuali norme hanno già avuto il risultato di ritardare gli iter autorizzativi comportando la mancata possibilità per molti operatori di potersi iscrivere i registri e alle aste banditi dal Gse e vanificando gli enormi sforzi in campo dai governi nazionali per l’ammodernamento delle reti di distribuzione ad alta e media tensione». Pertanto i sindaci chiedono «la possibilità di effettuare il repowering delle vecchie installazioni e lo sfruttamento nelle aree marginali ancora libere limitando le aree non idonee unicamente a quelle gravate da siti di interesse comunitario, e decretando quei procedimenti ritenuti conclusi prima dell’entrata in vigore delle attuale linee guida».

Come spiega Giuseppe Antonio Ruggiero, vicesindaco di Foiano e consigliere provinciale, «chiediamo che vengano riscritte le linee guida, superando l’attuale normativa regionale, comprendendo che questo territorio dopo 23 anni non ha più un’ostilità verso il settore ma anzi, vede nell’eolico non solo un’opportunità economica ma anche occupazionale. Dopo 23 anni le installazioni sul territorio sono ormai obsolete: è per questo che alla Regione Campania abbiamo chiesto di poter rifare gli impianti puntando su un minor numero di aerogeneratori ma più potenti, più performanti. Su queste tematiche le Amministrazioni firmatarie chiedono un urgente tavolo di confronto anche alla luce di ulteriori impianti che hanno interessato i Comuni di Circello, Colle Sannita, Pontelandolfo e San Lupo creando i presupposti per un vero e proprio distretto dell’energia».

Una posizione che non può che essere salutata con favore dall’Anev (l’Associazione nazionale energia del vento), che si unisce oggi ai sindaci nella richiesta avanzata al presidente della Regione Campania De Luca. Mentre l’eolico cresce con il vento in poppa in Europa, con una trafila di record conseguiti – in termini di energia prodotta, nuove installazioni e investimenti – nel corso dell’ultimo anno, in Italia nel 2018 sono stati installati solo 450 MW: il Paese stenta dunque ancora a raggiungere quota 10 GW, nonostante abbia un potenziale eolico di oltre 17 GW da poter conseguire entro il 2030, secondo le stime fornite dall’Anev. Ai ritardi normativi a livello nazionale si somma in molti casi la contrarietà delle amministrazioni locali, che spesso cavalcano il fenomeno Nimby invece che provare a ricomporne le fratture: per questo la notizia che arriva dalla Campania porta finalmente una ventata d’ottimismo.

L. A.